Governo d’emergenza? Il Pdl deve fare la sua parte

10 Nov 2011 20:13 - di

Nel giorno in cui salgono le quotazioni di un possibile governo d’emergenza guidato da Mario Monti il Pdl è alle prese con le varie posizioni emerse al suo interno: chi invoca elezioni subito, chi chiede senso di responsabilità e dunque è propenso ad appoggiare le larghe intese, chi attacca il commissariamento della politica da parte dei “poteri forti”. Se spaccatura è parola grossa – respinta ieri dallo stesso Angelino Alfano al termine del vertice del Pdl a Palazzo Grazioli – di certo il dibattito è vivace, e trovare la sintesi non sarà facile. Ma che alla fine non ci saranno divisioni è la scommessa di Andrea Augello, sottosegretario alla Funzione pubblica e voce ascoltata nella galassia degli ex-An: «Io posso dare il mio contributo al dibattito, ma poi alla fine si stabilisce una linea e quella va rispettata».

E qual è il suo contributo?

In condizioni di normalità condividerei le perplessità che sono state espresse da vari settori del partito, in particolare da vari esponenti dell’ex An, nei confronti di un’eventuale governo di larghe intese; ritengo che però non si possa sottovalutare la condizione generale economica e il contesto, nazionale e internazionale, in cui matura questa situazione.

Possibilista su Monti, allora?

L’importante non è il nome di chi guiderà questo governo di emergenza  ma quello che l’eventuale nuovo esecutivo dovrebbe fare. E questo eventuale governo dovrebbe rispettare un’agenda che è stata fatta da noi, e che è stata contrattata con la commissione europea. Portata a termine questa missione si andrebbe al voto. Lo stesso Napolitano ha garantito che non si tratta di fare governi ribaltonisti, il che significherebbe che un governo di questo genere ha un tempo e un mandato limitati. Non ci vedrei nulla di strano, allora, se il Pdl desse la propria disponibilità. Penso che questo atteggiamento sarebbe apprezzato dal paese, se non nell’immediato comunque nel medio periodo.

Il programma eventuale dovrebbe contenere i punti della famosa lettera di Berlusconi all’Ue?

Certo: pensioni, mobilità del pubblico impiego, impegno ad arrivare nei termini previsti all’equilibrio tra Pil e indebitamento. Ma la cosa più importante è che bisogna fare ciò che è meglio per il Paese.

Anche la patrimoniale?

La patrimoniale non era nella lettera del governo alla Ue ma, se ci sarà un nuovo esecutivo, andrà fatta una legge finanziaria a dicembre tenendo conto degli indicatori economici e calibrando le misure sugli obiettivi da raggiungere.

Perché però escludere le elezioni subito?

La tesi delle elezioni subito è ineccepibile in una situazione normale. È venuta meno la maggioranza eletta e non rimane che il ricorso alle urne. La sospensione di questo meccanismo giunge però dalla straordinarietà della situazione in cui la crisi è maturata. Ripeto: la condizione per un appoggio del Pdl a un governo tecnico risiede nel fatto che deve essere un governo limitato nel tempo.

Non teme uno sfaldamento nel Pdl se non si dovesse trovare una sintesi?

Io esprimo un’opinione per partecipare a un dibattito ma se il mio partito prende una posizione io mi atterrò alla decisione finale. Non è ammissibile che vi siano posizioni individuali dopo che il dibattito è giunto a conclusione. Io non dico o governo tecnico fino al 2013 o elezioni immediate, io dico che bisogna trovare un punto intermedio tra le varie posizioni, proprio per evitare inutili spaccature. Il Pdl deve decidere come avviene per tutti i partiti attraverso un dibattito che può anche essere vivace e diversificato ma poi ci sono gli organi preposti alla decisione. Frattini non può dire, come mi auguro non abbia detto, che lui potrebbe dissociarsi se non si fa un governo tecnico.

Però nel Pdl, dopo il passo indietro di Berlusconi, l’impressione è che ci sia una fibrillazione notevole…

È un dato che non va drammatizzato. Abbiamo già subito una scissione, quella dei finiani. In un periodo così eccezionale subiamo anche un alto tasso di trasformismo ma ripeto che è prioritaria la situazione drammatica del Paese. Noi dobbiamo tagliare 200 miliardi di indebitamento, subito. Questo è il vero tema. Se ci mettiamo a fare il tifo per i mercati che salgono o scendono per dimostrare che Belrusconi c’entra o non c’entra non solo non ne usciamo, ma perdiamo di vista qual è il vero obiettivo.

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