Meloni: «Per i giovani sogno un futuro di lavoro, non di reddito di cittadinanza» (video)

7 Set 2022 21:11 - di Eleonora Guerra
Meloni reddito

Circondata dalla classe dirigente locale, sulle note prima di A mano a mano di Rino Gaetano e poi dell’Inno nazionale, Giorgia Meloni si è congedata dalla platea del suo comizio all’Aquila salutata da una standing ovation per un discorso tutto centrato sul programma e su una visione precisa per l’Italia: quella in cui si premia il merito e si valorizzano le risorse, straordinarie, che il nostro Paese ha, nonostante anni di incuria. Lo ammette la stessa leader di FdI, che più volte ripete: «È solo buon senso». Eppure questo buon senso è mancato finora e continua a mancare agli avversari, che si stracciano le vesti per ciascuna delle proposte di FdI, dalla famiglia al lavoro, dal fisco all’immigrazione.

Meloni: «Il Pd mi ha messo nel suo programma. Fa ridere, ma anche pensare…»

In un post pubblicato oggi su Facebook ha rivelato che «nel programma ufficiale del Pd parlano di me. Come si possono presentare le proprie proposte agli italiani e parlare degli avversari? Fa ridere, ma fa anche un po’ pensare…». Dal palco dell’Aquila, che è il collegio in cui lei si presenta e che, provata dal terremoto, è il simbolo di «tante lungaggini che non hanno funzionato, ma anche delle cose che possono funzionare», oltre che simbolo del buon governo di FdI con il sindaco Pierluigi Biondi, Meloni ha spiegato di essersi interrogata sul perché di una campagna elettorale come quella che stanno conducendo gli avversari, «cercando di dipingere la sottoscritta e FdI come se fossero mostri».

«La sinistra non ha un’egemonia culturale, ha un’egemonia di potere»

«Perché la sinistra – ha detto – ha un problema a dire cosa vuole fare per l’Italia: gli italiani li hanno già visti all’opera. Mi mettono nel loro programma per i prossimi cinque anni perché non hanno argomenti, se io smettessi di fare politica non saprebbero di cosa parlare». «Si dice che la sinistra abbia un’egemonia culturale nel Paese, ma non è vero. Hanno – ha precisato Meloni – un’egemonia di potere e l’idea di perderla è la ragione del loro nervosismo, perché non credono più in nulla, non hanno più argomenti».

La riscoperta del merito: «Uno non vale uno»

FdI di argomenti ne ha eccome, invece. E Meloni li snocciola, dando loro concretezza programmatica. La leader della destra è partita dal merito, che poi significa un’idea diversa di Paese: «La mia missione è costruire una nazione di persone che vanno avanti indipendentemente dalla tessera di partito». «L’Italia ha un disperato bisogno di liberare le sue energie», ha aggiunto, facendo l’esempio del mondo dell’arte. «Oggi l’arte si misura sulle critiche a Giorgia Meloni. FdI è al 25%, com’è possibile che in tutto il mondo dello spettacolo non ci sia uno che la pensa come noi? Forse se c’è non parla perché sa che le sue possibilità di crescita potrebbero ridursi? Questa non è la mia democrazia». «Noi – ha chiarito Meloni – vogliamo un’Italia in cui le persone abbiano per quello che valgono, in cui l’uguaglianza sia alla partenza, non all’arrivo, perché quello dipende da te». «Uno non vale uno, questa è un’idea che ha portato degli scappati di casa al governo della nazione, che ci ha devastato».

Uno Stato in cui i cittadini non siano più sudditi

Un altro paradigma da ribaltare è quello del rapporto tra Stato e cittadino. «Ho detto che volevo ribaltare ‘Italia come un calzino, apriti cielo. Eppure è una cosa molto semplice: per anni i cittadini sono stati sudditi, con lo Stato che impone, decide, pretende di sostituirsi a tutte le libertà. Io invece credo che lo Stato debba essere alleato dei cittadini, delle famiglie, delle imprese», ha chiarito Meloni. Una visione che si declina, per esempio, nel fisco, che oggi trova il suo emblema in «una evasione fiscale che in realtà è caccia al reddito». «Poi dove l’evasione c’è davvero lo Stato non la va a cercare», ha ricordato Meloni, portando l’esempio delle aziende di stranieri che aprono e chiudono senza pagare alcuna tassa. FdI ha soluzione l’ha proposta «e non è neanche originale perché – ha ammesso Meloni – l’abbiamo mutuata da dove già esiste: la richiesta di fidejussione agli stranieri che aprono in Italia. Per noi questo significa fare concorrenza leale, Letta ha spiegato al suo elettorato che questa è una delle ragioni per cui non bisogna votarci».

Anche per la strategia industriale basterebbe «il buon senso»

«Sono cose di buon senso», ha ripetuto Meloni più e più volte, anche quando affronta il grande tema della strategia industriale «che manca da decenni». La leader di FdI ha indicato due risorse sulle quali investire: mare e marchio, e ha declinato con esempi pratici quanto porterebbero in termini di ricchezza e quanto perdiamo, invece, nel non fare sistema intorno a essi. Ha parlato delle rotte commerciali navali che preferiscono circumnavigare l’Europa fino ad Amsterdam o Rotterdam per la nostra carenza di infrastrutture, privandoci di 70 miliardi di introiti; del fatto che il nostro Sud potrebbe essere leader nella produzione di rinnovabili, consentendoci di diventare l’hub energetico europeo; ha ragionato, a lungo, sul marchio Italia, del quale veniamo defraudati ogni volta che una nostra aziende è svenduta all’estero, ma continua a spacciare i propri prodotti come Made in Italy; ha proposto la creazione di una grande piattaforma di commercio online, sul modello di Amazon, che metta insieme tutti i produttori davvero italiani, certificando la qualità e l’identità di quelle merci.

«Per i giovani sogno un futuro di lavoro, non di reddito di cittadinanza»

Meloni ha ricordato anche le possibilità occupazionali che vengono dal Made in Italy, purché le si sappia sfruttare. Ha fatto l’esempio della carenza di addetti nel settore della moda, rilancia sulla formazione, ricorda che ci sono pure i fondi europei, ma molti, 8 miliardi, non li usiamo. «Conte può dire quello che vuole, io – ha ribadito la leader di FdI – non sogno per i giovani italiani un futuro di reddito di cittadinanza, di dipendenza dallo Stato, io sogno un futuro di lavoro pagato dignitosamente». Ma la soluzione, ha spiegato, non è il salario minimo. La soluzione è tagliare il cuneo fiscale, perché la tassazione sul lavoro che oggi è al 46,5% e significa che un lavoratore che prende 1.500 euro al datore di lavoro ne costa 3mila.

Meloni: «Se lo vorrete, noi siamo pronti. Dobbiamo combattere fino in fondo»

Eccolo lì che torna il buon senso, la possibilità di «fare un sacco di cose sensate» anche in tema di famiglia, per contrastare «la glaciazione demografica» che presto diventerà insostenibile per il nostro welfare. «Se andiamo avanti così – ha avvertito Meloni – le pensioni non le taglieranno più, le aboliranno». E, allora, puntare sulla famiglia, puntare sugli asili, sugli accessi ai mutui, sulla conciliazione dei tempi per le donne è puntare sull’economia del Paese. Infine, un passaggio sull’immigrazione incontrollata, che «è uno strumento delle grandi concentrazioni economiche per costruire una competizione al ribasso, smantellando i diritti dei lavoratori. Io – ha chiarito Meloni – li difendo i diritti dei lavoratori».

«Si tratta – ha ribadito – di piccole cose di buon senso, ma che possono dare una raddrizzata a questo Paese. Se voi lo vorrete, noi siamo pronti, ma non do per vinta questa battaglia. La strada fino al 25 settembre è lunga e succederà ancora di tutto. Dobbiamo crederci fino in fondo, combattere fino in fondo per dare all’Italia un governo libero, di persone non ricattabili e che non guardano in faccia nessuno».

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