Ministeri al nord, tanto rumore per nulla…
Il dibattito sui ministeri da spostare a Milano, su richiesta della Lega, ha tenuto banco per l’intero settimana e fortunatamente nelle ultime ore s’è afflosciato come un soufflè. Tanto rumore per nulla, visto che nella migliore delle ipotesi al massimo si sarebbe potuta immaginare una dislocazione al nord di qualche dipartimento a Milano, ammesso che sia necessario. E ammesso che la Lega insista, come peraltro ha fatto anche ieri, nel chiedere al premier il rispetto degli impegni. Ma a chi gioverebbe tutto ciò? Andrea Augello, sottosegretario alla Funzione pubblica, ha le idee chiare: «Spostare i ministeri? Sì, basta modificare la Costituzione…», spiega, non senza una punta d’ironia. «Quello che teoricamente si potrebbe fare è spostare quelli senza portafoglio, ma credo che la presenza sul territorio di un dicastero che non gestisce fondi non sia molto appetibile per nessuno, visto che non incide per nulla a livello economico. Anche sul piano pratico, portare al nord un ministero come quello della Semplificazione – prosegue Augello – crea solo disagi logistici, per le riunioni di fare comunque a Roma, per i Consigli dei ministri a cui partecipare…». In assoluto, però, Augello ritiene che anche la sola ipotesi di devolution ministeriale, al di là della sua fattibilità, “non sposti un solo voto”. Legittima, praticabile, ma solo sotto forma di “concordato” per sanare more e interessi accumulatisi negli anni, viene invece considerata la proposta della Moratti sulle multe. «Ma senza intaccare il principio del pagamento della sanzione originaria – spiega Augello – come è stato proposto da noi a Roma in campagna elettorale e poi attuato successivamente, quando abbiamo chiesto a cittadini di pagare multe senza oneri accessori fino a un certo anno, in questo modo sgravando loro da un peso ulteriore e favorendo l’afflusso di capitali nelle case del Comune».
Tornando alla questione dei ministeri, oltre ad Augello, un po’ tutti, nel Pdl (anche chi ha sollevato un po’ di polemiche) sembrano convinti del fatto che un’operazione di “devolution”, fatta simbolicamente o meno, non sia un argomento particolarmente interessante da utilizzare in campagna elettorale. Per vincere a Milano, anche secondo il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, serve ben altro. «Non credo – dice La Russa – che al centro dei pensieri dei milanesi ci sia il fatto che il ministero di Calderoli con 10 e 15 dipendenti sia a Milano o a Roma. Io non mi scandalizzo per queste proposte ne parleremo dopo la campagna elettorale». Per il ministro della Difesa «quello dei ministeri è un problema su cui si è fatto troppo rumore».
Chi è entrato in rotta di collisione con la Lega, come il presidente della Regione Roberto Formigoni, ieri ha ribadito che «prima di spostare i ministeri, che ci vorrà tempo», sarebbe necessario varare un pacchetto di interventi che sia «stimolo all’economia». «Prima di spostare i ministeri, che è questione di cui si parla da tanti anni e che non è stata realizzata – ha concluso Formigoni – facciamo queste politiche che possono essere varate questa settimana dal Consiglio dei ministri. Abbiamo bisogno di dare subito dei segnali al nostro elettorato e, in genere, a cittadini, imprenditori, artigiani e commercianti».
Chi invece accusa Fini dello strapotere della Lega è Francesco Stoarce, che ricorda: «Questa storia dei ministeri non è la prima volta che riciccia. Capitò anche quando ero presidente di Regione io. Ma non se ne fece nulla. Allora la destra era organizzata in un grande partito di governo, An, e nessuno potè pretendere alcunchè. Ora che quel partito non c’è più, ora che Fini ha provocato la diaspora della destra italiana, è più facile il gioco della Lega…».
(lu. ma.)