Chi è Lavinia Mennuni, che a Roma centro ha vinto la sfida contro Bonino e Calenda

26 Set 2022 10:10 - di Francesco Severini
Mennuni

Lavinia Mennuni, candidata di Fratelli d’Italia al collegio uninominale di Roma centro per il Senato, ha prevalso con il 36,37% sui big della politica Emma Bonino e Carlo Calenda. Una sfida difficile che Mennuni ha vinto, superando il leader di Azione anche ai Parioli (considerata una roccaforte calendiana). E facendo il pieno di voti soprattutto in periferia. Mennuni ha staccato i suoi avversari nettamente a Primavalle, Labaro, Prima Porta. In quelle periferie dove ormai la sinistra non ha più molto da dire. Dopo una campagna elettorale infaticabile ha tagliato il nastro di un traguardo che all’inizio sembrava irraggiungibile.

Consigliere comunale a Roma Capitale dal 2008, 46 anni, avvocato, madre di tre figli, moglie dello storico militante della destra romana Federico Guidi, Mennuni si è sempre occupata di politiche familiari, a partire dal suo mandato di delegata del sindaco per le Pari Oppurtunità e per i rapporti con il mondo cattolico, ai tempi della giunta Alemanno (2008-2013). La neosenatrice è entrata in Campidoglio nel 2008 e da allora è sempre stata confermata consigliera, l’ultima volta lo scorso anno con Fratelli d’Italia.

Il declino demografico nel nostro Paese è stato uno dei temi sui quali Mennuni ha insistito in campagna elettorale, incontrando il favore dell’elettorato cattolico. Ricordiamo infatti che anche domenica scorsa il Pontefice ha chiesto per l’Italia più nascite e più figli. Un concetto che già tempo fa era stato al centro di un intervento in cui il Papa aveva definito “patriottico” fare figli. E che la sfida su questi temi Mennuni l’abbia vinta contro Emma Bonino, portavoce storica delle battaglie abortiste, è un dato ancor più significativo.

Ma non è da sottovalutare anche il fatto che Lavinia Mennuni emerga da quei quadri dirigenti femminili del partito di Giorgia Meloni sul quale è stato riversato un linguaggio mistificatorio da parte della sinistra neofemminista. Mentre quella stessa sinistra puntava in un collegio importantissimo e cruciale su un volto usurato della vecchia politica, FdI ha giocato la sua carta al femminile scommettendo su energie nuove capaci di dialogare tenendo presenti i nuovi bisogni di una società in evoluzione. E questo, per un partito che è stato dipinto come retrogrado e contrario ai diritti delle donne, è un altro fiore all’occhiello di una vittoria a tutto tondo.

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