E il Cav chiude col botto: «Votare Pd? Una vergogna»

13 Mag 2011 20:15 - di

Si chiamano amministrative ma, com’è stato dimostrato ampiamente in questa campagna elettorale, avranno un profilo e un peso nazionale. A maggior ragione dopo ieri, giornata di chiusura, dove tutti i big sono scesi in campo a sostegno dei candidati. Attacchi, veleni e scenari per un test elettorale dopo il quale sono tante le rese dei conti in programma.

La posta in palio
Dal premier ai ministri del governo, dal capo dell’opposizione fino ai leader degli partiti tutti hanno partecipato ai comizi e agli ultimi incontri in vista del voto. «Dobbiamo vincere non solo per i nostri candidati ma anche per dare nuova energia al nostro governo nazionale», così il premier Berlusconi ha inaugurato la sua giornata con una telefonata a una manifestazione dell’Adc di Pionati rilanciando ancora una volta la vocazione “politica” della tornata. Ma ovviamente uno dei temi principali è stato ancora quello dello scontro di Milano e delle polemiche scaturite dell’attacco di Letizia Moratti a Pisapia: «Hanno fatto scandalo delle parole della Moratti – ha spiegato il premier – ma la Repubblica di oggi (ieri, ndr) pubblica un articolo in cui mi paragona a Hitler». Su questo argomento, dunque, nessun passo indietro di Berlusconi che anzi ha rilanciato: «State sicuri che anche questa volta prevarremo». Dall’altra parte la “fiondata” contro il governo è stata ribadita da Pier Luigi Bersani: «Noi abbiamo bisogna di parlare di lavoro, di fisco e che si approvi qualche riforma sulla precarietà». Quindi il segretario del Pd ha auspicato che «se ci vanno bene queste elezioni, è questo che dirò». Bene in che senso? Sarà un risultato positivo «se vinciamo a Bologna e Torino al primo turno e andiamo al ballottaggio a Milano e Napoli». Se il Pd ha cercato di spostare la lancetta sul profilo politico ci ha pensato Antonio Di Pietro ad esasperare i toni: «Le amministrative e i referendum sono il banco di prova tra uno Stato di diritto e uno Stato di regime». E come se non bastasse, il leader dell’Idv ha rilanciato con queste parole il tema dell’alleanze tra Pd, Idv e Sel al grido del «fascismo di ritorno» rappresentato dal premier.

Incognita Lega
Ma oltre a tutto questo la campagna elettorale è stata caratterizzata da una sfida tutta interna alla maggioranza: termometro questo dei rapporti altalenanti tra Pdl e Lega che vede Milano come centro di tensione. Il concetto è stato ribadito dal ministro del Welfare, Sacconi: «In queste elezioni è un gioco la stabilità di governo, non perché il riflesso sia immediato ma indirettamente si può proporre». La conferma delle preoccupazioni di Sacconi è arrivata con le parole di uno dei big del Carroccio. «Noi, veri federalisti, non utilizziamo il voto per fare politica», ha detto infatti Roberto Maroni, chiarendo il proprio distinguo rispetto alla campagna elettorale del premier. «Quello che conta per noi – ha precisato – è il governo delle città, rispondere ai cittadini, non utilizzare il voto per la politica». Il titolare del Viminale poi ha parlato del voto a Gallarate dove la Lega Nord si presenta da sola: «È un esperimento interessante, l’ho definito di “ritorno al futuro” perché lì si torna alle origini, quando la Lega andava da sola sempre e comunque». Il voto di Gallarate perciò «non è solo nostalgia per il passato, ma rappresenterà un’indicazione chiara per il futuro». Davanti a questa dichiarazione, la risposta del Pdl è giunta con Ignazio La Russa: «Qualcuno sostiene che solo la Lega sia presente sul territorio e che il Pdl sia un partito di plastica. Tanto rispetto agli alleati della Lega, lo fanno, ma noi lo facciamo cinque volte più di loro e della sinistra».

«Sono un napoletano nato nel Nord»
Uno degli appuntamenti più attesi però è stata la visita di Berlusconi a Napoli dove il centrodestra è chiamato a chiudere la stagione firmata Bassolino-Iervolino. Nel pieno delle polemiche sulle demolizioni delle case abusive, del caos rifiuti e delle tensioni registrate contro il candidato del centrodestra Gianni Lettieri l’arrivo del premier sul palco della Mostra d’Oltremare è stato preceduto momenti di tensione. Prima del suo ingresso infatti si sono registrate le proteste dei centri sociali e degli abitanti di Terzigno. In ogni caso, chiamando già «sindaco» Lettieri il quale «potrà fare la giunta migliore senza vincoli a mettere uomini con la nostra tessera», Berlusconi nel suo discorso ha rilanciato i temi dell’emergenza napoletana: «È impossibile votare per la sinistra – ha affermato intramezzando nel suo discorso battute e barzellette e facendo il suo personale endorsement per il Napoli in Champions League  – significherebbe condannare la città a quello che è successo in tutti questi anni. Ci sono persone che si ripresentano, non hanno vergogna. Bisogna cambiare, cambiare, cambiare!». Per spiegarlo il premier (che si autodefinito “un napoletano nato nel Nord”) ha utilizzato anche un’espressione figurata: «È importante avere una scopa nuova che scopi bene». Duro anche l’affondo sul sindaco uscente: «Questi signori della sinistra sono antropologicamente diversi da noi: tanto noi godiamo nel fare il bene, tanto loro appare che godano nel vedere altri che stanno male, e fare il male». E poi ha aggiunto: «Ho capito perché la Iervolino è sempre incazzata: perché si guarda allo specchio la mattina e si rovina la giornata».

A Milano è caccia agli indecisi

Oltre a Napoli è chiaro come il risultato di Milano sia l’altro appuntamento che rivesta la sembianza di un test nazionale. Nel giorno di chiusura a farla da padrone è stato ancora lo strascico dello scontro televisivo tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia sul passato di quest’ultimo. «L’autogol della Moratti è evidente», ha spiegato lo sfidante affermando come proprio grazie a questo il margine che lo separa dal sindaco si stia ancora assottigliando. Ipotesi confermata anche da Massimo D’Alema per il quale «quella di Milano, all’inizio, sembrava una partita fuori casa, impossibile, ora è diventata un derby possibile». Non la pensa così la Moratti («ho ribadito una storia personale diversa») e Giulio Tremonti che da parte sua ha riportato il tema del confronto sul rilancio della città: «La Moratti è una persona seria che si è impegnata per l’Expo, che è fondamentale per il futuro di Milano ed è l’unica capace di portarlo avanti». Mentre Ignazio La Russa – scommettendo sulla vittoria del centrodestra al primo turno – ha rilanciato la polemica su Pisapia: «Ci dia delle risposte – ha spiegato riferendosi alle dieci domande rivoltegli nei giorni scorsi – altrimenti non si lamenti poi se qualcuno tira fuori quella sua vecchia storia». Decisivo, nell’ottica del primo turno, sarà il voto degli indecisi.

Sorpresa Coppola
Sotto la Mole invece si gioca una delle battaglie più importanti per il centrosinistra che difende la poltrona di Chiamparino. Qui il risultato sembrava scontato e invece gli ultimi sondaggi hanno creato un po’ di apprensione. Con il passare dei giorni infatti la preoccupazione verso la buona campagna elettorale del candidato del centrodestra Michele Coppola, è cresciuta. Non è un caso che Piero Fassino ieri abbia chiesto chiaramente di «non disperdere il voto». Segno che il ballottaggio per il centrodestra nella roccaforte del centrosinistra non è un orizzonte impossibile.

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