Web, quella bufala del “popolo della rete”
Internet, Facebook, Twitter e i blog hanno cambiato l’approccio di fare politica a destra quanto a sinistra. Antonio Palmieri, responsabile comunicazione Internet del Pdl, è un pioniere della rete: «Quel che conta è “esserci”, come persona e come politico. “Abitare” la rete è una grande opportunità per tutti».
Ma qual è il rapporto tra politica e web?
La rete rappresenta sempre di più uno strumento indispensabile che si è consolidato nel tempo in due direzioni. Per i partiti politici il web è uno strumento di ascolto dell’opinione pubblica e dei propri sostenitori. Per i singoli eletti è un impegnativo, ma utilissimo, strumento di dialogo con i cittadini per informarli sul loro operato. Inoltre, gli eletti ascoltano e rispondono alle critiche che vengono portate dai cittadini. In ogni caso internet è un bambino che ha “sempre fame” e non si accontenta della solita pappetta. È necessario un grande impegno per presidiare tutte le opportunità che il web offre.
Spesso molte notizie diffuse sui social network, come dimostrano alcuni casi in cui sono stati coinvolti esponenti politici, poi si rivelano false…
La moneta buona schiaccia quella cattiva. In primo luogo ci si difende con l’essere presente sul web, popolando la rete di contenuti esatti espressi con linguaggi semplici e chiari che rimandino a fonti certe chi desidera approfondire l’argomento. L’altro modo è quello di contestare direttamente chi diffonde false notizie nei siti o nelle pagine dei social media.
Quale è stato il ruolo reale dei social network sull’esito dei referendum?
La realtà viene sempre prima della comunicazione. Nel referendum sul nucleare il risultato era già segnato dopo la catastrofe in Giappone e dopo che la Cassazione aveva ritenuto insufficiente la moratoria del governo. L’onda emotiva scatenata avrebbe fatto vincere i sì anche senza la mobilitazione che c’è stata in internet.
Ma, secondo lei, il web è capace di spostare l’elettorato da una parte all’altra e quindi di condizionare l’esito del voto?
In Italia è difficile che il web riesca a spostare grandi masse di elettori da uno schieramento all’altro. Gli elettori delusi si rifugiano nell’astensionismo o nel non voto. In questo senso internet è importante per mantenere i rapporti coi propri elettori informandoli direttamente e continuamente. E ascoltando e rispondendo alle obiezioni e perplessità poste dai cittadini. Le elezioni ormai vengono in parte decise anche dagli eventi accidentali degli ultimi giorni prima del voto e, quindi, la rete con la sua immediatezza e capacità di diffusione può avere un ruolo importante nell’enfatizzare situazioni negative che possano accadere a ridosso delle elezioni. Come, per esempio, è avvenuto nel famoso confronto Moratti-Pisapia su Sky.
Come si posizionano Pdl e Pd online?
Tutti e due gli schieramenti usano internet con approcci in parte simili. Rispetto alla sinistra, oltre al sito istituzionale del partito www.Pdl.it, abbiamo da tanti anni, una pluralità di presenze online. Per esempio c’è governoberlusconi.it dedicato alle realizzazioni del governo. C’è Forza Silvio.it, il network di Berlusconi con 243mila presenze registrate. Cerchiamo sempre d’inventarci, specie in campagna elettorale, iniziative online “forti”. Noi siamo un po’ “corsari”…
In che senso?
Da quando nel 2001 ci inventammo il concorso sui manifesti taroccati cerchiamo costantemente di trovare nuove iniziative online che siano originali e accattivanti.
Per esempio…
Abbiamo lanciato la campagna sui gadget antiProdi nel 2006, in occasione della manifestazione del 2 dicembre. Lo spazio “Sinistra tolleranza”, nel forum del sito nazionale del Pdl, mostra il “meglio” degli insulti che quotidianamente ci vengono rivolti e che più volte è stato criticato dagli organi di stampa. Oppure, l’iniziativa “Silvio risponde” ha portato l’anno scorso il premier a rispondere online in audio ai sostenitori di ForzaSilvio.it. E, infine, il libro L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio raccoglie una selezione dei cinquantamila messaggi di solidarietà a Berlusconi che gli sono stati inviati in trentasei ore dopo l’aggressione a Milano, del 13 dicembre 2009. Esempi che hanno avuto risonanza anche all’esterno.
C’è un pubblico che segue solo la politica in internet?
Certamente, si tratta di appassionati. Ovviamente il picco d’interesse c’è durante le campagne elettorali. In quei periodi milioni di cittadini cercano informazioni in internet e, quindi, bisogna essere pronti a dare notizie giuste.
Ha in mente qualche campagna?
Il Pdl dovrà continuare ad approfondire l’uso del mezzo che in questi ultimi anni ha moltiplicato i luoghi e le possibilità di comunicazione sia come capacità di distribuire informazioni corrette, sia soprattutto come capacità di ascoltare il cittadino e i nostri elettori e dare loro risposte più precise in tempo reale. È un grande lavoro continuativo che va svolto sempre in modo vario e diverso.
Ma esiste il “popolo della rete”?
È un’invenzione della sinistra. E glielo spiego subito: ogni mese sono online venticinque milioni di italiani, ciò vuol dire che esiste un “popolo in rete” e con queste persone bisogna saper dialogare ogni giorno e non soltanto durante le campagne elettorali.