Moriremo democristiani, parola di Baudo

24 Nov 2011 20:44 - di

Ma quant’erano belli i tempi della diccì, meno male che stanno tornando: si viveva bene, tutti erano felici e contenti, quasi come in una fiaba con tanto di principi, fate e regine. Parola di Pippo Baudo che, da quando è cambiato l’inquilino a Palazzo Chigi, ha una voglia matta di parlare. Stavolta prende a pretesto il successo di Fiorello per buttarla in politica: «Fiorello canta, parla e balla alla grande. Ma a renderlo unico è la sua formula magica, normalità più senso del classico. In altre parole: se il rigore di Mario Monti, sul fronte politico, archivia il folklore berlusconiano, Fiorello è il pensionatore dei vari “Grande fratello” e “Isole dei famosi”», dice Baudo in un colloquio con L’Espresso. In sostanza, il conduttore sta al nuovo premier come il Cavaliere stava alla coppia Carmen Russo-Enzo Paolo Turchi. A proposito della formula dello spettacolo, poi, Baudo aggiunge che «piaccia o non piaccia, è il ritorno della cara Democrazia cristiana. Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma mancava a tutti. E non solo per ciò che è successo al Palazzo negli ultimi anni: è la nostalgia dell’Italia spensierata e benestante che avevamo negli anni Sessanta». Bontà sua, il Pippo-show – nel raccontare il paradiso della prima Repubblica – ha dimenticato qualche particolare: gli anni di piombo, il terrorismo, il pentapartito, il cosiddetto arco costituzionale, la lottizzazione, il clientelismo, la vera “dittatura” dell’informazione tv (ve lo ricordate Pannella imbavagliato?), le mazzette di Tangentopoli. Ma tant’è, a Baudo quella stagione piaceva e piace parecchio. Forse sarebbe meglio se si occupasse meno di politica e magari prendesse esempio da Kirk Douglas: l’attore americano, infatti, ha guidato un cast di stelle per aiutare i senzatetto di Los Angeles facendo sì che migliaia di uomini, donne e bambini partecipassero al tradizionale pranzo del Ringraziamento. C’è chi agisce per i poveri e chi ha nostalgia di Cirino Pomicino.

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