Lezione dalla Francia: gli studenti della Sorbona contro i tagli a latino e greco

10 Apr 2015 14:15 - di Lando Chiarini

Buone notizie dalla Francia. Non c’entrano i dipartimenti amministrativi recentemente strappati dal redivivo Sarkozy allo spento Hollande o l’inesorabile avanzata delle truppe bleu marine della “parricida” Marine Le Pen. C’entra, invece, la rivolta di professori e studenti della Sorbona, contro la decisione del ministro dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, di tagliare le ore di latino e greco all’interno del cursus scolastico.

Anche i prof della Sorbona contro la riforma di Hollande

A Parigi come a Roma, il tema della scuola e della cultura è particolarmente attenzionato dalla sinistra. Purtroppo, non per accrescere il grado di istruzione e di erudizione delle giovani generazioni ma per imbottirle di demagogia luogocomunista al fine di farne un branco di sradicati senza terra e senza memoria. Si spiega anche così la graduale eliminazione dall’offerta formativa di tutto ciò che rinvia al nozionismo, termine ormai citato con disprezzo quasi che conoscere i protagionisti, le date e i luoghi di un eventio storico sia esercizio addirittura disdicevole. Stessa sorte è toccata alla poesia: a chiedere di impararla a memoria si passa per un passatista irrimediabile. Per un prof progressista, l’esercizio mnemonico è come l’aglio per un vampiro: fa paura. Del resto, per fabbricare cittadini e consumatori globali la prima operazione da compiere è l’estirpazione della memoria in uno con l’annullamento di tutto ciò che si configura come radici, differenza, eccezione.

L’indignazione del filosofo Regis Debray

Il fastidio di una certa sinistra per la cultura classica (un tempo “borghese”, quindi “di classe”) poggia su antiche pulsioni ideologiche, oggi – tuttavia – fuse e confuse con i precetti mercatisti finalizzati alla realizzazione del consumatore universale. Nella scuola francese  – a conferma che le vittorie politiche (e non solo elettorali) sono realmente tali solo quando si stabilizzano nelle coscienze e quindi nella cultura – se ne stanno accorgendo. Il dato più incoraggiante è che a gridare «giù le mani da latino e greco» sono soprattutto gli studenti della Sorbona. In centinaia, giorni fa, si sono dati appuntamento in un’anfiteatro della celebre università parigina per difendere le lingue degli antichi. Ancor più incoraggiante è la presenza in mezzo a loro di Regis Debray – già intellettuale “irregolare” della sinistra radicale e oggi su posizioni molto diverse – intervenuto alla manifestazione con un pesantissimo j’accuse contro la «miopia della classe dirigente». Dobbiamo interrogarci – ha detto il filosofo – sulla «questione angosciante di una civiltà che, se continua così, non sarà all’altezza del proprio avvenire». Parole sacrosante: je suis Regis Debray!

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