Di Giorgi: è a Latina la mia sfida più bella

11 Mag 2011 19:32 - di

È un po’ il Renzi del Pdl: anche per questo di Giovanni Di Giorgi, candidato a sindaco di Latina, sentiremo parlare non solo in queste ore di campagna elettorale. Avvocato, 43 anni, un passato di militante del Fdg, del Msi e di An, si è tuffato a capofitto nel match che lo vede contrapposto a Claudio Moscardelli, dei Democratici, ex dc («della peggiore prima repubblica», tiene a sottolineare). Grillo parlante per l’establishment, in passato ha sfidato in un congresso il candidato ufficiale del partito, si è presentato come outsider alle ultime regionali centrando l’obiettivo (10543 preferenze), ha il pallino del volontariato e della metapolitica, forte impegno sociale e una grande attenzione al mondo della disabilità.

Latina è da sempre considerata la roccaforte della destra nel Lazio. Un bel peso per lei, se non dovesse andare bene non glielo perdonerebbero…

Le sfide mi piacciono molto e questa è di certo la più bella, ho rinunciato a un posto sicuro al sole (il Consiglio regionale, ndr) per amore della mia città. Tutto il Pdl ha visto in me la persona che può unire e rappresentare l’intero elettorato di centrodestra.

Per lei sono scesi in campo pezzi da novanta, Berlusconi in testa…

Quando ho incontrato il premier non ho chiesto garanzie per me, ma per la mia città; i ministri che sono “scesi” a Latina per sostenermi, non sono venuti per fare spot. Renata Polverini ci ha permesso di aprire i cantieri per realizzare il porto di Rio Martino, cantieri fermi da vent’anni.

Le piacciono le sfide anche su terreni scivolosi come il nucleare…

Rifare oggi in Italia le centrali nucleari è una specie di “operazione nostalgia” e, in quanto tale, non mi piace. La fissione nucleare in Italia è morta e occorre farsene una ragione. Piuttosto che trovarsi tra vent’anni ad accendere i reattori che sta dismettendo, perché vecchi, la Francia, è meglio anticipare l’energia del futuro. Il Pdl sia disponibile al confronto, su questo e altri temi giudicati “tabù”.

Come giudica il dibattito sulla modernizzazione del partito?

Il Pdl è un grande partito di popolo, però al suo interno ci sono personaggi autoreferenziali. Credo che vada incoraggiata la spinta innovativa dal basso, quella rappresentata da tante persone legate al sociale, ai ceti più deboli, che non fanno politica per interessi personali ma per promuovere gli interessi nazionali.

Lei si descrive uomo del fare, ma anche il suo avversario Moscardelli punta tutto sul “candidato nuovo”…

Una bufala, lui viene dalla Dc della prima repubblica, nel 2002 si è già candidato a sindaco e ha perso, ha sostenuto Emma Bonino alle regionali, è stato vicino a Marrazzo.

Insomma è vecchio?

Non solo, ma è portato da una squadra che va dai radicali alla sinistra estrema, altro che dialogo con il mondo cattolico!

Che aria si respira in questo rush finale?

L’aria è molto buona, io sono adrenalinico non mi fermo mai… Vengo da una riunione con i dipendenti del Cotral, sto andando a un pranzo con un gruppo di imprenditori, subito dopo incontrerò i banchisti del mercato.

Ok, basta così. Guardando i suoi video si nota un linguaggio molto semplice, diretto.

Rispecchia la mia volontà di puntare sui giovani. Stiamo promuovendo un laboratorio per spettacoli dal vivo per raccogliere i migliori talenti tra costumisti, scenografi, musicisti. Il sito è aggiornato in tempo reale, ho cercato di dare un senso di originalità anche alla comunicazione cartacea, manifesti, locandine…

Se vincerà, il Pdl potrà chiudere la filiera tra governo nazionale, regionale e provinciale.

È una grande opportunità che non può essere vanificata sottovalutando la posta in gioco.

Note dolenti: Antonio Pennacchi, il fasciocomunista corteggiato da Fli, sosterrà un terzo candidato a sindaco, la preoccupa?

Il progetto di Pennacchi non ha nulla a che fare con la politica, è un progetto di marketing per promuovere il suo futuro libro. Molti candidati in lista non sanno nemmeno dove sta Latina.

Per finire, l’emergenza rifiuti: si è parlato di un sua trasferta a San Francisco. Perché?

Perché è la città più all’avanguardia per il trattamento dei rifiuti: si è posta l’obiettivo di riutilizzare il 100 per 100 di ciò che viene prodotto (rifiuti zero) entro il 2020. È un modello al quale dovremmo guardare e ispirarci. Subito dopo le elezioni ho in programma una visita nella città e un incontro con l’amministrazione di San Francisco.

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