Strategie a sinistra? Sì, quella… “della tensione”

10 Ott 2011 20:06 - di

«I compagni di ogni dove si stanno preparando per il 15: i compagni della Val Susa (onore a loro), gli operai, gli studenti, gli emarginati di sempre… ma non cadiamo nella retorica… Combattere!». Con un delirante post titolato “Insurrezione il 15 ottobre 2011 – Roma”, Indymedia (noto sito di “controinformazione” degli antagonisti dei centri sociali) annuncia la rivoluzione armata niente meno che per sabato prossimo. Diciamolo subito: l’annuncio ha tutta l’aria di essere farlocco. Per la sigla che firma l’appello (la sconosciuta “Italia rivoluzionaria”), per il fatto elementare che non si organizza una vera insurrezione lanciando appelli su internet, per il tono di tutto il testo che fa molto provocazione ad hoc.
Con cose del tipo: «Sicuramente le forze di polizia ci attaccheranno anche non dovesse esserci il minimo intento conflittuale (che comunque ci sarà e deve esserci da parte nostra): dobbiamo tutti, rivoluzionari di ogni tendenza, comunisti, libertari e tutto/i coloro che saranno lì per rabbia e coscienza del baratro nel quale ci vogliono gettare definitivamente, combattere!». Falsa pista o meno, la cosa è inquietante. Anche alla luce delle rivelazioni di Panorama, che nel numero in edicola il 22 settembre parlava di un allarme al massimo livello in vista del 15 ottobre, giorno dello sciopero nazionale del pubblico impiego e giornata mondiale contro governi e multinazionali. L’intelligence e l’antiterrorismo, secondo il settimanale, avrebbero timore di una rivolta urbana nella capitale con incidenti di piazza per far cadere il governo. Roma 2011 come Genova 2001? Il paragone fa accapponare la pelle e non solo perché nessuno ha voglia di rivedere scene di devastazione, sangue e, infine, morte per le strade della capitale. Oltre a tutto questo, infatti, va messo in conto che una giornata di guerriglia di quel tenore, in questa fase politica, in questa congiuntura economica, nel cuore pulsante delle istituzioni, potrebbe avere effetti devastanti sugli equilibri del Paese. Una certa aria da strategia della tensione, in effetti, soffia già da un po’. Prendiamo l’esperimento “No Tav”, vera palestra per l’anarco-insurrezionalismo italiano e non solo. Prendiamo il tentativo di creare una Val Susa “de noantri” alla discarica di Riano, vicino Roma, tentativo che è tuttora in corso e con sponsor eccellenti. Mettiamoci anche le velate minacce dipietriste sul fatto che potrebbe “scapparci il morto” e la frittata è fatta. Timori infondati? Allarmismo eterodiretto? Può darsi.
Su Facebook, del resto, l’evento è presentato con toni ben più rassicuranti: «La manifestazione – spiegano gli organizzatori – sarà del tutto pacifica e non violenta». Ad ogni modo, che le forze dell’ordine e i servizi segreti si stiano preparando al peggio sembra certo. La conferma indiretta arriva da un altro articolo, stavolta ben più credibile, presa da Indymedia. Il testo, intitolato “Sul ed intorno al 15 ottobre. Dopo assemblea nazionale di Roma”, rende noti alcuni particolari organizzativi della manifestazione. L’autore parla di un muro contro muro relativo al percorso del corteo. «La delegazione che era andata in Questura – si legge – riferisce che la trattativa non è andata a buon fine: no al percorso su via Nazionale (dove c’è la sede della Banca d’Italia); no al passaggio in piazza Venezia, viene concesso solo l’allungamento del percorso sulla tradizionale via Cavour per poi girare verso il Colosseo e dirigersi a piazza San Giovanni. In Questura annunciano di aver ricevuto segnali allarmanti dalle intercettazioni telefoniche e quindi diviene esplicita la intenzione di tenere il corteo del 15 Ottobre lontano dai palazzi del potere e dal centro politico della capitale». Con il linguaggio involuto della compagneria, l’articolo dà anche conto di divisioni interne al movimento, cosa che potrebbe rendere più facile lasciar campo a cani sciolti, provocatori e schegge impazzite: «Alcuni interventi – leggiamo nel testo – sottolineano criticamente quella che definiscono la pretesa del coordinamento 15 ottobre di governare tutta la spinta alla mobilitazione e alla partecipazione, “l’eccedenza” si sarebbe detto fino a pochi mesi addietro. I segnali che giungono dalle varie città indicano infatti la crescita di quella che era stata identificata come la militanza nomade o che altri definivano autorganizzazione, cioè una spinta alla partecipazione crescente e diffusa a questo appuntamento».

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