Altro giro, altra corsa
Albanese, nel risiko della sinistra per la cittadinanza alla pasionaria pro-Pal è il turno di Lucano: tra le pedine rosse è tutti contro tutti
Dare le chiavi della città alla relatrice Onu è diventato lo sport nazionale della sinistra: tra i ripescaggi tardivi arriva pure l'ex sindaco di Riace che tenta il colpo di mano senza passare dal via. Ma l'opposizione insorge: «Non parli a nome dei cittadini che nulla hanno a che fare con gente come lei»
Tra tira e molla, annunci e smentite, ripensamenti tardivi e storcimenti di naso, ormai dare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese è diventato lo sport nazionale preferito di una certa sinistra che insiste a tirare la corda arrivata a un punto di rottura. Di sicuro lo strappo su un tessuto dem lacerato si è già consumato e mostra tutte le lacerazioni di trama e ordito. Uno spaccato (mai come in questo caso la locuzione latina nomen omen potrebbe essere più azzeccata) che mostra una realtà politica locale dem parcellizzata (per usare un eufemismo) e che, a macchia di leopardo, divide le comunità rosse del Bel Paese nel nome della relatrice Onu.
Cittadinanza alla Albanese, il gioco della sinistra riparte senza passare dal via
E allora, ecco che il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, conferma la cittadinanza onoraria alla controversa inviata speciale del Palazzo di vetro, tentando di rincollare cocci andati in pezzi. Come? Con un colpo di mano decisionista mirato a bloccare i dissidi interni alla maggioranza di centrosinistra sempre più irrequieta: «Giriamo pagina», dice il primo cittadino, spiegando che dopo aver avuto «un confronto con il gruppo del Pd nel Consiglio comunale e un colloquio con la consigliera Cristina Ceretti». Quindi conclude: «La revoca della cittadinanza non è un’opzione».
Lepore incalza, Lucano tenta il colpo di mano a Riace
Intanto poi, su un altro fronte aperto riappare dal cono d’ombra e in zona Cesarini – per non dire fuori tempo tempo massimo – Mimmo Lucano, anche lui vuole giocare la sua manche e senza passare dal via lancia i dadi per designare, a sua volta, Francesca Albanese cittadina onoraria di Riace. Con tanto di dichiarazione aperta prima del giro successivo, e messa nero su bianco: «Riace ha costruito la sua identità sull’accoglienza e sulla solidarietà. Siamo gemellati con Gaza, e questo legame non è simbolico: è un patto morale che oggi ci chiama a essere presenti, consapevoli e responsabili».
La replica: «Non parli a nome dei cittadini di Riace che nulla hanno a che fare con gente come Albanese»
A rispondergli per le rime è l’ex sindaco e Capogruppo di Riace verso il futuro, Antonio Trifoli: «È assurdo conferire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, una figura che non ha alcun legame con i cittadini di Riace. Lucano, invece di occuparsi delle reali necessità e dei bisogni della nostra comunità», punta a «promuovere le sue assurde posizioni politiche». E ancora. «Inoltre, anche la sinistra e l’Onu hanno abbandonato Albanese per le sue posizioni estremiste. Un sindaco che è decaduto e che governa ancora per una legge che prolunga inspiegabilmente i tempi non parli a nome dei cittadini di Riace che nulla hanno a che fare con gente come Albanese».
Cittadinanza alla Albanese, il giro di giostra si ferma a Firenze
Una giostra che gira vorticosamente quella delle onorificenze alla Albanese e che si ferma a Firenze dove, di contro a Bologna e Riace, Lepore e Lucano, l’amministrazione locale fa marcia indietro e conferma di non pensarci proprio a consegnare le chiavi della città alla relatrice Onu. Intanto, il dibattito politico si infiamma ancora una volta a causa delle dichiarazioni recenti e recentissime di Francesca Albanese. E in un servizio a firma di Fausto Biloslavo, Il Giornale fa il punto della situazione e cuce in un patchwork multimediale le pesanti accuse e le dichiarazioni virulente della rapporteur contro la politica interna italiana, la diplomazia internazionale, e naturalmente Israele sferzata a suon di slogan e resoconti fieramente pro-Pal.
E un patchwork multimediale inchioda la relatrice Onu
Parole che rievocano spettri ideologici che si pensavano (erroneamente) superati, e tornati in voga tra lessico violento e propaganda fondamentalista da una figura che spacca e divide sinistra e opinione pubblica nel nome della causa palestinese a di un’agenda di lotta interna vergata in punta di retorica che sa di massimalismo d’altri tempi: «Oggi è la Palestina e domani saranno i diritti dei lavoratori», tuona la Albanese in uno dei tanti interventi che Il Giornale assembra in un collage inquietante.
Ma, come ormai sotto gli occhi di tutti, questo tentativo insistito di saldare temi di politica internazionale e questioni sociali interne non fa che evidenziare una visione ideologicamente schierata e lontana dall’imparzialità che ci si aspetterebbe da un ruolo di tale caratura. Le sue tesi, accolte da uno “scrosciante applauso finale” secondo il servizio de Il Giornale, confermano quanto queste posizioni estreme trovino ancora eco in circuiti radicali, pur essendo state smentite dai fatti e dal giudizio della maggioranza degli italiani.