Epurazione interna dei Comunisti superstiti: lascia Marco Rizzo, mister gaffe che esultò per la morte di Gorbaciov

24 Gen 2023 11:50 - di Marta Lima

Era un po’ il leader carismatico, l’uomo solo al comando, anche perché di voti, per comandare, ce n’erano ben pochi a disposizione. Marco Rizzo, segretario del Pc, il Partito comunista da non confondere con il Pci, il Partito comunista italiano, da ieri non è più. Non in senso esistenziale, ma politico: la sua leadership è al tramonto, dopo oscillazioni pericolose tra negazionisti e sovranisti di sinitra. Ha rassegnato le dimissioni, sostituito da Alberto Lombardo, docente all’Università di Palermo. “Una decisione condivisa”, sostiene al Corriere della Sera. Ma le malelingue parlano di un avvicendamento forzato, quasi di un’epurazione per il dissenso interno causato dalle sue ultime posizioni e da alcune gaffe clamorose, non ultima quella di quando salutò la morte di Gorbaciov con la frase, “Da anni aspettavamo questo momento”. Recentemente, insieme ai No Vax, aveva corteggiato anche i “no sanzioni” alla Russia, Paese con il quale, evidentemente, resta un solido legame affettivo e politico.

I comunisti di Marco Rizzo alleati un po’ con tutti…

Deputato per tre legislature, europarlamentare, fondatore del nuovo Partito comunista nel 2009, indomito, mai pentito dei guasti ideologici della sua parte politica, Marco Rizzo si era presentato alle ultime elezioni a capo di una coalizione (Italia sovrana e popolare) aveva conquistato circa 348.074 voti (1,24%). Nemmeno poi così pochi, ma insufficienti per entrare in Parlamento. Oggi la svolta e la decisione, spontanea, secondo Marco Rizzo, di fare un passo laterale verso la presidenza onoraria del Partito, scelta avallata – si legge in una nota –  “a grandissima maggioranza dal Comitato centrale del partito”.

“Questa svolta l’ho voluta io — spiega Rizzo al Corriere —. Sono stato segretario per 13 anni, sennò poi diventa il partito di Rizzo. C’era quindi bisogno di energie fresche. Siamo impegnati su due fronti: quello della formazione e dell’ideologia e quello della concretezza e dell’azione unitaria”. A luglio, però, ricorda il Corriere, Rizzo fu espulso simbolicamente dal partito con un’uscita della Federazione di Milano, che lo accusava di aver preso decisioni non autorizzate dal “Comitato centrale“, organo supremo dei comunisti. Si era schierato contro green pass e vaccini ma i comunisti superstiti gli contestavano anche di siglato accordi con l’ex eurodeputata leghista Francesca Donato, la sinistra radicale di Azione civile di Ingroia, perfino con il Popolo della famiglia di Adinolfi.

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