Un premier a metà tra Calindri e Crowe
Più efficace del mitico lanciere bianco che pubblicizzava Aiax, «più forte dello sporco» o del tenero pulcino Calimero, piccolo e nero. Più convincente di Ernesto Calindri e dei suoi caroselli per “China Martini” e “Cynar”, utili a combattere «il logorio della vita moderna». Più simpatico di Pippo, l’ippopotamo blu che ballava la rumba per i pannolini Lines. Ogni paragone è improprio perché Mario Monti non è un tecnico sic et simpliciter prestato alla politica: è un raffinato tecnico pubblicitario. Confeziona gli spot e li mostra ai giornalisti, che ne rimangono affascinati. Ne ha portato uno nuovo di zecca anche in quella che era stata annunciata come la conferenza stampa di fine anno e che invece è stato un briefing. Dopo aver “imposto” il nome “Salva Italia” al primo decreto, così da evitare che i quotidiani e le tv parlassero di stangata, ha testualmente detto: «Non avrei obiezioni che il pacchetto di oggi venisse chiamato “Cresci Italia”». E quel «non avrei obiezione» ha un solo significato: chiamatelo così e basta. I giornalisti, specie quelli che sono diventati Monti-boys, eseguiranno il compitino e c’è da scommetterci che, da ora in poi, sentiremo chiamare la nuova batosta per tutti gli italiani, ricchi e poveri, “Cresci Italia”, nome un po’ berlusconiano (ma non ditelo al Professore, potrebbe turbarsi, perché lui insegna e non copia). I suoi spot funzionano a tal punto che le agenzie di stampa hanno mandato in rete altre notizie “sensazionali” su di lui, raccontando nei dettagli com’era vestito: «Gessato grigio chiaro, camicia azzurro polvere, cravatta a piccoli disegni geometrici, sempre sul grigio». Con il commento, anche qui da Monti-boys: «È il sobrio look scelto dal premier». E lui si autocelebra, raccontando alla platea dei giornalisti che il suo sforzo «è sempre intenso» e «ben distribuito». Poi ha un sussulto da Superman: «Eravamo arrivati sull’orlo del burrone senza parapetto e con delle forze che ci spingevano alle spalle». E lui è riuscito a salvare tutti. Da tecnico pubblicitario a tecnico gladiatore.