Venezia, docufilm su Zeffirelli diretto da Anselma Dell’Olio: “Gli va restituito l’onore che gli spetta”

7 Set 2022 20:20 - di Angelica Orlandi
Venezia Zeffirelli

Franzo Zeffirelli ha fatto apprezzare l’opera e il teatro a milioni di spettatori nel mondo. Nei paesi di lingua inglese, Gran Bretagna e Stati Uniti in particolare, è adorato e venerato come un maestro innovatore. In Italia, invece, è vittima di una sorta di damnatio memoriae: il grande successo popolare è stato usato contro di lui come arma di denigrazione. Ha fatto, tuttavia, sempre eccezione la Scala”. La regista Anselma Dell’Olio ha assunto su di sé l’impegno di ristabilire la verità e di restituire al grande regista fiorentino, scomparso nel 2019, il ruolo che gli spetta nella storia del teatro e del cinema, ovvero “il merito di aver portato al grande pubblico i classici della letteratura e della musica offrendo spettacoli di alta qualità”.

Docufilm in concorso a Venezia: ” Zeffirelli, conformista ribelle”

Nasce con questo intento “Franco Zeffirelli, conformista ribelle”, il docufilm in concorso nella sezione Venezia Classici alla 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica, prodotto da Francesca Verdini e co-prodotto da Pietro Peligra per La Casa Rossa e Rs Productions in collaborazione con Rai Cinema con il patrocinio della Fondazione Franco Zeffirelli. “E’ un po’ paradossale che un documentario sulla sua vita e sulla sua opera venga presentato al festival di Venezia dove Franco è sempre stato fischiato fin dai titoli di testa“, commenta la regista.

Anselma Dell’Olio, che ha anche scritto la sceneggiatura, ha scandagliato cineteche in Italia e all’estero (in particolare gli archivi della Bbc) per raccogliere immagini, spesso inedite o poco conosciute, del regista che ha legato la sua popolarità a grandi messinscene di opere liriche, ad allestimenti teatrali ‘rivoluzionari’ dei drammi di William Shakespeare, a film dagli incassi eccezionali come “Fratello Sole, Sorella Luna”, a sceneggiati televisivi dal successo planetario come “Gesù di Nazareth”. Tante le voci, le testimonianze raccolte da Anselma Dell’Olio per restituire un ritratto intimo, privato del maestro fiorentino: Giancarlo Antognoni, Adriana Asti, Urbano Barberini, Roberto Bolle, Fabio Canessa, Valerio Cappelli, Marina Cicogna, Sinéad Cusack, Caterina D’Amico, Tommaso D’Amico, Placido Domingo, Titti Foti, Raimonda Gaetani, Marco Gandini, Massimo Ghini, Giancarlo Giannini, Vittorio Grigolo, Jeremy Irons, Maurizio Millenotti, Andrea Minuz, Dario Nardella, Daniel Oren, Francesco Papa, Gianni Quaranta, Riccardo Tozzi, Luca Verdone, Alessio Vlad, fino al figlio adottivo Pippo Zeffirelli.

Zeffirelli, venerato all’estero, ostracismo in Italia

“Gli aristocratici maestri del teatro inglese, per tutti basti citare Lawrence Olivier, hanno trattato Zeffirelli da pari a pari, lo hanno venerato e lo hanno considerato l’italiano più famoso dopo Arturo Toscani – racconta la regista Anselma Dell’Olio in una conversazione con l‘Adnkronos – Eppure alla grande fama all’estero, non è corrisposta un’analoga posizione in Italia. Perchè? Vorrei usare una citazione dello scrittore Carlo Emilio Gadda che parlava della “porca rogna italiana del denigramento di noi stessi’ per spiegare un certo disprezzo intellettuale che ha subito Zeffirelli. C’è, poi, una ragione forse più pragmatica, il disprezzo che è nato per Franco dopo la sua rottura professionale e sentimentale con il regista Luchino Visconti con cui mosse i primi passi della carriera. E’ come se quella rottura gli sia stata fatta pagare cara. Per cercare fortuna andò all’estero e qui la trovò davvero, specie a Londra dove le sue regie liriche furono da subito acclamate”.

Docufilm a Venezia, Anselma Dell’Olio: “Su Zeffirelli ha pesato un pregiudizio politico”

Ma su Zeffirelli ha pesato anche un pregiudizio ‘politico’, alimentato dall’intellighenzia di sinistra, che “non gli perdonò mai di essere anticomunista. Eppure – spiega Anselma Dell’Olio – non era solo anticomunista ma anche antifascista, perchè da giovane era andato a combattere sulle montagne da partigiano. Lo si è attaccato per aver votato Democrazia Cristiana e poi per aver sostenuto Silvio Berlusconi e si dimentica volutamente il suo perenne essere antifascista. Anche Federico Fellini era anticomunista ma stava zitto, non andava allo scontro diretto come Zeffirelli, che non ha mai rinunciato alla sua sincera verve fiorentina. Spero che questo mio documentario contribuisca a ristabilire la verità sulla sua figura”.

“Ha sempre vissuto con discrezione la sua vita privata”

Anselma Dell’Olio ha cercato di rivelare l’animo più profondo di Zeffirelli, compresa quella “sofferenza patita a causa del grande successo all’estero che non gli è stato riconosciuto in patria dall’establishment culturale allora dominante”. “Si è arrivati al punto – spiega la regista – di accusare Zeffirelli di mirare solo al successo, quel successo che ogni volta riusciva a conquistare in teatro, al cinema e in tv. La sua missione di voler portare i classici alle masse gli veniva rivolta come un’accusa. Eppure tutte le sue opere sono state sempre di alta qualità, mai volgari”. Anselma Dell’Olio affronta non solo il rapporto con Luchino Visconti, prima anfitrione e poi ‘nemico’, ma anche quello con Maria Callas, con cui ebbe “un fortissimo amore artistico portando la sua carriera ai massimi livelli grazie a un rapporto magico”. Infine nel docufilm c’è spazio anche per l’omosessuale Zeffirelli. “Ha sempre vissuto con discrezione la sua vita privata, non amava buttare in faccia alla gente il suo essere omosessuale – sottolinea Anselma Dell’Olio – Era cresciuto in un’atmosfera italiana in cui non era perdonato essere omosessuale. ‘Se sei cattolico e omosessuale non c’è niente di gaio’, diceva con una certa sfrontatezza. Per questo non amava il carnevale del gay pride”.

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