Il golpe per via giudiziaria? C’è un primo “reo confesso”

8 Set 2011 20:15 - di

Rocco Buttiglione come il Robert Redford in Proposta indecente, solo che al posto dell’avvenente Demi Moore c’è il premier Silvio Berlusconi e la proposta il presidente dell’Udc la fa dalle pagine di Avvenire. Una proposta, più che indecente, molto grave: fatti da parte e ti daremo un salvacondotto. «Berlusconi passi la mano, lasci la guida del governo e i suoi processi penali saranno bloccati. Tutti». Ancora di più. «Noi lo garantiremo da vendette, da rappresaglie, da espropri, dal carcere. Non potremo bloccare azioni e processi civili, ma i procedimenti penali sì» e «stiamo lavorando in questa direzione». Ecco la prova del nove, il momento della verità, il giù la maschera. Dalla logica e dal peso delle parole del resto non si sfugge e Giorgio Stracquadanio, esponente del Pdl e direttore del quotidiano on line Il Predellino tira le somme: «Nel momento in cui Buttiglione dice “noi garantiremo” ci dice esattamente che la persecuzione giudiziaria di Berlusconi è una persecuzione politica. Quando dice “potremo bloccare i procedimenti penali” non fa altro che certificare la tesi del “golpe” politico per via giudiziaria che noi sosteniamo da anni e che si è tentato di negare. Ora Buttiglione ci fornisce la prova che è proprio così».
Allora, cosa dovrebbe fare un uomo che ha il senso dello Stato che con le sue parole certifica uno scenario simile?, si chiede l’esponente del Pdl: «Un uomo di Stato dovrebbe bloccare il golpe, cercare  di perseguire chi lo sta perpetrando. Se Buttiglione fosse erede della tradizione cristiano- democratica di un Cossiga dovrebbe chiedere che si indaghi immediatamente per capire dove, in quali sedi giudiziarie è in atto questa persecuzione, invece….».
L’uscita di Buttigione lascia spazio a un solo atto logico e consequenziale: «Chiedo ufficialmente che venga istruita una Commissione parlamentare d’inchiesta sui magistrati fuori controllo, per verificare se ci sono gli estremi per una violazione dell’articolo 289 del Codice penale».
Siamo di fronte a un chiaro uso politico della giustizia «ed è interessante notare – precisa Stracquadanio – che questa proposta viene avanzata proprio quando nel processo Tarantini il premier è parte lesa. Nella logica di Buttiglione tale processo, allora, non dovrebbe essere fermato?..».
L’avvocato di Silvio Berlusconi Maurizio Paniz rabbrividisce di fronte al termine «salvacondotto». «Guardi, l’uscita di Buttiglione non meriterebbe di essere nemmeno commentata, è una mera boutade perché il salvacondotto non esiste nel nostro sistema giudiziario. Nemmeno il Capo dello Stato ha il potere di garantirlo», ha commentato.
«Questo premettendo che sono assolutamente convinto che il presidente Berlusconi non debba temere dai procedimenti penali alcunché, perché i suoi procedimenti sono praticamente costruiti sul niente, con chiare volontà politiche dietro». Le parole di Buttiglione «dal punto di vista tecnico non stanno né i cielo né in terra. L’unico senso che vi ravviso è che nella foga di voler portare l’Udc sul podio di comando è andato veramente oltre ogni limite del buon senso».
«Non c’è dubbio, l’intervento di Buttiglione rivela che siamo di fronte a un ricatto politico bello e buono», ci dice l’avvocato penalista e deputato del Pdl Manlio Contento. È grave che «per “liberarsi” di Berlusconi si arrivi a garantirgli un’eventuale impunità. Queste parole hanno un peso e non possono non avere un seguito. Il minimo che quindi si dovrebbe pretendere di sapere dal diretto interessato, Buttiglione, è in che modo e dove “si sta lavorando in questa direzione”, come ha scritto su Avvenire». Perché, semmai, l’unico luogo deputato a farlo è il Parlamento».
È un fiume in piena Contento. «Confesso di essere smarrito e sconcertato. Sono anni che chiediamo un chiarimento sui rapporti tra potere politico e giudiziario e cosa viene proposto? Anziché uscirne con una norma di carattere generale, si fa ricorso a un procedimento “straordinario” che di cui non si chiarisce bene la portata».
Perché delle due l’una, prosegue «o i processi intentati al premier poggiano su accuse fondate o sono invenzioni persecutorie. Allora, dopo che noi abbiamo sempre denunciato tutto questo, dovremmo ora mettere il “sigillo” politico a tutto questo»? D’accordo anche lui sulla proposta Stracquadanio di istruire una Commissione d’inchiesta, una proposta «ripetutamente richiesta da noi in passato ma che l’opposizione ha più volte rigettato con l’obiezione che non si potevano mettere sotto inchiesta i magistrati».
Anche Giorgio Holzmann, componente della commissione giustizia della Camera è rimasto basito leggendo Avvenire. «O si tratta di parole in libertà dette con troppa superficialità e disinvoltura, o dovremmo pensare molto, molto male, ossia ipotizzare procedimenti politico-giudiziari che non hanno nulla a che vedere con la nostra democrazia. Dunque, Buttiglione chiarisca. Deve spiegarci il senso di quel che ha detto. Se così non accadrà, sarà evidente che ci troviamo di fronte a regole non solo stravolte, ma anche annunciate e in qualche modo legittimate».
Stupito dall’”ingenuità” di Buttiglione è il senatore del Pdl, avvocato, Antonino Caruso. «Il ragionamento che le parole del presidente dell’Udc  certificano la tesi del golpe politico per via giudiziaria non fa una grinza», concorda. Non solo, «sono parole molto ingenue, perché  provano ciò che diciamo da sempre: ossia che esistono forze politiche che hanno rinunciato da tempo alla battaglia elettorale e alla competizione sul terreno squisitamente politico per intraprendere scorciatoie giudiziarie. Ecco, molti hanno l’accortezza di farlo senza dirlo, Buttiglione ha commesso l’ingenuità di dirlo apertamente…»
Poi Caruso preferisce l’ironia e conclude: «Buttiglione ha dimostrato di avere letto con un po’ di ritardo le Catilinarie di Cicerone e l’apologo contro Verre, il governatore della Sicilia accusato di corruzione: in quei brani si comprende bene l’utilizzo  dell’“esilio” e del salvacondotto giudiziario come strumento di negoziazione al di fuori dello Stato di diritto».

Commenti