Maurizio Landini

Nuove prospettive

Landini tuona contro la manovra, ma dopo i flop non parla più di scioperi: ha preso atto della sconfitta su tutta la linea?

Altro che rivolta sociale: dalle fiammate pro Pal e referendarie ai buchi nell'acqua sulla manovra, l'autunno caldo del leader della Cgil si è rivelato piuttosto tiepido. Ma ora si parla di un futuro da parlamentare Pd: a maggio lascerà il ruolo di segretario generale per sopraggiunti limiti

Politica - di Sveva Ferri - 22 Dicembre 2025 alle 11:11

«Spettacolo indegno», «declino», «recessione». Sono alcune delle parole che Maurizio Landini, intervistato da Repubblica, usa per parlare della manovra e per rivendicare che, alla luce del maxi emendamento del governo, «c’era una ragione di più per scioperare». Dove il fulcro della frase sembra essere il verbo al passato. Dopo aver detto tutto il negativo possibile della manovra e delle scelte del governo, infatti, il leader della Cgil, alla domanda su «cosa farete ora» risponde che «fisco, salari, pensioni, precarietà restano le priorità. Lavoriamo a una legge di iniziativa popolare per rilanciare la sanità pubblica. E proseguiamo la trattativa con Confindustria e le altri associazioni su rappresentanza, sicurezza e superamento dei contratti pirata. Non è il momento di investire in armi, ma in politiche industriali, lavoro e futuro». Non compare, insomma, alcun riferimento a prossimi scioperi, prossime proteste di piazze, nuove barricate.

Il flop degli scioperi: bye bye sogni di “rivolta sociale”

È probabilmente presto per dire se si tratti della prova di un cambio di strategia, ma certo c’è più di qualche indizio sul fatto che Landini ne avrebbe ben donde. Intanto, il fallimento degli scioperi che dovevano bloccare l’Italia ed essere, si suppone, la cartina di tornasole della «rivolta sociale» – che si è confermata più auspicata che pronosticata. Le percentuali di adesione hanno ripetutamente detto che la Cgil non è in grado di mobilitare neanche i propri iscritti, figurarsi il tessuto sociale. E lasciato la netta impressione che i cittadini abbiano pagato disagi – legati per lo più all’effetto annuncio – per le velleità politiche di un leader piuttosto che per la difesa dei diritti dei lavoratori.

I fuochi di paglia pro Pal e dei referendum sul lavoro

Non è andata meglio con le mobilitazioni sugli altri temi, da Gaza ai referendum sul lavoro: Landini ha avuto, sì, il suo momento scoppiettante, ma si è rivelato un fuoco di paglia.

Il capolavoro di Landini: Cgil isolata dagli altri sindacati

L’altro effetto nefasto che la Cgil ha incassato dalla linea dura pregiudiziale è stato quello dell’isolamento: dopo la distanza già marcata da tempo da Cisl e Ugl, anche la Uil s’è smarcata da Landini. Il quale, dunque, oggi si trova senza alleati e alle prese con la concorrenza a sinistra dei sindacati di base. E, soprattutto, non ha portato a casa alcun risultato, mentre le altre sigle hanno ripetutamente rivendicato come la linea del dialogo tra loro e il governo abbia consentito di incidere sulla manovra.

L’ipotesi di un futuro da parlamentare Pd

Resta il fronte politico, ma anche lì non è che vada benissimo. Ricordando che a maggio Landini dovrà lasciare il posto da segretario generale per raggiunti limiti di mandato, il Giornale prefigura già un futuro da parlamentare Pd come è stato, del resto, per Susanna Camusso, Guglielmo Epifani e Sergio Cofferati. Una sorta di tradizione, ormai, per i leader della Cgil, che però nell’attuale contesto del Nazareno rischia di diventare un ulteriore elemento di tensione interna con i riformisti, che più volte hanno manifestato il proprio disagio per l’allineamento astrale tra Schlein e Landini.