Sos giovani: non c’è una lira ma il ministero…
Se non hanno i soldi, hanno molte idee, fantasia e una vocazione un po’ guascona alle missioni impossibili. Al ministero della Gioventù da quasi tre anni, zitti zitti, cercano di far convivere progetti e realizzazioni concrete. Con risultati che quasi nessuno conosce, che i media diffondono col contagocce, che i cronisti d’assalto non amano. Fa più notizia Giorgia Meloni che usufruisce dell’aereo di Stato per appuntamenti politico-istituzionali in Sardegna (che scandalo) del prestito d’onore erogato ai giovani disoccupati, del fondo per l’acquisto della prima casa per gli “under 35” con due figli, del “fondo Mecenati” per i giovani più meritevoli, dei campus estivi…
Il fiore all’occhiello del dicastero guidato dalla ormai giovane ex promessa di An (un passato di militanza studentesca tra le file di Fare Fronte, poi in An, nel Pdl…) è il pacchetto “Diritto al futuro”: un poker di iniziative per dare risposte sui temi del lavoro, della casa, della formazione, dell’autoimpiego, dell’istruzione. Con chiunque parliamo dal Dipartimento, guidato da Andrea Fantoma, medico con il “pallino” del sociale e del no profit, al caposegreteria che sciorina numeri su numeri, fanno a gara a raccontare quello che si costruisce, mattone dopo mattone. Se non ci sono fondi a sufficienza (il divo Tremonti fa tremare tutti, figuriamoci un ministero senza portafogli) la filosofia è quella della collaborazione con chi ce li ha, e magari non sa spenderli, sinergie con enti locali e fondazioni, privati.
Il pacchetto Diritto al futuro è presto spiegato dagli uffici che si affacciano su piazza Colonna: sono 300 milioni di euro di cui 216 messi a disposizione dal ministero e il resto da altri partner distribuiti su cinque progetti. A cominciare dal fondo casa per l’acquisto della prima abitazione, «con questo nuovo sistema di garanzie – spiegano – potremmo raggiungere tranquillamente la soglia di diecimila mutui. Abbiamo appena finito di battibeccare con l’Abi – scherzano – perché l’unica garanzia per gli istituti di credito siamo noi, il ministero». Tradotto significa che è vietato alle banche chiedere garanzie ai giovani e ai loro familiari per l’erogazione del mutuo come succede finora. Possono attingere al prestito solo i giovani che hanno il 50 per cento di reddito di natura atipica, cioè quanti finora non potevano ottenerlo. «Tutti quelli che hanno un reddito non superiore a 35mila euro», spiega Fantoma, «e che finora non sarebbero bancabili, come si dice tecnicamente». E ancora, sotto la voce Diamogli il futuro c’è il prestito per garantire un percorso di studi universitario a chi non ha una famiglia che può permetterselo. È il classico “prestito d’onore”, finalmente realizzato non «più a chiacchiere negli spot elettorali». Vi ricordate la notizia che Obama aveva finito di pagare i suoi debiti universitari poco prima di diventare presidente? In Italia con il ministero della Meloni vengono stanziati 5000 euro l’anno a persona per un tetto massimo di 25mila euro, che verranno essere restituti 30 mesi dopo l’erogazione dell’ultima rata. Per il lavoro, invece, vengono concessi 5mila euro ai giovani sotto i 35 anni con figli da portare “in dote” a un datore di lavoro che si impegni ad assumerli a tempo indeterminato. Chiara la doppia finalità, anche se Fantoma preferisce ribadirlo: «Da una parte c’è la volontà concreta di ridurre la precarizzazione, dall’altra quella di premiare chi ha fatto la scelta di mettere su famiglia malgrado le difficoltà». Particolarmente fantasioso ed efficace il Fondo Mecenati: si tratta di un meccanismo virtuoso con il quale il ministero finanzia al 40 per cento il progetto di un Mecenate (una fondazione o una grande impresa) per giovani meritevoli. Ci siamo detti – spiega lo staff della Meloni – evitiamo tempi biblici e spese inutili per la macchina dello Stato, invece di indire ennesimi bandi abbiamo detto agli esperti del settore “scommettete sui giovani e noi vi aiutiamo con un cip del 40 per cento di finanziamento”». A smanettare sul sito del ministero c’è da perdere la testa inseguendo link, collaborazioni, eventi, progetti, sigle, video… C’è anche un portale «monumentale» (www.giovaneimpresa.it ) realizzato con tutte le associazioni giovanili di categoria, consulenti del lavoro, commercialisti e notai (con il quali il ministero ha attivato una convenzioner per consulenze gratuite). Da non dimenticare il Campus mentis, partito in via sperimentale a Roma due anni fa, che verrà lanciato in questo triennio in tutta Italia. È uno strumento per collegare domanda e offerta di lavoro, «in pratica ai migliori non laureati d’Italia viene data la possibilità di frequentare campus ad “hoc” per trascorrere diversi giorni 24 su 24 a contatto con imprese e cacciatori di teste. Il 77 per cento dei giovani che hanno partecipato entro un anno è stato assunto». E ancora il Campogiovani, di cui sono ancora aperte le iscrizioni on line. «Non è una vacanza pagata – precisa Fantona – come qualcuno potrebbe pensare, ma uno strumento per offrire un modello sano e coinvolgente di tempo libero, che si richiama al concetto di cittadinanza attiva». Un esempio? «Il corso con la Croce Rossa, i Vigili del Fuoco, la Marina militare per imparare sul campo come si spegne un incendio o come si va per mare rispettando le coste». E ancora il mosaico di iniziative sui 150 anni dell’Unità d’Italia raggruppate sotto il nome di “Gioventù ribelle”, il progetto ancora in fieri della trasformazione degli Ostelli della gioventù «in vere e proprie case della creatività nel campo della arti visive, della musica e della multimedialità». Infine un titolo di merito di cui vanno orgogliosi, l’agenzia controllata dal ministero, l’Ang (Agenzia nazionale giovani) guidata da Paolo di Caro è riconosciuta dall’Europa come una delle migliori sulla piazza, «e pensare che quando l’abbiamo eredita era sotto minaccia di chiusura della Commissione europea perché inadempiente sulla gestione di tutti i programmi comunitari».