L’ex segretario Pd Zingaretti apre a Renzi e scatena l’inferno tra i suoi. Giuseppe Conte grida “Noi con Renzi mai. Ce lo impedisce il nostro dna”. Sfogliando i quotidiani e le notizie di agenzia osserviamo diversi “necrologi” al cosiddetto mai nato “campo largo”. Tutti i leader di opposizione spergiurano di essere impegnati a costruire un’alternativa alla maggioranza di governo, ma poi ognuno si sfila. La tanto sbandierata foto della grande accozzaglia davanti la corte di Cassazione forse andrà esposta sulla lapide del campo largo… A fare da detonatore alla già esplosiva Armata Brancaleone è stato quell’assist fatale di Renzi a Schlein. Ma ben presto ci si è resi conto che la vita a sinistra e dintorni non possiede il fair play di una partita di pallone.
Conte: Renzi ricattatore inaffidabile
Addirittura Giuseppe Conte, intervistago dalla Stampa, adduce motivi genetici per non potere accettare una coalizione aperta al senatore di Italia Viva. “Il nostro dna ci spinge a costruire questo progetto con la massima lealtà e spirito autenticamente unitario. Proprio per questo sarà impossibile offrire spazio a chi, negli anni, non ha mai mostrato vocazione unitaria: ma solo capacità demolitoria e ricattatoria”. E aggiunge: “E non è una questione personale. Non mi posso fidare -aggiunge l’ex premier- di chi da tempo più che politica fa affari in giro per il mondo. La somma aritmetica poi non funziona: persone così invise portano qualche voto e ne tolgono molti di più”. Con chi voglia fare una coalizione per battere il centrodestra non è dato sapere. Neanche quando gli ricordano il magrissimo risultato delle Europee. A proposito delle quali glissa con imbarazzo riguardoa alla leadership di questo progetto alternativo, di cui per ora Elly Schlein ha il pallino in mano. «L’avevo detto in tempi non sospetti: non possono essere le Europee a determinare la leadership. C’è tempo per parlarne».
Zingretti apre a Renzi e scatena un vespaio
E se non ora, quando sarà il tempo per parlarne. A novembre bsi profila un’election day per Liguria, Umbria ed Emilia Romagna, il tempo fugge… Cambiando campo, andiamo al Pd dove Nicola Zingaretti afferna che sia un “dovere” aprire a Renzi nel centrosinistra. Nonostante ci siano ancora molti i dubbi tra grillini ed esponenti di Avs. Il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo è un paragmatico. «Dopo quello che è accaduto mi pare naturale che ci sia un dibattito e anche una certa diffidenza. Ma il punto per lui non può che essere un altro: «Proporre un’alternativa non è più solo un obiettivo politico, ma un dovere democratico». Tuttavia la sua apertura ha trovato a dire poco freddezza Nel Pd, l’ipotesi di un ritorno di Renzi “in famiglia” è stata presa malissimo dalla vecchia guardia (D’Alema e Bersani in primis). Il leader di Azione Calenda non fa altro che mettere paletti alla sua adesione al campo largo.
I paletti di Calenda. Il campo largo si inabissa
Prende tempo: “Prima le regionali, poi un tavolo per l’intesa”, dice un altro che non ha fretta. Soltanto se ci sarà una reale condivisione su alcuni punti programmatici «sui quali convergere se ne potrà discutere». Forse più preoccupato che Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Enrico Costa, Giusy Versace approdino in altri lidi. «Che stiano per lasciare Azione sono solo chiacchiere», dice. Soltanto se ci sarà una reale condivisione su alcuni punti programmatici «sui quali convergere se ne potrà discutere». Insomma, gli indizi portano ad una sola constatazione. Il campo largo sta diventando una barzelletta.