Patto energetico con la Germania: Macron si fa beffa del Trattato del Quirinale (e ci prepara il pacco)

7 Set 2022 16:38 - di Federica Parbuoni
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A due giorni dal vertice dei ministri Ue dell’Energia, che si terrà venerdì, c’è chi si è portato avanti. Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, infatti, già un paio di giorni fa si sono riuniti in una videoconferenza sulla crisi energetica, uscendone con un patto di reciproco aiuto. «La Germania ha bisogno del nostro gas e noi abbiamo bisogno dell’elettricità prodotta nel resto dell’Europa e in particolare in Germania», ha chiarito Macron, spiegando che nelle prossime settimane la Francia completerà le connessioni per fornire gas alla Germania quando sarà necessario e che la Germania ha promesso di inviare elettricità quando servirà.

Macron punta sulla «solidarietà franco-tedesca». E il resto dell’Ue?

«Questa solidarietà franco-tedesca è l’impegno che ho preso con Scholz», ha affermato con orgoglio Macron. Ma, come si suol dire, la domanda sorge spontanea: e la solidarietà europea? L’impressione, infatti, è che come di consueto Parigi e Berlino si siano aggiustate le cose nel modo per loro più conveniente, con buona pace del resto dei 27. Un tema oggi affrontato da Il Giornale, in un articolo che esamina in quattro punti come questo patto franco-tedesco rischi di essere una fregatura per gli altri partner europei, Italia in testa a dispetto del tanto decantato Trattato del Quirinale.

Au revoir Trattato del Quirinale

Presentato come uno strumento di proficua e reciproca collaborazione con la Francia, il Trattato del Quirinale, «fortemente voluto da Sergio Mattarella e siglato da Draghi contiene – ricorda Il Giornale -un capitolo di reciproca intesa proprio sullo sviluppo e sullo scambio energetico». Ma, evidentemente, si tratta di «accademia» e «il tango Macron-Scholz derubrica il Trattato del Quirinale ad accordicchio di facciata». «È curioso notare – si legge ancora nell’articolo – come sia utile in chiave francese quando si tratta di vendere o comprare aziende di Stato (o porzioni), quando si parli di affari per la Difesa comune (Finmeccanica e Fincantieri ne sanno qualcosa). E invece finisca in un cassetto quando l’obiettivo è supportare gli interessi italiani nella battaglia del gas».

Le implicazioni europee del patto tra Macron e Scholz

C’è poi il tema dello «spirito solidale ed egualitario» sempre decantato da Bruxelles, che l’asse franco-tedesco, ancora una volta, finisce per negare, restituendo invece l’idea di una Unione in cui davvero, come ha sostenuto Letta qualche giorno fa ad altri scopi, ci sono Paesi di serie A e Paesi di serie B. Solo che nella serie B così ci finisce anche l’Italia, in compagnia di molti altri. «Le regole – nota ancora Giorgio Gandola, che firma l’articolo – vengono adattate alle esigenze dei più forti; se le banche sono sull’orlo del default, quelle tedesche vengono nazionalizzate, ma quelle italiane saltano. Se le compagnie aeree hanno bisogno di finanziamenti per far fronte alle crisi, quelle altrui ottengono aiuti di Stato mascherati mentre Alitalia deve svendere o fallire».

Il “pacco” che si profila per l’Italia

Il terzo punto per guardare con diffidenza al patto energetico tra Macron e Scholz è che «Bruxelles ha fatto capire che, in nome della solidarietà di pongo, chi è più avanti nello stoccaggio del gas dovrà aiutare chi è in affanno». L’Italia, in fondo, non sta messa male: è all’83,7% del fabbisogno. La Francia è al 92,6%, la Germania all’85,5% e la Spagna all’85,1%. Paesi come Austria e Olanda sono invece rispettivamente al 67,9% e al 79,1%. Dunque, noi potremmo essere chiamati a onorare quel patto di solidarietà come Germania e Francia, con la differenza che loro si sono organizzate per avere «le spalle reciprocamente coperte». «E a pagarne le spese sarebbero le aziende italiane, con conseguenze immaginabili sul piano dell’occupazione e con una fragilità strategica davanti a scalate o acquisizioni franco-tedesche a prezzo di saldo».

Il sospetto sulle possibili ingerenze in Italia

Infine, l’ultimo motivo, che ha a che fare con la politica e la sovranità nazionale. «Poiché a pensar male eccetera, è possibile – ragiona Il Giornale – che Macron e Scholz si siano messi al riparo anche per avere le mani libere nel condizionare proprio la politica italiana in caso di successo del centrodestra, inviso a Bruxelles». Uno scenario «meschino» e «un evidente regalo a Putin».

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