Indipendenza della Scozia e futuro del Commonwealth, le spine nel fianco di Carlo III

10 Set 2022 9:22 - di Lando Chiarini

Quando nel 2014 gli scozzesi votarono per l’indipendenza dal Regno Unito, il governo di Londra fece capire che in caso di vittoria dei secessionisti non avrebbe mai fatto entrare il nuovo Stato nell’Unione europea. Una minaccia non più rinnovabile dal momento che un paio d’anni dopo sarebbe stata l’intera Gran Bretagna, con la Brexit, a fare bye bye alla Ue. E proprio il destino della Scozia sarà probabilmente il primo vero banco di prova che attende re Carlo III. Il nuovo sovrano se ne renderà conto già nelle prossime ore ad Edimburgo, prima tappa (le altre sono Belfast, nell’Irlanda del Nord, e Cardiff, nel Galles) del viaggio di “presentazione” all’interno del Regno Unito.

Carlo III nelle prossime ora ad Edimburgo

Grazie alla devolution del 1997, la Scozia ha oggi un proprio Parlamento con poteri tutt’altro che simbolici. Ed è prevedibile che il “fatto nuovo” della successione sul trono tra Elisabetta II e Carlo III incoraggerà la richiesta di maggiore autonomia, fino a tentare di bissare quella della piena indipendenza tentata senza successo otto anni fa. In questo senso la monarchia esercita un ruolo di contrappeso notevole in termini di rappresentanza di unità, identità e continuità nazionale. Si dice, spesso, e con ragione, che il Belgio intanto esiste perché è una monarchia. Diversamente, le tre linee di faglia che l’attraversano (etnica, linguistica e religiosa) lo avrebbero già disintegrato.

Gran Bretagna, nazione divisa

La situazione nel Regno Unito non è troppo dissimile, con le sue divisioni tra la “nazione” anglosassone e quella celtica o – è il caso soprattutto dell’Irlanda del Nord – tra la popolazione anglicana e quella cattolica. Re Carlo III dovrà dunque trasferire sul piano istituzionale, cioè della monarchia, il carisma personale della sovrana appena scomparsa. Nel suo lunghissimo regno, Elisabetta ha attraversato varie epoche e profonde trasformazioni. Ma sempre la sua sensibilità e il suo acume politico hanno saputo mettere al riparo la corona da spinte moderniste che avrebbero potuto metterla in discussione.

L’effetto domino su Australia e Canada

Riuscirà a fare altrettanto Carlo III contro il riemergere di tensioni territoriali mai veramente sopite? Tanto più che nessuno può pensare che un’amputazione del Regno Unito resti senza conseguenze sul piano del Commonwealth. Tutt’altro: l’indipendenza della Scozia innescherebbe un effetto domino con conseguenze facilmente immaginabili sull’ex-impero britannico, a cominciare da Australia e Canada, due Stati immensi, il cui capo è ancora oggi il sovrano della Gran Bretagna. Insomma, sarà pure avviato, Carlo III, ad essere un re di transizione, ma di certo il suo regno non sarà una passeggiata.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *