Ecco la cura: il conto lo pagano i pensionati e chi possiede una casa

18 Nov 2011 18:58 - di

Le presentazioni sono fatte: il governo di Mario Monti ha avuto la fiducia delle Camere e ha anche elencato i sacrifici anticrisi che intende adottare. Pensioni, lavoro, Ici, liberalizzazioni (con la privatizzazione dei servizi pubblici locali), aumento dell’Iva, dismissioni degli immobili di proprietà dello Stato, riforma fiscale, tagli alla politica: sono questi, con ogni probabilità, i principali capitoli su cui si articolerà la manovra. Per il neo-premier decisioni sgradevoli, per gli italiani la certezza che a breve si troveranno a dover affrontare misure che rischiano di ridurre pesantemente il loro reddito disponibile e di incidere sulle condizioni di vita delle famiglie. Al momento, però, se le strategie sono chiare, non altrettanto si può dire sui dettagli dei provvedimenti allo studio e quindi, sostanzialmente, nessuno sa quanto saranno dolorosi per chi sarà chiamato a contribuire al risanamento. È chiara, tra le altre cose, la volontà di spostare una parte del prelievo dalle persone alle cose, o meglio dalla tassazione diretta a quella indiretta. Il ricavato dovrebbe consentire di abbattere la differenza tra quanto l’azienda paga e il lavoratore percepisce, riducendo quel cuneo fiscale che contribuisce all’aumento del costo del lavoro in maniera significativa.

La manovra-ter
Si partirà con una manovra correttiva (la terza dopo le due di questa estate) che potrebbe arrivare in tempi brevi e che avrebbe il compito di non far deragliare i conti pubblici che, dopo le revisioni sulle stime di crescita da parte della Commissione europea (0,1 per cento quest’anno), sono a rischio e non ci consentono di centrare il pareggio di bilancio a fine 2013. Si parla di circa quindici miliardi di euro, ma c’è chi parla di almeno venti necessari anche per tappare i buchi creati in questi giorni dalla tempesta che ha investito i nostri Btp con le conseguenti ricadute sul fronte dello spread rispetto al Bund tedesco. Il premier, intervenendo al Senato, ha parlato di «alcune settimane», necessarie per mettere a punto i correttivi, ma l’emergenza potrebbe consigliare di accorciare i tempi anche per evitare che la crisi si aggravi e si sia poi costretti a correzioni più sostanziose. «Gli interventi – ha precisato Monti – dovranno essere identificati». Come dire che la stangata è certa ma non si sa ancora chi dovrà pagare.

Ritorna l’Ici

Silvio Berlusconi sembra essere riuscito a evitarci la patrimoniale, ma il ritorno dell’Ici sulla prima casa è quasi certo. Il nuovo premier ha parlato di «anomalia italiana» da superare. Quindi, chiunque possiede un’abitazione sarà chiamato a pagare. La tassa, con ogni probabilità, sarà incorporata nella nuova Imu (Imposta municipale unica) che dovrebbe scattare dal 2014, ma che potrebbe essere anticipata a gennaio del prossimo anno. L’ammontare dell’imposta è per ora sub judice, si sa soltanto che i valori catastali degli immobili subiranno una generosa rivalutazione (ora è del cinque per cento) e sarà progressiva. Cioè legata al reddito e alla qualità dell’immobile posseduto. Nella condizione attuale, infatti, il ripristino dell’Ici porterebbe all’incasso di soli 3,5 miliardi, mentre il governo intenderebbe ricavarne non meno di dieci o dodici l’anno.

Il conto pensioni
I sindacati dicono da sempre che il nostro sistema è in equilibrio, ed è vero. Anche l’età, sulla base delle modifiche apportate, è adesso superiore a quella prevista dalla normativa francese e tedesca. Il governo riscontra però l’esistenza di «ampie disparità legate alle diverse forme contrattuali» e aree definite di «ingiustificato privilegio». Per avere un’idea di come stanno le cose basta ricordare che un deputato paga per la previdenza l’otto per cento, mentre un lavoratore dipendente arriva al 33. La vera anomalia italiana, però, sono le pensioni d’anzianità e lì Mario Monti e il neo-ministro Elsa Fornero si propongono di intervenire per ottenere risparmi sensibili, visto che oggi la maggior parte degli italiani vanno in pensione anticipata in base ai contributi versati e non per il raggiungimento dell’età. Nel 2010, secondo l’Inps, le persone che hanno usufruito del pensionamento di anzianità nel solo settore privato sono state 100.844 tra i lavoratori dipendenti (58,3 anni l’età media) e 63.885 tra gli autonomi. La scure si abbatterà anche su chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 e pertanto percepirà una pensione liquidata in tutto o in parte con il sistema retributivo. Il governo ha allo studio un provvedimento che estende il contributivo a tutti. Una misura che consentirà risparmi rilevanti ma che si annuncia dolorosissima per gli interessati.

Licenziamenti facili
Ci si muoverà nel solco tracciato dal governo Berlusconi questa estate, con la possibilità di licenziare per motivi economici. Tutto questo a fronte di un indennizzo congruo, ma scartando la possibilità di un reintegro sul posto di lavoro. La ricetta a cui si pensa è quella del senatore del Pd Pietro Ichino che prevede un contratto a tempo indeterminato per i nuovi assunti, ma con la possibilità di allontanarlo dal posto di lavoro se le condizioni economiche dell’azienda dovessero peggiorare. Chi già lavora, invece, continuerà a beneficiare della normativa attuale. L’obiettivo è superare l’attuale dualismo delle regole che  privilegia i lavoratori anziani a scapito dei giovani che attualmente debbono accontentarsi di contratti a termine o addirittura precari.

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