Equo compenso, sì unanime alla legge Meloni. FdI: «Tutela la dignità di tanti professionisti»

25 Gen 2023 16:06 - di Sveva Ferri
equo compenso

La Camera ha approvato all’unanimità, con 253 voti favorevoli e nessun contrario, la legge sull’equo compenso, a prima firma del premier Giorgia Meloni, insieme a Jacopo Morrone della Lega. Si tratta di un testo a lungo atteso per la tutela dei professionisti, anche delle categorie non ordinistiche. La legge, che ora passa al Senato, dispone che il compenso, per poter essere ritenuto equo, deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai parametri per la determinazione dei compensi previsti dalla legge.

Foti: «La legge sull’equo compenso tutela la dignità di tanti professionisti»

«Oggi con l’approvazione della norma sull’equo compenso registriamo un nuovo rilevante successo di FdI», ha sottolineato il capogruppo alla Cemera, Tommaso Foti, ricordando che «questa legge a prima firma Meloni si estende ad avvocati a professionisti iscritti a ordini e collegi, ma anche a professioni associative non regolamentate ed è frutto di un’importante sintesi perché contiene gli emendamenti di tutte le forze politiche approvati nella scorsa legislatura». «Voglio ringraziare a nome del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, i deputati Varchi e Schifone per il loro impegno profuso volto a raggiungere un provvedimento che tutela la dignità di tanti professionisti e che l’interruzione della scorsa legislatura ne aveva impedito l’approvazione».

L’introduzione di un rapporto alla pari con grandi committenti

La legge, infatti, è la stessa che sempre Meloni e Morrone, insieme anche ad altri deputati, avevano già presentato nella scorsa legislatura, quando fu raggiunto il via libera alla Camera, ma non al Senato a causa della crisi di governo. L’importanza della normativa sta anche nel fatto che, come sottolineato dal deputato di FdI, Walter Rizzetto, riequilibra i rapporti di forza tra professionisti e committenti, specie quando «la controparte è in una posizione palesemente “dominante”, come nel caso delle grandi imprese che spesso hanno dettato le regole del mercato». Si tratta di soggetti come le pubbliche amministrazioni, le banche, le assicurazioni e più in generale le imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro.

L’equo compenso come primo paletto di una riforma organica della libera professione

«Stiamo archiviando, finalmente, quella che è stata una pagina buia per il mondo delle professioni, che ha avuto inizio con l’abrogazione dei minimi tariffari voluta da Monti», ha spiegato il deputato di FdI Silvio Giovine, chiarendo che «il voto di oggi rappresenta il primo sostanziale paletto di quella che si configurerà come una complessiva riforma organica della libera professione».

Morrone: «Il mondo delle professioni trascurato per troppi anni, ora invertiamo la rotta»

È stato poi lo stesso Morrone, durante le dichiarazioni di voto rese in aula a nome della Lega, a ricordare che il «progressivo declino delle professioni» è «iniziato dalla seconda metà degli anni ’90 con il cosiddetto decreto Bersani che, nei fatti, avrebbe ingenerato lo scardinamento di quel compenso dignitoso che dovrebbe spettare al professionista» e che il mondo delle professioni «è rimasto purtroppo trascurato per troppi anni, pur risultando indispensabile allo sviluppo, alla modernizzazione e alla crescita del nostro Paese».

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