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Se la politica si affida al Grana Padano

Se la politica si affida al Grana Padano

Politica - di Redazione - 23 Novembre 2011 alle 20:40

Quando in Italia si torna a discutere dell’esistenza o meno della Padania significa che siamo alla frutta. Si tratta delle classiche diatribe da ombrellone (in questo caso fuori stagione) che vedono i leghisti tornare a fare i saltimbanchi per corteggiare il proprio pubblico, con la sinistra che replica per le rime con i soliti toni da «che tempi, signora mia…». La politica (vera)? Non pervenuta. Se poi tali inutili dibattiti hanno origini… gastronomiche il quadro generale appare ancora più allarmante. Accade infatti che durante “La Zanzara”, su Radio 24, il deputato della Lega Nord e sindaco di Varallo, Gianluca Buonanno, si lasci andare a considerazioni etnografiche decisamente originali: «Perché il Grana Padano si chiama così e perché esiste il Gazzettino Padano? Se c’è questa terminologia significa che la Padania esiste». Lo scherno dei conduttori è a quel punto inevitabile. Capita, quando uno ci mette del suo per farsi prendere in giro. Posta in altri termini, del resto, l’osservazione poteva anche riuscire meno ridicola, ma certo bisognava evitare di trarre considerazioni politiche dalla denominazione di un alimento. La migliore confutazione delle teorie leghiste, del resto, non sta nei sorrisetti irridenti dei conduttori della “Zanzara” ma nelle tesi di Giovanni Gentile, secondo il quale non sono la geografia, gli usi o i costumi a rendere tale una nazione. Questi, diceva, ne sono solo «gli indizi». Una nazione, per Gentile, può nascere solo attorno a un progetto di civiltà. A una volontà. A un mito nobilitante. Senza che tutto ciò addensi e metta in forma gli elementi fisici, etnici, culturali (e culinari) di un popolo non c’è nazione, c’è solo un balbettio di genti in cerca di un proprio posto nel mondo. Ma questo, d’altronde, era Giovanni Gentile. E quello, invece, solo Gianluca Buonanno.

23 Novembre 2011 alle 20:40