Schulz, Pisapia e il “Grande fratello”
Non lo si sentiva e non lo si vedeva da tempo, Martin Schulz, tranne che per qualche sporadica apparizione sui giornali nostrani. Diventato un personaggio famoso non tanto per le sue doti politiche ma per il battibecco con Silvio Berlusconi, che gli diede del kapò, non ha saputo sfruttare al meglio il suo momento di notorietà, un po’ come capita ai ragazzi del Grande fratello quando escono dalla casa: per qualche mese tutti li cercano e tutti li fotografano, poi però per molti di loro si spengono i riflettori. E i riflettori su Schulz si sono spenti da anni: persino il più antiberlusconiano degli antiberlusconiani, infatti, ha le tasche piene delle solite accuse rivolte al Cavaliere, «guru mediatico», «imprenditore multimiliardario» e via dicendo. Figuriamoci se a ripeterle non è un Travaglio o un Santoro, ma il presidente del gruppo parlamentare dell’Alleanza progressista dei socialisti al Parlamento europeo. Non metta becco nei fatti nostri.
Eppure, Schulz è tornato. È a Milano, forse attratto dalle bellezze del Duomo o dalle note di O mia bela Madunina. Non certo per vedere il Milan, che è la squadra del «nemico», destinata pure a beccarsi lo scudetto. Ma sì, è venuto nella metropoli lombarda per contribuire alla campagna elettorale del candidato a sindaco del centrosinistra, Giuliano Pisapia. Che male c’è? In fondo, Schulz sostiene che a Milano si sente a casa sua, per lui «non è una città straniera». E fa anche una previsione dimostrando di saperne più del diavolo (rossonero): «Se Milano sarà governata bene, sarà il centro del futuro con un sviluppo dell’economia costruito socialmente in modo adatto». Complimenti per la previsione. Poi l’ennesimo affondo: «So che sono famoso perché Berlusconi mi ha attaccato, ma non sono l’unica vittima delle sue follie». Perfetto, dunque, nel ruolo di sponsor di Pisapia. Che però, se arriva a chiamare Schulz in aiuto, non deve passarsela bene. Forse avrebbe fatto meglio a chiamare uno dei concorrenti del Grande fratello: la gente ama gli originali, non le copie.