Letta si dimette, ma solo a marzo. E non fa autocritica. Pd nel caos: la rete invoca l’arrivo di Elly Schlein

26 Set 2022 13:12 - di Riccardo Angelini

Enrico Letta prima si consola: “Oggi il Pd, pur in un risultato insoddisfacente, è il secondo partito del Paese, il secondo gruppo Parlamentare ed è la prima forza di opposizione nel Parlamento e nel Paese”.  Ah però… verrebbe da commentare. La parola sconfitta non riesce a pronunciarla. Solo dopo, dinanzi alla domanda di un cronista, risponde: “So che la sconfitta è sempre solitaria“. E ha voluto alludere così al processo che già si va intentando, all’interno del partito, nei suoi confronti. E annuncia, in proposito, che quando si svolgerà il congresso a marzo lui non sarà candidato. In pratica si tratta di dimissioni ritardate. Basterà a placare gli animi e a curare i mal di pancia di un partito rissoso e con tendenza alle lotte intestine? C’è da dubitarne. Il tempo da qui a marzo è davvero infinito: cinque mesi di logoramento che forse il Pd non può permettersi dopo una batosta come quella del 25 settembre.

Anche perché Letta non accenna a fare autocritica. “Se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che Conte ha fatto cadere il governo Draghi”, afferma. E aggiunge: “I numeri dimostrano che l’unico modo per battere la destra è fare il campo largo, non è stato possibile non per nostra volontà, si sono sfilati alcuni interlocutori”. Tutta colpa di Giuseppe Conte e del M5S. Lui non ha sbagliato nulla perché quello che ha detto “lo ho detto – ribadisce – perché ne ero davvero convinto”.

Il dibattito precongressuale nel Pd del resto era già iniziato molto prima del voto. Stefano Bonaccini, uno dei candidati alla segreteria post-Letta, marca subito le distanze e fa i complimenti a Giorgia Meloni: “L’affermazione della destra è chiara. Complimenti a Giorgia Meloni”. In rete tutti invocano adesso Elly Schlein. Hanno bisogno di un’anti-Giorgia e di una sostituta più credibile della Cirinnà, rimasta fuori dal Parlamento. Il problema è che non si interrogano sul fatto che proprio la linea estrema di Elly Schlein continuerà a far perdere voti al Pd. Per il quale vele quanto commentò un giornalista inglese in merito alla disfatta dei laburistiHartlepool, dove gli operai hanno scelto i Tory. “E’ la rivolta della classe operaia contro una sinistra – disse Brendan O’Neill – la cui unica preoccupazione sembra essere quella dei bagni “gender free”.

 

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