Posizioni diverse ma si resta uniti
Il Pdl ha appena dato una prova di radicamento e consenso che ha prodotto più di un milione di iscritti. C’è qualcuno così folle da voler buttare alle ortiche un tale capitale umano? Pare di no. Nel dibattito interno all’ufficio di presidenza, i vertici del Pdl si sono divisi tra chi vorrebbe tornare alla verifica delle urne e chi ritiene un governo d’emergenza non auspicabile ma inevitabile. Alcuni sperano ancora che Casini – avendo ottenuto il passo indietro di Berlusconi – accetti l’ipotesi di un centrodestra allargato nel percorso del Ppe. Alla fine è emersa la decisione di valutare le indicazioni del presidente della Repubblica e decidere collegialmente. Nessun nuovo esecutivo potrà essere formato senza i numeri del centrodestra, è evidente, soprattutto al Senato. Ma i tempi delle conte sono probabilmente finiti. Com’è ormai emerso da molte ammissioni, il governissimo era già pronto da prima dell’estate e ogni mossa successiva è stata funzionale a disarcionare il premier, anche a rischio di distruggere l’Italia. Napolitano dovrà verificare quale disponibilità ci sia da parte delle altre forze politiche a concorrere alla realizzazione del programma concordato da Berlusconi con l’Europa e Alfano dovrà ridefinire il ruolo del partito nella nuova fase, qualunque essa sia. Al primo posto l’interesse dell’Italia, ma subito dopo la fedeltà al movimento. Chi anteponeva a entrambi i propri interessi personali ha già fatto le sue scelte.