Iran, decine di morti e centinaia di arresti. Teheran minaccia l’intervento dell’esercito

23 Set 2022 18:02 - di Redazione
Iran

Sono almeno 36 i morti registrati a una settimana dallo scoppio delle proteste in Iran innescate dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne curda uccisa lo scorso 16 settembre a Teheran per non aver indossato in modo corretto l’hijab, il velo islamico. Ammonterebbero invece a 280, secondo l’emittente Al Arabiya, le persone arrestate. Iran International ha precisato che tra i detenuti vi sono anche attivisti civili e politici e giornalisti. Su di loro pende l’accusa di essere legati a «servizi di spionaggio stranieri». L’esercito è pronto ad entrare in campo. «Queste azioni disperate fanno parte della strategia maligna del nemico volta a indebolire il regime islamico», hanno affermato le forze armate iraniane.

Iran nel caos dopo la morte della curda Masha Amini

Le manifestazioni sono iniziate il 17 settembre nella regione del Kurdistan iraniano, a Sedeq, città di origine di Mahsa Amini. Da lì si sono rapidamente estese in altre città dell’Iran, tra cui la capitale Teheran, e centri urbani di particolare importanza come Shiraz, Mashhad, Qazvin e Garmsar. Per la prima volta i manifestanti hanno concentrato i loro assalti contro stazioni di polizia e i membri delle forze di sicurezza. Tra queste anche quelli del temuto corpo paramilitare dei Basij, parte dei Guardiani della rivoluzione (i cosiddetti Pasdaran), incaricato di mantenere la sicurezza interna. Sarebbero almeno 83 le località interessate da disordini nell’ultima settimana.

L’intervista rifiutata da Raisi alla giornalista Cnn senza velo

Oggi, invece sono scesi in piazza i manifestanti filo-governativi per mostrare il proprio sostegno alle forze di sicurezza. Le stesse che, secondo Iran International, avrebbero distrutto proprietà pubbliche e private e utilizzato ambulanze e scuole per trattenere le persone arrestate durante i disordini. «Grazie, grazie, grazie» e «Morte all’America» hanno gridato i sostenitori del governo, che si sono detti pronti a partecipare a una jihad, laddove la guida suprema dell’Iran, ayatollah Ali Khamenei, lo richiedesse. Ulteriore clamore ha suscitato ieri la decisione del presidente iraniano Ebrahim Raisi di disertare all’ultimo momento l’intervista concessa a Christiane Amanpour, della Cnn. Motivo? La giornalista si era presentata all’appuntamento senza velo.

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