Papa Francesco ai gesuiti: “Quando dissi all’ambasciatore russo che volevo parlare con Putin”

28 Set 2022 17:43 - di Redazione

Papa Francesco chiese all’ambasciatore russo presso la Santa Sede di parlare con Putin, “purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo”. E si occupò dello scambio di 300 prigionieri. Lo ha raccontato lo stesso Bergoglio nel corso del colloquio privato con i Gesuiti nel Kazakistan. Reso noto oggi dalla Civiltà Cattolica.

Il papa ai gesuiti: è in corso una guerra mondiale

“È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”, disse papa Francesco aggiungendo che la vittima del conflitto è l’Ucraina. E ragionando sul perché questa guerra non sia stata evitata. “Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono. Pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi. E anche per vendere e provare le armi. Non dubito, però, che stiamo già vivendo la Terza guerra mondiale”.

“Sin da febbraio abbiamo lavorato contro l’odio”

Papa Francesco racconta ai gesuiti nel dettaglio le sue mosse dall’inizio del conflitto. “Sin da febbraio noi ci sforziamo di liberare i cuori dall’odio.  Dal primo giorno della guerra fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina. Ho pensato di dire una parola alla sofferenza dei due popoli, quello ucraino e quello russo. Perché nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente”.

La visita del papa all’Ambasciata russa

Il Papa ricorda poi che il giorno dopo l’inizio della guerra si è recato all’Ambasciata russa, gesto inusuale, per chiedere di poter parlare con il presidente Putin. “Purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo”.  Poi ricorda di aver ricevuto l’ambasciatore ucraino e parlato due volte con il presidente Zelensky al telefono. Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa. Il segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Gallagher, è andato in visita”.

“Mi hanno chiesto di attivare per uno scambio di prigionieri”

Anche il Papa, come è noto, era intenzionato ad andare ma poi ha rimandato. “Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però. Sono venuti da me alcuni inviati ucraini”. Poi racconta di aver ricevuto un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri. “Mi hanno portato una lista di oltre 300 prigionieri”, racconta ancora il pontefice. “Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l’ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa. Se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri”.

Aggressione ripugnante, barbara, sacrilega

Infine racconta di aver consegnato un plico con i suoi pensieri sul conflitto a un vescovo cattolico ucraino. Nel quale ha definito l’invasione dell’Ucraina “una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega”. Però – conclude la conversazione con i gesuiti riportata dal direttore di Civiltà cattolica – vorrei dirti che a me non interessa che voi difendiate il Papa. Ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa. Il Papa non si arrabbia se è frainteso. Per me la cosa da fare è dimostrare vicinanza. Questa è la parola chiave: stare vicini, aiutare la gente che soffre. Questo è lo stile di Dio”.

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