«I veri padroni della Rai? Dandini & co»
In Rai comandano loro. Lo ha detto pure Lucia Annunziata che li conosce meglio di me: a viale Mazzini c’è una mafia di sinistra». Alessio Butti, capogruppo Pdl in Commissione di Vigilanza Rai, prende spunto dalla nuova stagione televisiva per fare il punto sullo stato di salute dell’emittenza pubblica.
Senatore Butti, proprio ieri uno studio commissionato dall’Anci ha diffuso una classifica dei tributi ritenuti più insopportabili dal cittadino. Indovini qual è al primo posto?
Non me lo dica. Ho letto il sondaggio: il canone Rai viene considerata l’imposta più ingiusta. E non avevo bisogno del dossier, è quello che mi dicono in giro per l’Italia.
Il motivo?
Ognuno trova la scusa che gli fa più comodo. Quelli di sinistra mi dicono: perché io devo dare i miei soldi per vedere il plastico di Bruno Vespa? Quelli di destra invece mi fanno la stessa domanda contestando le trasmissioni di Michele Santoro.
Adesso però Santoro non c’è più. L’avete fatto cacciare…
È una balla.
L’ha detto pure l’ex direttore della “Padania” e conduttore dell’Ultima parola, Gianluigi Paragone. Ha detto in conferenza stampa: «Santoro è stato fatto fuori dalla politica».
Paragone è entrato in Rai grazie alla politica. Se poi penso che è stato anche in corsa per la poltrona di direttore di Raidue, credo abbia peccato quantomeno di ingratitudine verso l’azienda che gli stacca l’assegno e gli consente di andare in video.
Allora mi spieghi perché “Annozero” non c’è più.
Perché Santoro era convinto di strappare un contratto migliore altrove. Ma i suoi calcoli si sono rivelati sbagliati perché a La7 non gli davano gli stessi soldi e la stessa libertà che godeva in Rai.
Giovanni Floris e Serena Dandini sono rimasti, è contento?
Floris è un professionista capace, fazioso ma capace. La Dandini ha ridotto il suo costo. Entrambi hanno grande visibilità e guadagnano parecchio. Forse potevano essere pagati anche meno. Mamma Rai è tanto bistrattata, ma alla fine è l’Azienda che tratta meglio i suoi conduttori, soprattutto se conducono gli «approfondimenti progressisti».
Intanto il povero direttore di Raitre, Paolo Ruffini, è stato costretto a trasferirsi a La7…
Povero si fa per dire. Va a prendere più soldi. Dovrebbe essere contento anziché gridare all’epurazione.
Ma da telespettatore non le mancherà “Annozero”?
Neanche per sogno. E poi mi pare che andrà in onda su un circuito di tv private. Quindi chi vuole, potrà ancora vederlo.
Da abbonato Rai quale trasmissione rispecchia il senso del servizio pubblico?
“La Storia siamo noi” di Giovanni Minoli.
Quale trasmissione le piacerebbe vedere sulle reti di Stato?
“Omnibus” su La7. Pacata ed equilibrata. Sebbene sia orientata a sinistra, è costruita davvero bene. Su una rete del servizio pubblico mi piacerebbe vedere qualcosa del genere. Ci sono anche le professionalità.
Torniamo al canone Rai, l’idea di abbinarlo alla bolletta della luce è tramontata?
È una proposta che il consigliere Petroni per primo ha avanzato. È una buona idea. Personalmente ho presentato una proposta di legge: l’idea è di spalmare il canone sulla fiscalità generale, includendo delle fasce di esenzione maggiore. Ma oggi parlare di canone è un argomento impopolare, la gente non la capisce. E, secondo me, c’è anche una cattiva comunicazione all’esterno.
Mi faccia qualche esempio.
Sky arriva a costare circa mille euro all’anno, Mediaset costa almeno il doppio del canone annuo Rai.
Ma non sono imposte, lo sa meglio di me.
Vero, ma se valuta l’offerta dei tanti canali gratuiti offerti oggi dalla Rai rimane impressionato. Le faccio un esempio. Rai 4 di Carlo Freccero, che quando non fa i comizi è una grande risorsa per l’Azienda, fa una bella concorrenza nel campo dei film e telefilm per i ragazzi. Ma oggi se parli di Rai 4 il telespettatore medio pensa a Emilio Fede a Rete 4.
E la proposta di vendere una rete Rai?
Improponibile. Era in agenda col governo Prodi quando ancora c’era il sistema analogico. Commercialmente non sarebbe un affare conveniente né per la Rai né per il Tesoro. Semmai va affrontato il tema della privatizzazione, così come previsto dalla legge Gasparri. Questo è un argomento che va affrontato in maniera seria, senza fare ricorso agli slogan e senza sventolare bandiere ideologiche.