Cronistoria di un governo tecnico annunciato (da noi)
Insomma, ci toccherà sorbirci anche Mario Monti premier. Ma dai? Ma chi se lo sarebbe mai aspettato? L’economista bocconiano, con le entrature giuste in tutti gli ambienti che contano, entra nella politica italiana con il tappeto rosso e la fama – nata così, sulla fiducia – di salvatore della patria. Ed è tutto un fiorire di analisi che cadono dalle nuvole, accreditando questa idea fumettistica dell’economista placido nella sua tenuta fino al momento in cui squilla il mitico telefono rosso: «Professore, la nazione ha bisogno di lei». Il tempo di infilarsi il mantello e il nostro eroe scende in campo.
«Pronto da 4 mesi»
Peccato che le cose non stiano affatto così. A confermarcelo è stato proprio ieri l’economista Giacomo Vaciago – dato per vicino all’entourage di Monti – intervenendo al convegno organizzato dall’Associazione Koinè. Che ha svelato un particolare interessante: «Monti – ha detto – è un’ancora che il Quirinale ha inventato. È da quattro mesi che si prepara. Il programma è già pronto ma nessuno ha avuto il coraggio di dirlo a Silvio Berlusconi». Hai capito. La cosa però presenta qualche problema. “Prepararsi” per un nuovo governo, tanto più se il premier in pectore non è un politico, non è una procedimento così ortodosso. Né particolarmente corretto o rispettoso di regole, istituzioni e consuetudini. Quindi delle due l’una: o Monti ha preparato il suo futuro da premier tessendo strategie di potere e reti di contatti alle spalle del Quirinale – e allora la sua è stata una grave irritualità, offensiva delle prerogative del Colle e gravemente lesiva delle regole democratiche (le questioni di forma valgono solo quando Berlusconi fa le corna?). Oppure, seconda ipotesi, Monti si è preparato al suo nuovo ruolo proprio su mandato del Quirinale. Ma questo non possiamo crederlo. Anche perché l’autorevolezza guadagnata da Napolitano in questi anni deriva anche e soprattutto – ce l’hanno detto più volte – dal suo essere “guardiano della Costituzione”, “custode delle regole”, con tutto quel che ne consegue in fatto di rispetto dei modi, dei tempi, dei ruoli, delle prassi, delle consuetudini che regolano la vita istituzionale. Insomma, il Colle che se ne frega del governo democraticamente eletto, delle consultazioni, di tutto il rituale che regola la formazione di un nuovo esecutivo e dà un “mandato esplorativo ombra” a Monti? Suvvia, è impossibile. Di sicuro il Quirinale smentirà Vaciago e chiarirà il punto, ne siamo certi.
Cronistoria di una truffa
Dietrologie o meno, resta il fatto che lo spodestamento della politica in favore di un comitato d’affari di natura privata era nell’aria da tempo e solo i (finti?) tonti potevano non accorgersene. Se n’era accorto, per esempio… il Secolo d’Italia. Verso la fine di luglio (ovvero… quattro mesi fa, circa), per dire, delle indiscrezioni davano per certo un incontro semi-riservato avvenuto al Ca’ de Sass, storico palazzo della ?nanza milanese. Lì erano convenuti ad ascoltare Romano Prodi alcuni volti noti della ?nanza che conta: Giovanni Bazoli, Carlo De Benedetti, Corrado Passera, Mario Monti, Angelo Caloia. Ed è in quest’occasione che sarebbe avvenuta la proposta dell’ex premier al professore bocconiano. E non era la prima volta. Da settimane, infatti, Monti era corteggiato da vari esponenti politici di vari schieramenti. Il tutto, peraltro, lo si poteva leggere sul nostro giornale del 26 luglio, in un articolo significativamente intitolato “Anticasta e governi tecnici: stiamo tornando al 1995?”. Nel pezzo si poteva inoltre leggere la ricostruzione di quanto ipotizzato da Massimo Giannini, che su “Affari&Finanza” di Repubblica la buttava lì come se niente fosse: «Si narra di un governo di “emergenza nazionale” per l’autunno. Con chiunque parli, ne mondo economico, ti dice che potrebbe guidarlo Giuliano Amato. Lo fece già nel ’92, con l’italia in bancarotta. Può farlo anche nel 2012, con l’Italia in bolletta». L’articolo si chiudeva citando Rosy Bindi: «Che una persona come Mario Monti possa avere il pro?lo giusto non sono solo io a pensarlo», diceva.
Democrazia commissariata
Neanche tre giorni dopo, era sempre il Secolo a mettere in evidenza, in prima pagina, un’altra perla di Giannini sfuggita ai più. Il giornalista si era infatti lasciato sfuggire una scomposta esultanza per il «“partito trasversale” dei ceti produttivi» che «mette in mora Berlusconi e, di fatto, lo “liquida”». L’importante, diceva, è prendere atto che «come nel ’92 le parti sociali esigono un cambiamento radicale. Propongono una “supplenza”, sostituendo una politica che non ce la fa». Non ci risulta che altre testate abbiano messo in evidenza la carica eversiva di queste dichiarazioni. Nel frattempo l’economia continuava a peggiorare. L’11 settembre, Antonio Pannullo si chiedeva se i meccanismi speculativi non fossero coordinati e magari eterodiretti in un articolo dal titolo: “Crolli in Borsa per affossare Berlusconi”. Il pezzo si chiudeva citando Italo Bocchino che indicava come successori di Berlusconi «Mario Monti, Luca Cordero di Montezemolo o Alessandro Profumo». La situazione era talmente grave che il 22 settembre concludevamo: “Popolo sovrano? È una bella idea (che non vale più)”, indicando in «Marcegaglia, Montezemolo, Draghi» i «nuovi eroi progressisti». Non ci eravamo andati lontano. E ancora: il 13 ottobre indicavamo la strumentalità di certi sondaggi filo-tecnocrati proposti da “Ballarò” (“Favoriti Draghi, Emma & c.? Ma raccontatene un’altra”). E così via fino a giungere a ridosso dei fatti di questi giorni. Ecco allora che il primo novembre citavamo Morando, del Pd, che auspicava un «governo del presidente» tracciando l’identikit di Mario Monti come la «persona più adatta» a guidare un esecutivo di transizione. Tutto per giungere a martedì, quando alla vigilia delle dimissioni Luca Maurelli citava «l’uomo della presunta Provvidenza, Mario Monti, l’economista invocato da tutto lo sconfinato universo anti-berlusconiano come il tecnico in grado di tranquillizzare i mercati e allontanare l’Italia dall’incubo greco. C’è lui dietro l’angolo, per il dopo Berlusconi, a lui il Capo dello Stato potrebbe affidare il compito di cercare una maggioranza in grado di sostenere il piano finanziario chiesto dalla Ue». Profezie miracolose o si tratta di una truffa sin troppo annunciata?