Silvia Salis su Vanity Fair in queste ore; Elly Schlein su Vogue all’inizio della sua segreteria

Sic transit...

Ne resterà soltanto una: Silvia Salis è la nuova donna da copertina della sinistra. E Schlein non la prende benissimo…

Ci sono i rumors e gli endorsement di Franceschini e Renzi, ma i ben informati dicono che la goccia di troppo per la segretaria dem sia stata la ripubblicazione da parte di Vanity Fair dell'intervista alla prima cittadina di Genova

Politica - di Annamaria Gravino - 18 Settembre 2025 alle 10:57

Una roba che, insomma, si riserva alle grandi dive: la ripubblicazione di una intervista di qualche tempo fa in occasione del compleanno dell’intervistata. Se serviva un segnale inequivocabile di quanto la stella di Silvia Salis, sindaco di Genova, sia in ascesa a livello nazionale e mainstream, è arrivata da Vanity Fair, che per i 40 anni della prima cittadina ha deciso di riportare in evidenza sul proprio sito un colloquio del 12 agosto. Fatto che, riferiscono i «ben informati», non solo non è passato inosservato agli occhi di Elly Schlein, ma le ha provocato anche un certo attacco di bile.

La reazione di fuoco di Schlein per Silvia Salis su Vanity Fair

«Ieri la segretaria del Pd – scrive sul Giornale Augusto Minzolini, facendo riferimento a fonti che ne sanno – ha fatto sapere alla sindaca di Genova di non aver gradito per nulla (in privato ha usato un linguaggio colorito) la ripubblicazione con grande foto sul sito di “Vanity fair” di un’intervista della Salis del numero di agosto in cui capeggia la frase (di Salis, ndr): “La sinistra deve identificare una persona che può vincere, e riconoscerla come leader”». L’occhiello, stavolta frutto di lavoro giornalistico, prosegue avvertendo che «se non sapete chi sia Silvia Salis, leggete che cosa ci racconta e poi chiedetevi: ma non potrebbe essere lei?».

L’endorsement di Franceschini

La ripubblicazione dell’intervista di Silvia Salis da parte di Vanity Fair non fa altro che cogliere i movimenti in atto e dare la rappresentazione plastica di quanto siano lontani i tempi in cui la segretaria dem, carica di aspettative ed entusiasmo, finiva in copertina su Vogue. Più o meno nelle stesse ore, ci sono stati (nuovi) endorsement, da Dario Franceschini a Matteo Renzi. Franceschini, l’altro ieri in un’intervista a Repubblica, ha parlato di Silvia Salis come papabile per mettere in piedi una lista centrista, mascherando giusto un po’ la faccenda con una rosa di nomi: «Registro che nel mondo civico e degli amministratori ci sono parecchie personalità in grado di dare un contributo: la sindaca di Genova Silvia Salis, l’assessore romano Alessandro Onorato, il sindaco di Verona Damiano Tommasi e altri», ha detto l’ex ministro che ha fama di king maker del Pd.

Matteo Renzi mette cappello

Ospite di La7, ieri Matteo Renzi ha detto che, al fianco di Pd, M5S e Avs, «io sto cercando, possibilmente con Silvia Salis, Gaetano Manfredi, Alessandro Onorato, con tanti sindaci che vorranno starci, di costruire una quarta gamba che è la casa dei riformisti».

Ora, Franceschini ha precisato che è finita l’era in cui si vincevano le politiche con leader civici e moderati, e Renzi ha parlato di soggetto centrista. Ma, d’altra parte, chi potrebbe spiattellare apertamente che si punta su un nome altro rispetto alla leader del partito più consistente del supposto campo largo, proprio mentre si gioca la partita delle regionali?

Silvia Salis è una moderata?

Quanto al fatto, poi, che Silvia Salis sia una moderata, agli atti c’è quanto successo al Comune di Genova, dove il consigliere Pd, Claudio Chiarotti, si è rivolto alla collega capogruppo di FdI, Alessandra Bianchi, dicendole che «vi abbiamo già appeso per i piedi una volta». La prima cittadina «ha cercato di minimizzare», ha raccontato al Secolo Bianchi, che alla domanda sul profilo moderato di Salis ha risposto che «andrebbe chiesto a chi lo dice, ma non mi sembra che sia molto moderata, ricordo che la prima uscita in campagna elettorale fu avendo alle spalle una bandiera con falce e martello, nella sede del Pd. Una volta è moderata, una volta civica, una del Pd, una leader nazionale… Si vede che ha imparato molto bene dal suo mentore Renzi».

Dimmi che vuoi candidarti a premier senza dirmi che vuoi candidarti a premier…

Ieri sera, la stessa Salis nel tentativo di schermirsi ha in realtà ammesso che il dibattito è esattamente quello: chi sarà il candidato o, meglio, la candidata premier. «È il progetto che deve essere diverso, per costruire qualcosa di nuovo serve iniziare a costruire dalle fondamenta, non dal quarto piano: fare i nomi dei papabili candidati premier oggi è inutile e divisivo», ha detto nel corso della tappa genovese di Repubblica Insieme, l’evento per il “compleanno diffuso” di Repubblica. Intanto, però, ha confermato il suo status di nuova icona pellegrina dell’opposizione, attenta al contempo a non scoprire troppo le carte: alla Leopolda, ha spiegato, «parteciperò ma non aprirò, vado a Firenze come sono andata in tutte le feste dell’Unità del Pd, i civici è giusto facciano così».