Quelli che… in fondo ci dispiace

2 Mag 2011 19:40 - di

Quelli che sì, l’hanno ucciso, ma c’è poco da stare allegri. Quelli che però gli americani lo potevano catturare vivo. Quelli che comunque non è vero, Osama è vivo, come Elvis, come Jimi Hendrix. Quelli che se è vero è peggio, quelli che io comunque non festeggio, quelli che tanto lo hanno preso adesso per poter fare le guerra prima, quelli che Berlusconi non si azzardi ad esultare. Mancano solo gli ecoincazzati, quelli che la sepoltura in mare potrebbe inquinare le coste italiane: ma prima o poi spunteranno, statene certi.
Nel giorno dell’orgoglio dell’Occidente contro il terrorismo islamico per l’uccisione di Bin Laden, l’universo parallelo degli sfascisti politici e intellettuali, a sinistra, si mobilita per smorzare sul nascere, in Italia, qualsiasi ipotesi di vittoria condivisa, perfino nel giorno del colpo mortale inferto ad Al Qaeda. Premesso che tutti, ma proprio tutti, forse pure Obama, avrebbero preferito prenderlo vivo (magari per ghigliottinarlo sciaguratamente, dopo il processo) e premesso che festeggiare un morto non sta mai bene, la nostra sinistra più o meno radicale anche stavolta riesce a segnalarsi per la pratica del distinguo ossessivo-compulsivo. Fin dalle prime ore della mattina, in tv e sul web, il partito degli anti-americani “a prescindere” è entrato in azione.
«Una cosa certa è che la campagna elettorale per la rielezione di Obama è cominciata. Sotto il segno giubilante di “Obama il vendicatore dell’America”», ha scritto sul suo blog l’ex europarlamentare di sinistra Giulietto Chiesa. La sua tesi è che forse la morte di Obama non è vera, ma se è vera è inutile, anzi, controproducente: «È già iniziato il florilegio di scemenze su Al Qaeda “decapitata”. Ma Al Qaeda non esiste più dal 2000. Sempre che sia esistito qualcosa di simile a ciò che la Grande Fabbrica dei Sogni e della Menzogne ci ha venduto in questi anni….». Concetti espressi anche a botta calda ad Agorà, su Raitre, dove c’era anche la giornalista, ex portavoce di Bertinotti, Ritanna Armeni: «Io non festeggio, certo, non dico che mi dispiaccia, ma la notizia dell’uccisione di Osama apre tanti interrogativi. In primis, non abbiamo garanzie che il terrorismo sia sconfitto, anzi, mi chiedo adesso quali saranno le reazioni degli integralisti islamici. Poi mi chiedo, ingenuamente: ma era necessario aspettare tanto per prendere Bin Laden? Non è che serviva tempo agli americani per fare due guerre disastrose, in Iraq e Afghanistan? Giutizia è fatta? Mah, non so…».
E i grillini? Anche loro si iscrivono al partito dei non-felici-quasi-tristi. Il comico affida l’editoriale a un certo Peter, ma i toni sono chiari, la linea è quella del complotto, con uso indiscriminato di dietrologia: «L’hanno preso nel  momento in cui non serviva più a niente. Il ricco gattopardo, cantore di un Islam anacronistico che esisteva solo nella sua mente è stato ucciso da un commando esattamente dove tutti sapevano: in Pakistan a due passi dalla capitale. L’hanno ucciso per evitare che parlasse, che raccontasse dei legami con l’Arabia Saudita, dei patti con gli Usa ai tempi dell’occupazione sovietica in Afganistan….». Peccato, gli hanno chiuso la bocca, questa è la linea dei grillini, i pacifisti bellicosi.
L’è tutto da rifare, alla Bartali, è la filosofia del segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, che commenta, storcendo la bocca: «L’uccisione di Bin Laden non risolverà nulla se l’Occidente non la smette con la guerra». Poi spiega: «Avremmo preferito che Osama Bin Laden fosse stato catturato ma, probabilmente, sarebbe stato un testimone troppo scomodo per gli Stati Uniti».
Ma nel festival dei distinguo, a cui il Pd peraltro si sottrae con le oculate dichiarazioni “senza se e senza ma” dei vari Bersani, Letta e Fassino, fa da contraltare la deriva del commento paranoico in chiave anti-berlusconiana. E in questo esercizio pindarico si cimenta il capogruppo dei Democratici, Anna Finocchiaro, a cui dà fastidio che il premier abbia esultato per l’eliminazione di Osama prima di entrare nel tribunale di Milano: : «L’eliminazione di Bin Laden, ricercata e voluta con grande determinazione dal governo americano, rappresenta senza dubbio un grande passo in avanti nella lotta contro il terrorismo». Però. «Per il nostro Paese, la sfida è duplice, in considerazione delle minacce che, anche molto recentemente, sono state rivolte da Gheddafi all’Italia». E quindi: «In questo senso, sarebbe opportuno che, in una giornata in cui ci sarebbe da attendersi dai nostri leader una piena presa d’atto delle difficoltà del momento, si evitassero gli show mediatici e populisti». Chi? Cosa? «Come quello inscenato a Milano dal premier Berlusconi, e si provvedesse a dare un messaggio rassicurante alla nazione, invece di sottovalutare i rischi connessi alle minacce libiche e a tutto ciò che potrebbe danneggiare la nostra sicurezza», sottolinea la Finocchiaro. Che a nome dell’opposizione dialogante chiude il cerchio: Bin Laden è morto, governo ladro.

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