Napolitano e il cavallo di Caligola
Chi abbia in mente le immagini del discusso Io, Caligola, film del 1979 diretto da Tinto Brass, penserà che in fondo l’Italia di un emulo dell’imperatore romano si sia appena disfatta: godereccio, sopra le righe, Berlusconi è sempre apparso ai suoi oppositori come l’incarnazione del capo politico da basso impero. E invece, a rifletterci bene, lo spettro di Caligola può annidarsi proprio là dove meno ce lo aspettiamo. Anche dietro profili più autorevoli, compassati, istituzionali. Ricordate la leggenda? L’imperatore avrebbe nominato senatore il cavallo Incitatus per esprimere il proprio disprezzo per il Senato. Probabilmente Caligola fece solo una battuta, dicendo che avrebbe potuto nominare il proprio cavallo come senatore, per sottolineare il basso livello di questi ultimi. Ma non è questo il punto. Il fatto è che quella mossa spiazzante e provocatoria assume, alla luce della cronaca politica recente, un carattere inquietante. Perché anche il Quirinale, al momento giusto, ha piazzato in Senato il proprio cavallo. In senso scacchistico, beninteso. Si tratta di Mario Monti, professore bocconiano e nome buono per tutte le stagioni di crisi della politica. Il Quirinale, leggiamo nella nota ufficiale, lo ha nominato senatore a vita per aver «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale». Una nomina a sorpresa, che bypassa il dibattito politico, supera in curva tutte le istituzioni regolarmente elette e rassicura i soliti “mercati”. Gli analisti dicono: «È il prodromo alla nomina a premier, evidentemente voleva un politico». Il che, a ben vedere, è geniale. Serve un governo politico che agisce da tecnico? Basta nominare senatore un tecnico e abbiamo risolto il dilemma. Incitatus nitrisce troppo forte tra i banchi del Senato? Suvvia, parlatene con rispetto, senatori, è pur sempre un vostro collega…