La finanziaria incassa il sì della Banca europea

7 Lug 2011 19:56 - di

La giornata di Tremonti è di quelle che la sera, per prendere sonno, devi spararti venti gocce di “serenase”. Tu chiamale, se vuoi, emozioni forti: quelle che iniziano la mattina, quando sui siti rimbalzano le immagini della conferenza stampa del giorno prima in cui il ministro dell’Economia dà del cretino a Brunetta, con un labiale rubato e interpretato maliziosamente da Repubblica.it. Segue chiarimento con Brunetta, abbraccio e impegni vari in giro per spiegare la sua manovra più difficile da quando è sceso in politica. Poi la svolta: mentre difende con i denti il suo rigore sui conti, davanti alla platea della Confesercenti, due righe restituiscono il sorriso al ministro. Sono quella che arrivano da Bruxelles: «Le misure prese dall’Italia, con la manovra, sono buone, sono decisioni non facili da prendere ma che vanno nella giusta direzione», commenta il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, nell’ambito di un ragionamento che verte sul monito rivolto a tutti i paesi: «Stiamo inviando un messaggio a tutti i paesi, senza eccezioni, sul fatto che il rigore sui conti pubblici, e le riforme strutturali, vengono ripagati con più crescita economica». Una bella soddisfazione, per Tremonti, che passerà il resto della giornata, fino al meritato riposo, a duellare con tutti quelli, e non sono pochi, che vedono nella Finanziaria un’ ingiusta punizione: nell’ordine, commercianti, enti locali e perfino i costruttori. Un copione collaudato, da quando esiste la manovra, e che fa da prologo alla discussione parlamentare che inizierà lunedì e sulla quale lo stesso ministro s’è mostrato disponibile al dialogo, a patto che i saldi contabili da lui indicati non vengano modificati.

La difesa della Finanziaria

«La manovra doveva essere emanata necessariamente con lo strumento del decreto legge», ha esordito Tremonti all’assemblea della Coldiretti: «Un dl lo puoi emendare e correggere ma pensare che si entri in autunno con i saldi aperti non è cosa positiva», ha spiegato ancora il ministro difendendo la linea del rigore. «Non possiamo fare più debito di quello che possiamo sostenere, non possiamo girare il debito sui nostri figli», ha incalzato la platea. Le sue parole sono risuonate categoriche e in parte anche rassicuranti, quando si è appellato al senso di responsabilità collettivo. « Senza pareggio di bilancio c’è solo il disastro. Il pareggio non è solo un obiettivo politico ma etico. Sei più serio se dai l’idea che non fai il bene a te ma il bene comune. È un’idea che vince. Se servi il Paese fai le cose che credi siano giuste e non fai il furbo, pensando di fregare qualcuno – ha detto il ministro –. La politica può fare molto male, ma per fare molto bene serve l’impegno di tutti. Non può farlo da sola».

La svolta sulle pensioni

Era stato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, mercoledì, ad annunciare le auspicate modifiche alle norme sulle pensioni, a saldi invariati, a conferma di quanto sostenuto da Tremonti. «Siamo apertissimi a discuterne», aveva detto Sacconi, dopo una richiesta degli stessi sindacati al governo di ritirare la norma che blocca, per il biennio 2012-2013, la rivalutazione automatica delle pensioni superiori a 5 volte (sopra i 2.380 euro) quelle minime e del 45% quelle superiori 3 e 5 volte alle minime. La possibile modifica della norma che blocca la rivalutazione delle pensioni fino a 2.380 euro è considerata possibile dal ministro. E questa apertura viene considerata positiva dai sindacati, perfino dalla Cgil, con il leader Susanna Camusso che commenta: «Spero lo facciano davvero. Il ministro – dice riferendosi a Sacconi –  aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni…». E ieri è arrivato anche l’apprezzamento dell’Ugl:  «Siamo pronti al confronto con il ministro Sacconi e apprezziamo la sua iniziativa, perché non si può continuare ad incidere negativamente nelle tasche di chi già da tempo contribuisce in modo diretto e indiretto a ripianare il bilancio dello Stato», dice Giovanni Centrella, segretario generale.

Il fronte delle regioni

La Conferenza unificata delle Regioni ieri scelto la linea della dura opposizione al governo, parlando di “conflitto istituzionale”. Le proteste hanno coinvolto anche sindaci e presidenti di Regione di centrodestra: «Nessuno vuole toccare il saldo della manovra, noi vogliamo soltanto equità», ha riferito il sindaco di Roma e vicepresidente dell’Anci, Gianni Alemanno, al termine della Conferenza unificata. «L’incontro con il presidente del Consiglio risolverà la grave frattura che si è venuta a realizzare tra governo, regioni e enti locali», commenta il presidente facente funzioni dell’Anci, Osvaldo Napoli. Critiche al governo anche dal presidente del Lazio Renata Polverini: «Non aiuta il governo stesso prendere decisioni in maniera unilaterale nel momento in cui da parte degli enti locali c’è la disponibilità a ragionare».

Le critiche dei commercianti

La liberalizzazione degli orari dei negozi nelle città d’arte, così com’è stata definita nella manovra, non s’ha da fare. I commercianti promettono battaglia e il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ammette che così non va e punta a introdurre modifiche nel passaggio parlamentare.  Per finire in bellezza, anche le imprese del settore delle infrastrutture alzano le barricate contro la decisione del Governo di inserire nella manovra finanziaria un tetto dell’1% all’ammortamento fiscale dei beni in concessione.

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