Agostino Ghiglia: «Pronti a fermare Equitalia».
«A fine gennaio contiamo di depositare le firme. A inizio febbraio di iniziare la discussione e poi di approvare la legge in tempi strettissimi». Agostino Ghiglia ieri ha presentato in Piemonte la proposta di legge di iniziativa popolare “Per fermare Equitalia”. Il Pdl l’ha presentata più o meno un mese fa, su iniziativa di Mauro Pili, e da allora la sta rilanciando su tutto il territorio nazionale. Ne esiste anche una versione parlamentare, già depositata e sottoscritta trasversalmente da una novantina di deputati. In sintesi il testo prevede che la riscossione sia equiparata ai costi reali del servizio, che si arrivi alla cancellazione degli oneri accessori, che si realizzi una parametrazione economica e sociale territoriale e che si blocchino i procedimenti in corso.
Ci crede davvero che la legge possa essere approvata nel giro di qualche mese?
Non credo che possa, credo che debba essere approvata. Ormai siamo di fronte a un’emergenza sociale vera e propria. Nel solo Piemonte ci sono circa un milione e 700mila abitazioni ipotecate da Equitalia. A Torino e provincia, nel 2010, erano circa 30mila, mentre i fermi amministrativi erano 22mila. Questo non è un problema di parte, è un problema che riguarda tutti e il Parlamento deve dare una risposta.
Ma in Parlamento la legge è già depositata, perché state anche raccogliendo le firme per quella di iniziativa popolare?
Per accelerare i tempi, per non rischiare che questo testo si perda tra le tante leggi che giacciono in attesa di essere messe all’ordine del giorno. Puntiamo a creare una forma di pressione molto forte, perché la situazione è tale che qui non si può perdere nemmeno un mese. E mi sembra che le condizioni per riuscirci ci siano tutte. Oggi, alla presentazione a Torino, abbiamo avuto la presenza di sindacati e associazioni di categorie come Ugl, Confartigianato e Ascom, che ci hanno dato la disponibilità per un sostegno attivo.
La vostra iniziativa è partita più o meno un mese fa, quando ormai l’emergenza era più che conclamata e poco prima che si arrivasse ai pacchi bomba. Non crede ci sia stata una disattenzione del legislatore?
Come prima cosa ci tengo a sottolineare che abbiamo presentato la legge quando c’era ancora il governo Berlusconi e questo lo voglio dire per salvaguardare la serietà dell’iniziativa, perché la legge è necessaria e non ci devono essere fraintendimenti sulle sue finalità: serve ai cittadini. Detto ciò, sì, penso che una distrazione del legislatore ci sia stata, ma forse anche perché il problema è venuto fuori in modo così eclatante nel tempo.
Scusi, ma forse l’errore è nell’immaginare uno strumento come Equitalia…
Il principio poteva essere giusto: a un certo momento si è creduto che aumentando in maniera drastica gli interessi di mora o concedendo alla società di riscossione una percentuale elevata rispetto ai debiti se ne potesse incentivare il recupero. Ma la sua applicazione è assolutamente sfuggita di mano. Inoltre questo ragionamento si è scontrato con una realtà di crisi economica che ne ha acuito fortemente l’impatto e oggi ci troviamo di fronte a una chiara violazione dei principi di equità, libertà e legittimità costituzionale. Quello che sentiamo non è l’urlo sconsiderato dei furbi, ma la sofferenza di chi vorrebbe pagare e sta cercando di mettersi in regola ma non ce la fa, perché si trova davanti a richieste vessatorie. È giusto che tutti paghino, ma lo Stato non può guadagnare sulle disgrazie dei cittadini. In più, con una gestione dissennata della riscossione, l’erario dello Stato rischia un danno molto più ingente dei guadagni: rischiamo il fallimento a catena delle piccole e medie imprese e un’ulteriore povertà, mentre Equitalia compra palazzi a nove piani nel centro di Torino…