«La gente ci sta premiando perché Alfano è di parola»
Tesseramento Pdl: a che punto siamo? La nascita dell’ormai leggendario “partito vero”, oltre la dimensione superata del “partito leggero” (o “liquido”, secondo la sfortunata e vagamente sfigata formula veltroniana), prosegue senza soste. Militanti e sostenitori del Popolo della libertà continuano ad avvicinarsi ai gazebo o alle sedi del movimento per dare il proprio contributo, nonostante (più che grazie a) una campagna di propaganda dal dubbio appeal. Le prime giornate dedicate al tesseramento – cadute, peraltro, in occasione della calata dei barbari su Roma del 15 ottobre scorso… – hanno visto un notevole afflusso attorno ai gazebo installati in tutte le città italiane. Particolarmente frequentati gli stand di Milano e Napoli e quelli allestiti nei capoluoghi di di Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Notevole affluenza anche a Torino e nelle decine di gazebo allestiti dai militanti toscani. E ora mancano solo i numeri.
Oltre il 70-30
Ma Gregorio Fontana, deputato e responsabile nazionale per il tesseramento, frena: «I dati – spiega – li avremo alla fine, ma per ora, a una settimana dal termine, il sentiment è positivo. Abbiamo avuto ottimi riscontri, ad esempio a Milano ma anche in altre città. Ma più che i risultati in un luogo in particolare, quello che ci trasmette ottimismo è il tam tam che si è creato attorno a questa iniziativa». Insomma, per il momento si parla di sensazioni, di qualcosa che è nell’aria. Il che, comunque, non è poco: fra la congiuntura economica che mette nei guai il Paese (quindi il governo, quindi il centrodestra, quindi il Pdl) e i venti dell’antipolitica che sferzano il Palazzo, trovare occasioni di entusiasmo per la politica non è semplice. «In generale – spiega Fontana – il momento non è dei più facili. Proprio per questo sorprende la voglia di essere protagonisti dei nostri sostenitori. La gente ci crede, ora percepisce che si può davvero andare oltre la logica del 70-30, creare un partito nuovo in cui i dirigenti siano scelti in base al merito e non perché provengono da Alleanza nazionale o da Forza Italia». Se ne è parlato tanto, di questo benedetto 70-30 (le quote di rappresentanza previste nel Pdl rispettivamente a chi veniva da Fi e da An) e di come andare oltre: possibile che si sia finalmente giunti a una risoluzione? Per il responsabile del tesseramento, l’accelerazione su questi temi, finalmente in coerenza e consequenzialità con le parole tante volte spese, è una delle ragioni del successo del tesseramento: «Il fatto di aver finalmente tenuto fede alle promesse, il fatto che Alfano abbia realizzato quello che da tempo dicevamo, ha creato credibilità attorno al progetto», afferma Fontana.
Tesseramento: che fare?
Resta ora da ribadire le modalità del tesseramento e le prossime tappe che separano il Pdl dal suo essere un “partito vero”. Per il deputato pidiellino, «le modalità di iscrizione sono semplicissime. La più immediata è quella via internet, dove è previsto anche il pagamento via carta di credito. Oppure ci si può recare in una qualsiasi sede del Pdl. L’importante è che, in qualsiasi modo ci si voglia tesserare, si spedisca tutto entro il 31 ottobre. Sia i congressi provinciali che quelli comunali, infatti, si baseranno sugli iscritti alla data del 31 ottobre. I ritardatari saranno ugualmente tesserati, ma non potranno partecipare ai congressi. Le prossime scadenze sono quelle che riguardano i congressi provinciali a fine novembre e quelli comunali da dicembre in poi. A partire dal mese di gennaio ci sarà invece la possibilità di scegliere i candidati alle elezioni amministrative».
Il fuoco amico di Sallusti
Tutto bene sul fronte tessere, quindi? Non esattamente, se è vero che ancora sabato scorso giungeva sui gazebo del Pdl il fuoco amico dalle colonne del Giornale. «C’è un cancro che minaccia il Pdl e che non è riconducibile alle difficili decisioni che la maggioranza è chiamata a prendere su materie economiche e non soltanto. Si chiama tesseramento», scriveva in un editoriale Alessandro Sallusti, secondo il quale con il nuovo sistema «non conta saper fare politica, essere in sintonia con il leader o con il programma, non è importante quanto consenso elettorale hai ottenuto: conta saper vendere tessere […]. Esattamente l’inverso della filosofia con la quale Forza Italia ha sbaragliato 18 anni fa proprio i partiti delle tessere». Ma Fontana rispedisce al mittente le accuse: «Sallusti – afferma – sbaglia. Intanto perché anche Forza Italia, dopo il primo momento, si dette una organizzazione interna più rigida ed ebbe tesseramenti e congressi a partire dal 1998. La verità è che il “partito leggero” è utile nelle prime fasi di vita di un movimento, poi si ha sempre l’esigenza di strutturarsi. Quanto ai “signori delle tessere”, non so cosa voglia dire: in presenza di regole precise credo che i fantomatici “signori delle tessere” siano solamente una leggenda metropolitana»…