American crac? Ma l’Italia può salvare l’Euro
Ora che gli Stati Uniti tengono il mondo con il fiato sospeso per l’accordo sul debito, anche in Italia qualcuno si è accorto che il nostro Paese, puntellato da una manovra rigorosa, per i paesi dell’Eurozona può rappresentare un argine alla crisi più che una zavorra in grado di trascinare tutti sul fondo. L’accordo per il salvataggio della Grecia non ha convinto del tutto i mercati, innervosendo le Borse – anche ieri – almeno quanto il braccio di ferro tra Obama, Repubblicani e Democratici sull’innalzamento del debito, su cui il presidente Usa ha annunciato di voler mettere il veto, dopo aver prefigurato agli americani il rischio del default. Un crac che costerebbe carissimo all’economia mondiale, Eurozona compresa, come ha sottolineato ieri il numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde: «Le lancette dell’orologio si stanno muovendo e chiaramente questo problema va risolto immediatamente, perché uno choc negli Usa avrebbe serie conseguenze nel resto del mondo».
Governi stabili, è la priorità
Nel Vecchio Continente si gioca una partita speculare a quella americana. Paesi locomotiva come Germania e Francia, guardano con preoccupazione alla possibile contaminazione di Spagna e Portogallo, mentre sull’Italia la principale preoccupazione è quella della stabilità politica. Ecco perché il vento della paura che soffia dagli Usa e il bubbone greco che non si riesce a disinfettare in Europa, rappresentano al contempo la migliore garanzia per il governo Berlusconi, al quale un po’ tutti, in Europa, chiedono di proseguire sulla strada intrapresa: rigore e continuità. Di beghe politiche interne, capricci leghisti e proposte indecenti di esecutivi tecnici, non frega niente a nessuno, tantomeno a Napolitano: il Capo dello Stato è il primo a rendersi conto che solo un governo politico, puntellato sulla figura di un rigorista doc come Tremonti, può rappresentare la migliore diga all’esondazione della crisi europea che proprio sulla capacità di reazione della terza economia europea e sulla protezione della moneta unica deve costruire le proprie barricate. Soprattutto se in presenza di una politica monetaria svalutativa degli Usa, che Obama potrebbe favorire per ridare impulso al Pil, il dollaro dovesse attirare capitali speculativi sottratti alla finanza del Vecchio Continente favorendo l’export americano ma creando un’ulteriore fattore di turbolenza alle politiche commerciali dei paesi europei. Il dato di fatto è che al momento, se gli Stati Uniti fanno tremare il mondo, l’Italia rappresenta la speranza della solidità europea su cui Londra, Bonn e Parigi confidano sull’Italia per evitare una deriva greca. Anche ieri, peraltro, ci siamo difesi benino sui mercati: la buona notizia è che PiazzaAffari è stata l’unica piazza europea a chiudere in rialzo, quella cattiva è che lo spread tra i Btp pluriennali italiani e quelli tedeschi è risalito intorno a 300 punti. È andata bene, invece, l’asta sui i Bot, la cui asta ha fatto registrare una richiesta pari a 11,7 milioni, rispetto a un importo offerto di 7,5 milioni. Bene la richiesta, maluccio i rendimenti in crescita.
I media stranieri: forza Italia
Un’occhiata ai giornali stranieri ci aiuta a comprendere come le aspettative sull’Italia siano enormi. E per nulla disfattiste. Il New York Times sottolinea come le turbolenze politiche siano il pericolo principale per l’economia del Belpaese, il cui tracollo rappresenterebbe per l’Unione europea «una minaccia ben più grave di quella greca». Turbolenze politiche, appunto: un aspetto su cui l’opposizione dovrebbe fare una riflessione, quelle che oppone Napolitano a chi cerca di tirarlo per la giacca sull’ipotesi, sciagurata anche per il Colle, di un governissimo più o meno tecnico. Per il quotidiano britannico Times, che si affida a Luis Garicano della London School of economics, «l’entrata dell’Italia nel club dei paesi a rischio contagio ha cambiato le regole del gioco». «Forse l’accordo europeo della scorsa settimana sul secondo riscatto ellenico sarebbe stato risolutivo un anno fa, ma adesso, se la crisi è riuscita a mettere in ginocchio anche un’economia grande come quella italiana, risulta evidente che la Ue ha bisogno di cambiamenti strutturali importanti. Per combattere gli attacchi speculativi la zona euro dovrebbe iniziare a funzionare come un’unione economica e sostenere la moneta unica». Secondo lo spagnolo El Mundo, la fragilità del’accordo sulla Grecia è alla base delle difficoltà italiane sui titoli di Stato. Insomma, i colpevoli sono altrove. «Cosa bisogna aspettarsi ora? Un terzo riscatto della Grecia?». Il Guardian sottolinea il rischio che la crisi si estenda ad Italia e Spagna, «o addirittura alla Francia», puntando sulla necessità di stabilità e concretezza di tutti i paesi dell’Eurozona. Occhio a Sarkozy, più che a Berlusconi, è il messaggio del tabloid britannico.
Bini Smaghi ottimista
«L’Italia ha preso misure forti e il suo rapporto debito-Pil calerà in fretta dopo il 2014». Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, in un’intervista alla Cnbc mostra ottimismo. Il banchiere fiorentino ha inoltre criticato la recente proposta dell’ex capo economista della Bce, Otmar Issing, di espellere la Grecia dall’unione monetaria dopo la ristrutturazione del debito: «Sono rimasto sorpreso da questa affermazione provocatoria».