«Un altro flop che il Pd rischia di pagare caro…»

14 Ott 2011 20:39 - di

«Affidare le speranze di caduta del governo al numero legale in aula l’ho trovato un artificio tanto singolare che, francamente, è bizzarro ritenere che potesse riuscire». Peppino Caldarola – analista, ex direttore de l’Unità e conoscitore attento della sinistra italiana – è fra quelli che difficilmente tifano per le soluzioni di comodo.

Che senso ha avuto allora prendersela tanto con i Radicali?

Diciamo che questo atteggiamento dei vertici del Pd verso i Radicali mi stupisce perché è risaputo che questi sono per natura dei corsari della politica e pensare di ingabbiarli in regole decise da altri è un’utopia. Il problema dell’opposizione, semmai, è per quale ragione i Radicali si trovino nel gruppo del Pd, e non il fatto che questi decidano di fare di testa propria.

Resta un’opposizione unita solo nell’uscire dall’aula.

Per dare un seguito a questo gesto l’opposizione dovrebbe trovare un programma comune, e con questo un leader capace di fronteggiare Berlusconi e la sua coalizione. Altrimenti si tratta di un episodio come tanti, per giunta privo di grossi risultati.

L’ennesima tentazione aventiana che porta male insomma.

La scelta di non partecipare ai lavori l’ho condivisa perché il voto negativo sul rendiconto generale dello Stato è stato un voto importante. I problemi a questo punto sono due: da un lato la maggioranza che dimostra di avere i voti per la fiducia ma non quelli per governare nella quotidianità, mentre l’opposizione non è riuscita a costruire una piattaforma in grado di provocare il Big Bang.

Che cosa avranno capito gli elettori di centrosinistra da questa scelta?

Credo che della giornata di giovedì avranno percepito la novità, da quella di oggi (ieri, ndr) la frustrazione del risultato. Un fenomeno psicologico in cui ci si ritrovano purtroppo spesso.

Del resto i sondaggi sostengono come gli italiani non credano che l’opposizione possa governare il dopo-Berlusconi.

Quello che manca all’opposizione è l’indicazione certa di una propria conformazione. Diciamo che negli scontri degli anni passati si sapeva che il centrosinistra si raccoglieva attorno a Prodi e per due volte questo ha battuto Berlusconi. La mancanza di una leadership è un handicap e finché non avranno il coraggio di averla – scegliendo all’interno della sinistra o imbarcando un leader centrista con il Terzo polo – è destinata a frustrazioni di questo tipo.

Lei invoca un centrosinistra capace di sbloccare la situazione. Il problema è come.

Prima di tutto continuare ad auspicare il governo di transizione è un errore, dovrebbe chiedere a Napolitano le elezioni anticipate. Riguardo alle ultime giornate avrei pensato con più coraggio a lanciare l’appello a un gruppo di parlamentari del centrodestra, avrei tentato di creare i “responsabili” dall’altra parte in modo tale da far voltare pagina al paese. Del resto la vita parlamentare è fatta anche dai passaggi di casacca.

E Bersani? I vari “rottamatori” affilano le armi…

È un segretario in certi momenti fortunato – se si pensa alle Amministrative e ai referendum – ma anche molto sfortunato perché si trova a essere messo in discussione in modo forte. In questo momento la sua gestione la vedo abbastanza solida, però episodi come quello di ieri possono minare la sua leadership. Gli servirebbe un colpo d’ala. Senza questo il Pd rischia di arrivare alle primarie con Renzi che si candida a racimolare molto consenso: tutto può finire per favorire alla fine Nichi Vendola. E non credo che ciò piaccia a tutti da quelle parti.

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