Italiane rapite, Missione lampo della Boniver

27 Ott 2011 20:17 - di

Viaggio-lampo di Margherita Boniver inviato speciale per le Emergenze umanitarie del ministro degli Esteri Franco Frattini, in Mali e Burkina Faso per una missione ufficiale. La questione centrale della missione è la sorte delle nostre due connazionali in mano ai sequestratori, Maria Sandra Mariani e Rossella Urru. Entrambe sarebbero state rapite dalla cellula di Al Qaeda nel Mali (Acmi). L’onorevole Boniver, che ha al suo attivo numerosi casi di sequestri andati a buon fine, incontrerà le massime autorità due due Stati.

Onorevole, quest’anno è già la sua seconda missione nel Mali.

Sì, sono venuta nel maggio scorso, per il caso della Mariani, rapita ormai il 2 febbraio scorso, cui oggi si aggiunge l’altro doloroso caso della cooperante Rossella Urru, sequestra tra il 22 e il 23 ottobre scorsi al confine tra Algeria e Mauritania (i rapitori sarebbero arrivati dal Mali a bordo di un fuoristrada e con le armi spianate hanno attaccato la foresteria di un campo profughi a ovest di Tinduf, ndr).

È fiduciosa per l’esito della sua missione?

Sì, molto. Incontrerò in queste ore a Bamako il premier del Mali Sidibé e, in Burkina Faso il presidente Blaise Kompaoré, al fine di verificare la situazione dei connazionali attualmente in mano a rapitori, che si troverebbero sul territorio del Mali e del Burkina Faso. Tra l’altro, l’incontro del 2010 a Ouagadogou con Compaorè fu decisivo per il caso Cicala, i coniugi italiani liberati dopo 4 mesi di prigionia. Quindi mi auguro che il presidente possa ancora una volta risultare determinante per la migliore soluzione possibile dei due casi. Vorrei anche sottolineare che tali incontri istituzionali sono considerati dalla nostra diplomazia passi della massima importanza per interloquire con personalità che hanno saputo dimostrare in passato tutta la loro comprensione e la loro efficacia.

I sequestri di occidentali in quella zona si stanno moltiplicando. Perché?

Innanzitutto perché è un territorio – desertico – fuori dal controllo delle autorità centrali proprio per la sua stessa conformazione geografica. Ma ultimamente in particolare il Mali sta subendo i contraccolpi durissimi della questione libica. Già decine di migliaia di lavoratori che erano occupati in Libia stanno frettolosamente rientrando per l’incertezza del futuro, per giunta inserendosi in un contesto economico piuttosto depresso di suo. Il Mali è uno degli Stati più poveri dell’Africa e questa interruzione delle rimesse dall’estero certo non gli gioverà. A queste contingenze si aggiunga che stanno rientrando sempre dalla Libia miliziani che combattevano con Gheddafi, e stanno rientrando armati. E non vorrei dimenticare che questo tipo di azioni criminali avvengono non solo qui nell’Africa sub sahariana, ma anche in altre zone: in Kenya e soprattutto in Somalia, dove ci sono ancora ostaggi italiani a bordo della nave italiana Savina Caylyn che è ancora sequestrata alla fonda a Mogadiscio.

Sembra che i rapitori siano dell’Al Qaeda del Mali. Cosa vogliono in cambio?

In queste missioni ho imparato una cosa: che ogni sequestro è diverso dall’altro. Possono volere soldi, ma anche scambio di prigionieri, o attirare l’attenzione. In ogni caso sono sempre più gli operatori umanitari rapiti, per il fatto che sono le prede più semplici.

L’Italia è peraltro molto presente in Mali e nelle altre nazioni della regione…

Assolutamente. La nostra Cooperazione è presente del Paese sin dagli anni Ottanta. Nei colloqui odierni affronterò anche la questione del controllo dei confini, di diversi programmi di aiuti e soprattutto dell’addestramento da parte di nostri istruttori per la polizia di confine. È più importante di quanto possa apparire, perché si consideri che i predoni del deserto che girano indisturbati hanno completamente ucciso il turismo che, in un Paese come questo, rappresentava sempre una pur qualche risorsa. La crisi, anche se di tipo diverso, colpisce anche questi Paesi. In Mali ci sarà adesso in aprile un’importante tornata elettorale, si voterà per le presidenziali.

La nostra intelligence come si sta muovendo, se me lo può dire?

Ma guardi che i nostri servizi sono già al lavoro da un minuto dopo che si sono verificati i sequestri. Ci sono dei protocolli molto precisi ed efficaci che scattano automaticamente. Mi risulta che se ne stanno occupando praticamente a tempo pieno. Ma la mia è una missione diplomatica e politica.
Alle notizie dell’inviata speciale del governo Margherita Boniver possiamo aggiungere che, secondo quanto ha scritto il quotidiano algerino el-Khabar mercoledì scorso, l’esercito di Algeri ha ucciso proprio il giorno dopo il sequestro della Urru, nel corso dei rastrellamenti avviati nel sud dell’Algeria, quattro terroristi di Al Qaeda che si ritiene abbiano partecipato al sequestro dei tre cooperanti europei, l’italiana appunto e due spagnoli avvenuto nel campo del Fronte Polisario a Tinduf. I militari hanno individuato e attaccato una jeep con a bordo quattro miliziani armati di tutto punto. Il veicolo è stato distrutto e i quattro terroristi sono morti. L’esercito ha sequestrato armi pesanti e fucili Kalashnikov e anche visori notturni che gli inquirenti ritengono siano stati usati per perlustrare la zona dove è avvenuto il sequestro. I quattro hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con i militari mentre tentavano di attraversare il confine con il Mali.

Commenti