«Riscrivere le regole, difficile ma possibile»
«Se la legislatura va avanti, conviene provare ad avviare le riforme che gli italiani ci chiedono da tempo». Maurizio Gasparri, presidente dei 128 senatori del Pdl, invita tutte le forze politiche a ragionare su quella che può essere un’occasione difficilmente ripetibile. «Ci troviamo costretti ad affrontare una fase d’emergenza, tanto vale approfittarne per discutere della riforma del sistema politico».
Presidente Gasparri, quando si parla di stagione delle riforme si parla di un appuntamento al quale non crede quasi più nessuno…
E lo capisco. Se ne è parlato tanto, spesso a sproposito. Ma questo può essere il momento giusto…
Quindi, alla luce di questo governo tecnico che costringe centrodestra e centrosinistra a votare insieme tanto vale mettere mano a che cosa?
La lista prevede alcuni punti chiari, sui quali siamo tutti d’accordo. Mi riferisco al superamento del bicameralismo perfetto, alla riduzione del numero dei parlamentari, al rafforzamento dell’esecutivo, alla modifica dei regolamenti della Camera e del Senato. Come pure è arrivato il momento di rafforzare i poteri del governo.
E l’elettorato? Non potrebbe leggere il tutto come una sorta di grande inciucio?
No, nessuno mette in discussione la propria identità politica, distinta e distante da quella delle altre forze politiche. In questo caso si discuterebbe di riscrivere le regole, lasciando ben distinte le visioni alternative dei due schieramenti. Del resto, a gennaio la Consulta decide sul referendum elettorale, quindi che lo si voglia o no, gli italiani ci chiedono una risposta.
Se la Consulta, invece, bocciasse il referendum elettorale?
Credo che in ogni caso andrebbe rimessa mano alla legge elettorale. Al di là delle reintroduzione delle preferenze, va tenuta la barra dritta su alcune precondizioni.
Quali?
Le coalizioni vanno formate prima, sulla base dei programmi, indicando chi è il proprio candidato premier. Sulla base di questo punto di partenza possiamo parlarne con il Pd e le altre forze politiche di buona volontà.
E i tempi tecnici ci sono?
Se c’è la volontà politica da parte del Pd, si può lavorare subito. Abbiamo individuato la necessità di modernizzare le nostre istituzioni, lo avevamo ravvisato con il nostro esecutivo guidato da Berlusconi, credo che su questo anche il partito di Bersani e gli altri partiti siano d’accordo. Quindi, che cosa aspettiamo?
C’è anche il tema dei costi della politica, che è un tema molto sentito dai cittadini.
Ci stiamo lavorando. Si interverrà con equità, ma al di là delle giuste rimostranze dei cittadini, c’è una percezione della realtà, amplificata dai media, che individua gli sprechi solo nelle stanze della politica, mentre ci sono caste che sprecano di più e peggio.
È un tema scivoloso. Per l’italiano medio esiste solo una Casta, quella della politica.
Invece sarebbe il caso di prendere in esame i costi altissimi per le casse dello Stato delle alte burocrazie, mi riferisco a molti dirigenti pubblici, che a fronte di stipendi da supermanager forniscono prestazioni scadenti e deludenti. E se in un momento di crisi economica la rabbia della gente è giustificata, certi ragionamenti sugli sprechi vanno estesi ad esempio alla Rai, a figure del mondo dello spettacolo e, perché no, del giornalismo, che pure contano su finanziamenti pubblici imponenti.
Tornando alle cronache parlamentari, arriva la manovra.
È blindata, non ci sono spazi per modifiche. In questa fase dobbiamo avere senso di responsabilità. Certo, mi colpisce il fatto che, nonostante il governo tecnico, i dati dello spread siano oltre i 500 punti. Vorrei ricordare che, tranne in paio di giorni, da quando non c’è più il governo di centrodestra, il famoso differenziale non ha tratto giovamento dal nuovo esecutivo. Segno evidente che la causa della crisi non era Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.