Anche se tutti noi no (o almeno io)

20 Lug 2011 20:46 - di

Per la prima volta da quando ho preso la direzione sono giunti al giornale messaggi di forte dissenso e addirittura insulti, a commento degli articoli che definivano negativamente la retorica anti-casta. A conferma, per quanto mi riguarda, che il Paese è preda di una sindrome irrazionale. Ci sono già passato. Sono sempre stato, in ogni fase della vita, rappresentante del Male assoluto di turno. Cercare di spiegare a qualcuno che la destra non c’entrava nulla con le stragi, i golpe o addirittura con il massacro del Circeo significava attirarsi calci e sputi dalla folla. Dire dopo l’11 settembre che l’equazione musulmano/terrorista era un’idiozia mi è valso altri sputi e insulti. Dire che la retorica anti-casta è una frode, una presa in giro, uno specchietto per le allodole, non può attirare che critiche. Ma è la verità. Io non dirò che il re ha un bel vestito per ricevere applausi, quando è evidente che il re è nudo. E non dirò che Cristo è morto di freddo per farmi dare pacche sulle spalle. E non scriverò che i parlamentari sono tutti papponi per vendere più copie come ormai fanno tutti. Si può fare politica senza rubare e senza prendere in giro la gente. Si può fare il giornalista senza prestarsi a giochi schifosi. Si può fare il magistrato senza abusare del proprio potere. Prima di Tangentopoli chi contestava il sistema andava in galera e tutti gli altri ne approfittavano. Quando i potenti sono caduti, tutti a tirargli monetine, come tiravano calci a Mussolini appeso per i piedi e sassi ai nobili portati alla ghigliottina. Non starò mai con quelli che applaudono il boia, nemmeno quando sul patibolo ci andasse il mio peggior nemico.

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