Santoro sul web e Sky: se questo è un epurato…

31 Ott 2011 20:10 - di

Michele Santoro sta per tornare più ricco (93mila euro raccolti con le sottoscrizioni sul web e 26 puntate a 250mila euro l’una) e più spietato: «La rivolta del pubblico è già cominciata. Dal 3 novembre ogni giovedì sarà una giornata di sciopero del telespettatore ordinario dalla tv che fa schifo». La voglia di rivalsa è degna del conte di Montecristo, le motivazioni da far sembrare dei boyscout Sakarov e Solgenitzin. «Quella di Servizio Pubblico è una tv che sale sulla gru», annuncia l’ex conduttore di Annozero che sentenzia: «In Italia la censura c’è». Dopo la conferenza stampa di ieri non si direbbe. Nella affollatissima sede del Sindacato dei giornalisti il suo show meritava una diretta a reti unificate. Intanto, per essere un epurato, può vantare una corazzata editoriale senza precedenti.

Il Verbo a reti unificate
Nessuna piattaforma sarà priva del verbo santoriano. Dal satellite al digitale terrestre, dal web alla radio. Il 3 novembre alle 21 sarà difficile non incappare nel Santoro Day. Non manca nessuno nella santa alleanza antiberlusconiana. Le tv del tycoon australiano Rupert Murdoch metteranno a disposizione tre canali del bouquet satellitare: Sky Tg24 manderà in onda la trasmissione sul canale Eventi, visibile nella posizione 504 o nella griglia interattiva di Sky Tg24, alla quale si accede attraverso il tasto verde del telecomando Sky. Il programma sarà anche sui canali 100 e 500 di Sky. «Una scelta perfetta per noi, non avrei lavorato in esclusiva per una tv a pagamento», commenta l’ex europarlamentare dei Ds rispondendo a una domanda sullo spazio messo a disposizione dalla piattaforma satellitare. Santoro è riuscito anche nell’impresa di accomunare sotto le sue insegne i due principali quotidiani italiani. Il gruppo Rcs manderà la diretta sul sito del Corriere della Sera la trasmissione così come farà Repubblica. Le truppe di De Benedetti faranno uno sforzo ulteriore assicurando anche l’esclusiva radiofonica per Radio Capital. Sul web il programma sarà trasmesso anche dal sito de Il Fatto quotidiano. Pur non andando in onda sui tre poli, (Rai, Mediaset e La7) la trasmissione sarà accessibile sul digitale terrestre di molte delle principali emittenti locali. Gruppi potenti a livello territoriale, non propriamente cooperative o no-profit. Tanto per avere un esempio, in Umbria e nel Lazio toccherà alle tv del gruppo Caltagirone (T9 e Teleroma 56) mentre in Sardegna saranno le reti di proprietà di Sergio Zuncheddu, costruttore-editore, proprietario anche dell’Unione Sarda, a ospitare il programma del giovedì. Una scelta che l’Espresso ha stigmatizzato dato che l’imprenditore viene considerato vicino a Berlusconi. «La decisione è tecnica ed stata presa da Publishare, la concessionaria di pubblicità», ha spiegato Santoro alla Nuova Sardegna, «a noi serviva una copertura regionale e Tcs la garantisce, d’altronde tutti sanno che sono abituato a convivere con gente che sta dall’altra parte». Insomma, basta che pagano (e che  trasmettono). Il format, facile a dirsi: sarà l’ideale proseguimento di Annozero. Tema della prima delle 26 puntate previste da qui a giugno sarà «Scassare la casta». Il business funziona e Santoro punta ancora su quello. Nello studio allestito a Cinecittà, tra tubi Innocenti e gru (ma niente frigorifero, promette Santoro, prendendo le distanze dalla scenografia del “rottamatore” Renzi), si confronteranno Diego Della Valle e Luigi De Magistris. Sarà una gara a chi trova l’insulto migliore per Berlusconi? Santoro dice di no. «Se cadono Berlusconi e Bersani sono cavoli loro – ha detto rispondendo a una domanda in conferenza stampa – Quando 200mila persone seguono su internet la prima giornata della convention di Renzi la nuova tv c’è già. Se la Rai non cambia sarà travolta: sarà difficile che la gente accetti di tenere in piedi un carrozzone che non dà informazioni ritenute essenziali dal pubblico».

La Rai nel mirino
Perché la vera tv, il vero servizio pubblico, è la tesi di Michele, la farà lui e lui solo: «Povero ma artisticamente bello: sara così il mio nuovo programma: una tv che sale sulla gru – ha detto il giornalista alludendo alle proteste di molti lavoratori nei mesi scorsi – come hanno fatto tanti per far sentire loro voce. Ora si affianca anche una televisione che non ha diritto di cittadinanza. E quindi questi due mondi si saldano». Contro viale Mazzini il nostro eroe ha sparato a palle incatenate. «È sbagliato dare a Giuliano Ferrara lo spazio del dopo Tg1, mentre va bene è giusto che abbia uno spazio in una prima serata andando a cercare l’ascolto in una fascia diversa». Particolarmente velonoso con il presidente, Paolo Garimberti. «La smetta di dire fesserie e affronti il problema della televisione, non ritiro la mia candidatura a direttore generale della Rai, non consentiremo i loro giochini, non gli faremo dire che il servizio pubblico è uno e indivisibile. Perché secondo Santoro «la Rai è stata divisa fino all’infinitesima particella e con un po’ di pudore questo presidente della Rai deve pensare ad altro anziché dire che la Rai è una ed indivisibile. Se si perde Santoro o la Dandini, devi sapere cosa metterci al loro posto. Se invece non accade e si fa questo per ragioni extra aziendali, vuol dire che stai ancora subendo la censura». Santoro ha poi respinto l’etichetta di vittima: «Io non sono una vittima, sono invece al centro del ring. Un ring televisivo da sette milioni di euro annui secondo i pubblicitari. Perché Santoro non è solo conte di Montecristo e Sakarov, ma anche un po’ Mike Tyson.

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