Fatti più in là: San Giovanni vs. San Pietro
San Giovanni contro San Pietro. Non è una disfida tra santi, una contesa in Paradiso da pubblicità del caffè. Peggio, è una insensata concorrenza tra piazze. O meglio l’insofferenza di una verso l’altra. Di un certo mondo che pone la sacralità della festa dei lavoratori al di sopra di tutto e di tutti. Anche di un santo.
Lo fanno intendere in diversi, chi a mezza voce, chi esplicitamente sui social network: quella concomitanza è uno schiaffo al Concertone. Su Rockol, rivista musicale on line, c’è qualche artista che lo fa presente senza mezzi termini. «Il primo maggio di quest’anno rappresenta un passo indietro. Già il fatto che abbiano scelto lo stesso giorno per santificare Karol Wojtyla mi sembra una forzatura oltre che una mancanza di rispetto. Ci sono altri 364 giorni per farlo, invece no, proprio il primo maggio. Noi rispettiamo il Papa, ma questo è il giorno dei lavoratori». A parlare è Enrico “Erriquez” Greppi, leader della Bandabardò, uno dei gruppi protagonisti. L’artista fiorentino dice fuori dai denti quel che tra le righe lasciano intendere altri i suoi colleghi, impegnati sul tradizionale palco della festa dei lavoratori. Quella beatificazione non ci voleva, anzi, viene vissuta quasi come un dispetto d’Oltretevere. Uno scherzo da prete. Inutile tentare di spiegare che il calendario non l’hanno fissato né Ratiznger, né Alemanno ma la Provvidenza (per chi non ci crede il caso) e che se proprio si vuole cercare un responsabile umano bisognerebbe tornare indietro a una suora polacca, Faustina Kowalska, conosciuta tra i cattolici come la santa della Divina Misericordia, morta nel 1938 e salita agli altari il 30 aprile del 2000. È in quell’anno che Giovanni Paolo II inserisce nel calendario la festa della Divina Misericordia, da celebrarsi la prima domenica dopo Pasqua. E visto che il papa polacco è morto cinque anni dopo in concomitanza con quella festa, non occorre un teologo per capire che la beatificazione andava fatta la prima domenica dopo Pasqua, in questo caso il primo maggio. Senza se e senza ma. Eppure la concomitanza può essere vissuta come un’opportunità, un arricchimento non come un’intrusione. Del resto, come ricordava anche il leader dell’Ug, Giovanni Centrella, «manderemo una nostra delegazione in San Pietro, non c’è data migliore del primo maggio per la beatificazione di un pontefice che è stato operaio».
Di certo c’è che i due eventi in contemporanea potrebbero creare «qualche confusione» in termini di deflusso. Lo dice il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e usa un eufemismo. Per avere un’idea dell’ordine di grandezza dei disagi per i romani, basti pensare che il Comune ha annunciato il parziale blocco del traffico in tre Municipi che in ordine di grandezza contano gli abitanti di Salerno, Rimini e La Spezia. «La maggiore criticità – ha spiegato Pecoraro – per ora, tenendo conto che abbiamo l’esperienza dei funerali del Papa, credo sarà il deflusso. Gli arrivi saranno graduali, il problema è che poi tutti quanti insieme dovranno andare via. Ci sarà il deflusso di chi partecipa alla beatificazione e l’arrivo di chi partecipa al concertone. C’è questo momento che potrebbe essere di confusione. Ma non abbiamo mai pensato di rinviare il concertone del primo maggio che è un evento storico e tradizionale della città». Immaginabile la situazione, da qui la risposta laconica di Gianni Alemanno a chi gli ha chiesto come deve fare un cittadino romano che voglia evitare problemi il primo maggio: «Andare fuori porta». Con due milioni di persone in arrivo, è inevitabile. O ci si rassegna, o si rimane in casa, oppure (tertium non datur) si scappa dalla Capitale.
Ieri a viale Mazzini è stato presentato l’elenco degli ospiti della festa del primo maggio. Da Ennio Morricone a Caparezza passando per Dalla e De Gregori, Gino Paoli e tanti altri. Titolo “La storia siamo noi” con esplicito riferimento ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Si partirà, annuncia l’organizzatore storico del Concertone Marco Godano, «con il pezzo straziante ed emotivo scritto appositamente dal premio Nobel Ennio Morricone dal titolo Elegia per l’Italia». Si proseguirà con il Va pensiero (Gino Paoli ne canterà una propria versione cui seguirà quella lirica) e con Il trovatore, di Arturo Toscanini. Alle 23 e 30 orchestra e coro si uniranno per l’Inno di Mameli, ma ci sarà anche la versione rock di Eugenio Finardi. Tra i tanti musicisti, volti noti e ospiti fissi della piazza romana del primo maggio: Subsonica, Daniele Silvestri, Peppe Servillo e Fausto Mesolella, Modena City Ramblers, Bandabardò, Edoardo Bennato, Paola Turci, Enzo Avitabile (con Raiz e Cò Sang), Bandervish, ed Edoardo De Angelis.
Non mancherà neppure la satira ma sarà in salsa “par condicio”. Nessun ripensamento rispetto al passato o per un sussulto di comprensione nei confronti della maggioranza degli italiani che hanno votato per il centrodestra. Niente di questo: si fa solo perché la vicinanza con le elezioni amministrative lo impone. Lo ha spiegato Neri Marcorè che quest’anno fa il suo debutto alla conduzione. Una scelta che ha destato qualche perplessità, ma che si sposa alla perfezione con la giornata particolare. Per un attore che ha imitato Maurizio Gasparri e interpretato Papa Luciani (il predecessore del beato Wojtyla) sarà un gioco da ragazzi barcamenarsi tra i prevedibili attacchi al governo e un ideale richiamo alla piazza di Oltretevere. «La parte dedicata alla satira – ha annunciato con rammarico Marcorè – sarà molto sacrificata. Ma io e Luca Barbarossa faremo qualcosa che abbiamo già sperimentato in Attenti a quei due, naturalmente tenendo conto della par condicio che impone di fare satira in parti uguali per maggioranza e opposizione. Anche se – tiene a rimarcare – la satira dovrebbe essere libera». L’attore romano assicura che «non mancheranno momenti per la riflessione» e canterà anche Dolcenera di Fabrizio De Andrè «in omaggio al Giappone colpito dal terremoto».
Ma per gli organizzatori di San Giovanni il timore più grande resta sempre lo stesso: e cioè che la grande cerimonia laica possa essere offuscata dall’altra cerimonia (organizzata da chi con riti e cerimonie ha duemila anni di dimestichezza). Per risolvere la contrapposizione una soluzione all’italiana ci sarebbe: la tempistica consentirebbe al pellegrino-lavoratore di approfittare di un formidabile pacchetto turistico “due per uno”. La mattina in San Pietro e il pomeriggio fino a sera inoltrata a San Giovanni. Due adunate oceaniche tra sacro e profano. Per chi la pensa come quelli della Bandabardò, con il sacro a San Giovanni.