“Chi non ama è perduto. Troppi giovani mandati a morire in guerra”: Papa Leone al primo Natale tra Gaza e Ucraina

Le parole del pontefice

“Chi non ama è perduto. Troppi giovani mandati a morire in guerra”: Papa Leone al primo Natale tra Gaza e Ucraina

Cronaca - di Luigi Albano - 25 Dicembre 2025 alle 19:33

«Chi non ama non si salva, è perduto», «ecco la via della pace: la responsabilità. Se ognuno di noi a tutti i livelli, invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe». Lo dice il Papa nel Messaggio natalizio. «Possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione», si appella il Pontefice.

Il pensiero alle “tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo”

«Poiché il verbo si fece carne, ora la carne parla, grida il desiderio divino di incontrarci. Il verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora dentro le nostre città». Sono alcune delle parole pronunciate dal pontefice durante la messa di Natale a San Pietro. «Fragile è la carne delle popolazioni inermi provate da tante guerre in corso o concluse lasciando macerie ferite aperte. Fragili sono le menti e le vite dei giovani costretti alle armi che proprio al fronte avvertono l’insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono intrisi roboanti discorsi di chi li manda a morire», ha continuato il pontefice. «Quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche, allora già inizia la pace. La pace di Dio nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato. Nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà. Nasce da sogni e visioni che come profezie invertono il corso della storia. Sì, tutto questo esiste perché Gesù è il Logos, il senso da cui tutto ha preso forma. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste», ha sottolineato Leone XIV.

La preghiera del Papa per il “martoriato popolo ucraino”

A Natale «apriamo il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno e nel dolore», ha detto Papa Leone XIV parlando dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana in occasione del messaggio di Natale. «Tra pochi giorni – ha aggiunto Prevost – terminerà l’Anno giubilare. Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi! Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina. È il lieto annuncio di questo giorno: il Bambino che è nato è il Dio fatto uomo; egli non viene per condannare, ma per salvare; la sua non è un’apparizione fugace, Egli viene per restare e donare sé stesso. In Lui ogni ferita è risanata e ogni cuore trova riposo e pace». Il Pontefice ha poi augurato buon Natale: «La pace di Cristo regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie». L’augurio è stato rivolto in diverse lingue.

All’Urbi et Orbi del 25 dicembre erano presenti circa 26mila persone, il pontefice a esortato a pregare «in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso». Questi l’accorato appello del Papa per il quale «possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione».

La prima messa di Natale di Leone XIV

«Non lasciamoci vincere dall’indifferenza verso chi soffre, perché Dio non è indifferente alle nostre miserie», ha detto il Pontefice nel messaggio di Natale all’Urbi et Orbi, rivolgendo la sua attenzione a tutte le sofferenze umane: «Nel farsi uomo, Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane».

Ai fedeli radunati in piazza San Pietro e a quanti lo hanno ascoltato attraverso la radio e la televisione, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana il Pontefice ha inviato l’augurio natalizio in dieci lingue. Il “Buon Natale! La pace di Cristo regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie” è stato ripetuto da Leone in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, arabo, cinese, latino. E ha concesso l’indulgenza plenaria pronunciando la formula latina. Quindi, l’esecuzione dell’inno vaticano e di quello italiano.