Covid, la Cina furiosa su allarmi e controlli. Tajani replica: “Non c’è nulla di offensivo nei tamponi”

3 Gen 2023 17:25 - di Lara Rastellino
Covid Cina

La Cina travolta dal Covid in un nuovo girone infernale fa l’offesa: su tutto e con tutti. Come noto il governo di Pechino ha condannato la decisione di diverse nazioni, tra cui l’Italia, di ripristinare test e restrizioni per le persone in arrivo dalla Cina a causa dell’alto numero di contagi nel Paese asiatico. Non solo. Le autorità cinesi hanno anche avvertito che potrebbero prendere “contromisure” in risposta, «basate sul principio di reciprocità». Un punto delicato, su cui in queste ore, il ministro degli Esteri Antonio Tajani – ospite a Oggi è un altro giorno su Raiuno – ha voluto chiarire apertamente: «Mi sembra una misura normalissima quella di fare un tampone all’aeroporto. Quando si andava in Cina ti chiudevano in albergo. Mentre fare una tampone è un provvedimento normale. Non c’è nessuna intenzione di limitare la libertà o di offendere nessuno».

Covid in Cina, Tajani: «Non c’è nulla di offensivo nei tamponi per chi arriva dalla Cina»

Offendere no, ma premunirsi e prevenire nuove ondate epidemiche sì. Soprattutto in considerazione del fatto che, in Cina, le autorità hanno riformulato i criteri per attribuire un decesso al Covid. Indicando nei dati ufficiali – in un Paese da 1,4 miliardi di abitanti – appena 15 decessi legati al virus. E che, non paga di segnare numeri fuori dalla realtà, nel mostrarsi offesa e stizzita con i Paesi che hanno attivati misure di controllo per chi arriva dal gigante asiatico, in risposta all’offerta di aiuto avanzata dall’Europa per contenere l’ondata di infezioni originata dall’allentamento della politica di “zero Covid”, il Paese asiatico – attraverso le dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning – ha replicato secco (e seccato).

Da Pechino la risposta piccata all’offerta di vaccini da parte della Ue

Sentenziando, tra ostentazione e risentimento, che: «La Cina ha stabilito le più grandi linee di produzione al mondo di vaccini per il Covid con una capacità annua di oltre 7 miliardi di dosi e una produzione annua di oltre 5,5 miliardi di dosi. Numeri che soddisfano l’esigenza di garantire che tutte le persone idonee alla vaccinazione abbiano accesso ai vaccini per il Covid». Insomma: non ci serve niente, grazie lo stesso. Ma in realtà, le cose non  stanno proprio così: la Cina è in un momento di grave difficoltà.

Covid in Cina: sistema sanitario sopraffatto da malati e urgenze, ma i numeri ufficiali sono fuori dalla realtà

Nel Paese asiatico, dove il sistema sanitario è stato letteralmente sopraffatto. Con le farmacie inondate di richieste di medicinali anti-febbre. E i crematori in crisi per l’afflusso dei morti. E ancora. Con una citta come Shangai, in cui dal mese scorso, circa il 70% della popolazione (ovvero circa 18 milioni di persone) ha contratto il virus, riducendo medici e soccorritori a gestire le emergenze coi malati disseminati sui marciapiedi. Insomma, con una situazione davvero infernale, Pechino a tutto dovrebbe pensare, meno che ad assumere un atteggiamento “diplomatico” di risentimento, quasi di stizza.

 

 

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