Diciamoci la verità: ha ragione Orban…
L’Unione europea del 2012 come l’Unione Sovietica del 1956? La differenza è che oggi non ci sono i morti, ma l’atteggiamento verso la coraggiosa Ungheria è sempre quello. Schiacciare chi si ribella.
I fatti sono noti: il premier di centrodestra (ed è questo che probabilmente dà fastidio ai burocrati di Bruxelles) Viktor Orban ha “osato” imporre una tassa agli istituti di credito e alle assicurazioni (rispettivamente pari allo 0,45 e al 5 per cento sugli utili) per ridurrre il deficit. Il governo ha anche fissato un tetto agli stipendi dei dipendenti pubblici, ivi compresi i dirigenti della Banca d’Ungheria, facendo arrabbiare una serie di soggetti. La parola d’ordine di Orban è restituire allo Stato la sua sovranità. Apriti cielo: mentre Usa, Francia e Germania lanciano l’allarme generale, i media internazionali non danno notizia delle riforme di Orban ma piuttosto di quella della manifestazione contro di lui a Budapest. E contro chi sfida il Potere vengono scagliati i fulmini: ieri la Ue ha attaccato duro, chiedendosi retoricamente se in Ungheria ci sia «una democrazia o una dittatura». È questo lo scopo dell’«approfondita analisi» da parte della Commissione delle leggi costituzionali approvate ed entrate in vigore in Ungheria. Il processo, ha spiegato un portavoce di Bruxelles, può portare alla richiesta di multe in Corte di Giustizia. «La Commissione europea è stata la prima a sollevare dubbi sulla conformità delle nuove leggi ungheresi sui media, la giustizia e la Banca centrale, con i valori Ue e i trattati europei», ha snocciolato il portavoce Olivier Bailly, ricordando che l’azione di pressione di Bruxelles su Budapest è cominciata all’inizio di dicembre. Se l’esame dei servizi giuridici confermasse i dubbi già più volte espressi da diversi commissari e dallo stesso presidente Barroso, Bruxelles è pronta ad aprire una procedura di infrazione contro Budapest. Il processo prevede l’invio di un allarme preventivo, poi di una messa in mora, infine un ricorso alla Corte di giustizia che, in caso di condanna, contempla multe salate per ogni giorno di mancata messa in regola. La grancassa è partita dunque. Chi è d’ostacolo al progetto economico dell’Unione va semplicemente rimosso, così come nei Paesi membri dove non passa la ratifica della costituzione comunitaria, semplicemente si rivota, finché non vincono i «sì».
Sintomatico in questo senso la dichiarazione di Lapo Pistelli responsabile Esteri del Pd:«Ci interrogavamo da giorni sul silenzio europeo rispetto alla deriva dell’Ungheria: gli interventi legislativi sulla limitazione delle libertà di stampa e dei partiti dell’opposizione, la riconduzione della Banca Centrale e della magistratura sotto l’esecutivo, le modifiche alla prima parte della Costituzione sbandierate come adempimenti del programma elettorale». L’Unità del 5 novembre 1956 titolava: «Le truppe sovietiche intervengono in Ungheria per porre fine all’anarchia e al terrore bianco». Ieri i carri armati, oggi le procedure d’infrazione: ma il concetto è lo stesso.