La guerra più sporca è quella degli innocenti: bambini ucraini “rieducati” dai russi a odiare il proprio popolo

15 Feb 2023 18:16 - di Lorenzo Peluso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

E’ la guerra silenziosa, l’altra guerra, quella degli indifesi, quella dei bambini strappati alle famiglie ed al futuro di un popolo. Sono i bambini ucraini, almeno 6.000, costretti a frequentare nell’ultimo anno i cosiddetti campi di “rieducazione” russi. E’ la strategia del Cremlino finalizzata a cancellare un popolo e le sue radici. Drammatici i numeri riportati nel nuovo rapporto dello Yale Humanitarian Research Lab, pubblicato negli Stati Uniti. Dall’inizio della guerra, un anno fa, bambini anche di quattro mesi sarebbero stati portati in 43 campi in tutta la Russia, tra cui la Crimea e la Siberia, per la “educazione patriottica e militare filo-russa”, si afferma nel rapporto. Nel mentre la Russia avrebbe accelerato inutilmente l’adozione e l’affidamento di bambini ucraini in quello che potrebbe costituire un crimine di guerra, si spiega nel rapporto, finanziato dal dipartimento di stato degli Stati Uniti. In almeno due di questi campi, la data di ritorno dei bambini sarebbe stata posticipata di settimane, mentre in altri due campi il ritorno di alcuni bambini sarebbe stato posticipato a tempo indeterminato.

Un lavoro di ricondizionamento psicologico e culturale con tecniche pedagogiche per formare una consapevole accettazione nei bambini di un patriottismo russo. Specifici programmi scolastici, ma anche attività ludiche con gite in luoghi patriottici ed incontri con i veterani ed i loro discorsi. E’ il dramma silenzioso del popolo ucraino che si consuma lentamente mentre sul campo di battaglia si combatte e si muore. Quando questa guerra finirà, prima o poi, comunque andranno le cose il Paese si ritroverà senza il suo futuro.

Dall’inizio della guerra oltre due milioni di bambini sono stati costretti a lasciare l’Ucraina, praticamente ben oltre la metà di tutti i rifugiati della guerra, secondo l’Unicef e l’Unhcr. Se oltre 1,1 milioni sono arrivati in Polonia, centinaia di migliaia sono andati in Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. A questi si aggiungono poi gli oltre 2,5 milioni di bambini sfollati interni in Ucraina, dunque spostatisi di centinaia di chilometri dai loro villaggi di nascita, in contesti diversi e senza alcun legame con i luoghi di origine. Più in generale, se pur a guerra finita ci sarà l’inevitabile desiderio di ritornare in patria, occorre considerare che attualmente sono ben oltre 4,2 milioni di persone, in gran parte donne e bambini, che nell’ultimo anno hanno lasciato il Paese e trovato accoglienza e salvezza in Europa. Il tempo dunque farà la differenza, il suo trascorre favorisce il cambio di abitudini e l’adattamento alle nuove condizioni di vita. Fosse non altro che per cancellare il ricordo della fuga dalle bombe dal loro Paese.

Quanti di questi dunque ritorneranno in Patria? Poi mancheranno i morti, quei bambini periti sotto le bombe. Ad oggi almeno 460 vittime dei bombardamenti russi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio scorso, ci sono anche 914 bambini feriti. Le fonti di Kiev parlano di 13.961 bambini deportati illegalmente dalle forze russe. Insomma, la guerra finirà, prima o poi, quel che ne rimarrà ben oltre le macerie, che potranno essere ricostruite, sarà la devastazione sociale delle generazioni future che dovranno riabitare l’Ucraina. I trauma in infanzia dei bambini con cicatrici dell’animo e significativi livelli di distress psicologico ne condizioneranno per sempre l’esistenza, dunque il futuro di un popolo e di una nazione. Sarà questa forse la vera vittoria di Putin. di Lorenzo Peluso

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