Figli, Irpef e niente aerei blu: rispunta il Tremonti-Robin Hood
Riecco il Tremonti formato Robin Hood. All’assemblea annuale di Confartigianato si trova a meraviglia, manco fosse nella foresta di Sherwood. Armato di arco e frecce fa parecchie incursioni nei corridoi del Palazzo, un po’ trasformati nella vecchia contea di Nottinghamshire. Più che ministro tende a vestire i panni dell’eroe popolare, quello che toglie ai ricchi per dare ai poveri, prendendo di mira gli sprechi della politica, gli “aerei blu”, i proprietari di gipponi. Tutto a vantaggio dei figli e dei giovani, delle famiglie che vanno agevolate e di chi non si arrende al destino di bamboccione. Ma niente dev’essere lasciato al caso o all’avventura, perché «scassare il bilancio pubblico non è nell’interesse della gente, è prodotto dell’irresponsabilità».
Proprio per questo, esordisce con un esempio storico citando la Rivoluzione francese: «La mattina del 15 luglio 1789 il duca va dal re e gli dice, “Sire, hanno preso la Bastiglia”. “È una rivolta?”, chiede il re. “No, maestà, è una rivoluzione”. Ma il re continua a pensare che sia una rivolta e alla fine gli tagliano la testa. Voglio dire – spiega Tremonti – che siamo in una fase storica marcata da una fortissima discontinuità, la parola giusta per definirla è crisi, intesa come cambio di paradigma».
La prima sfida è sull’Irpef: «Credo che sia giusto un sistema con tre aliquote. Le aliquote più basse possibili – spiega – sono il modo giusto per combattere l’evasione fiscale. Bisogna uscire dal sistema per cui siccome lo Stato non si fida del contribuente tiene le aliquote alte e il contribuente dice: siccome le aliquote sono alte continuo a evadere».
Seconda sfida, il sociale. «Il prelievo fiscale – sostiene Tremonti – può essere modificato in funzione di tre logiche fondamentali: i figli (la natalità), il lavoro e i giovani. Su alcune voci si può essere meno conservativi». Dovrà essere data alle famiglie «la possibilità di avere più soldi in tasca per organizzare la propria vita». E la riforma fiscale dovrà essere «estesa al campo assistenziale, due torri di Babele» che hanno convissuto per anni».
Ma ecco che torna Robin Hood. «Bisogna dare assistenza a chi deve essere veramente assistito e togliere gli assegni a quelli che hanno i gipponi», sottolinea il ministro affermando che molti assegni assistenziali sono detenuti da «quelli che hanno i suv». Si tratta di «un enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere le finanze pubbliche». Poi spunta il “giustiziere”: «Meno aerei blu e più Alitalia», è lo slogan scelto da Tremonti per indicare che la stretta sulla spesa pubblica deve coinvolgere necessariamente la classe politica, chiamata a dare l’esempio. Fa quindi un esempio personale: «Oggi pomeriggio devo andare con l’aereo di Stato perché non so a che ora torno ma questa mattina sono venuto con Alitalia». Secondo il ministro «molti costi della politica devono essere ridotti e non conta quanti soldi valgono, conta che puoi legittimare il disegno di un paese nuovo». E ancora: «tutti gli incarichi politici e pubblici» possono essere remunerati come la media europea. «Questo è il presupposto fondamentale per iniziare a discutere di finanza pubblica e riforma fiscale». Il ministro elenca i numeri dell’attuale sistema di agevolazioni fiscali: sono 471 le voci di esenzione per un totale di 150 miliardi. «Non puoi tagliare tutto ma devi rivedere in quel magazzino quello che è stato accumulato». Un discorso che riceve consensi dalla platea. E che comincia a convincere pure la Marcegaglia: «Riflessioni interessanti». Viste le ultime prese di posizione degli industriali, decisamente non è poco.