Tormenti M5S, Castaldi: «Abbiamo preso troppi schiaffoni, in tanti vogliamo uscire dal governo»

5 Lug 2022 9:39 - di Natalia Delfino
m5s governo

È un’attesa carica di fibrillazione quella che vive il M5S in attesa dell’incontro “chiarificatore” tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, rinviato a domani a seguito della tragedia della Marmolada. E ora c’è chi parla esplicitamente di uscire dal governo. «In maggioranza finora abbiamo preso tanti schiaffoni, possiamo lavorare benissimo anche dall’opposizione. A conti fatti, essendo una Repubblica parlamentare, se il Movimento 5 Stelle dovesse uscire, Draghi i numeri li ha», ha detto il senatore e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Gianluca Castaldi, secondo il quale la maggior parte dei parlamentari pentastellati spinge per lasciare. «Quando una forza è in sofferenza su alcuni temi importanti – ha spiegato – ci sta questo ragionamento».

L’attesa per l’incontro tra Conte e Draghi

Sullo sfondo resta l’incontro con il premier, al quale Conte porterà le richieste del M5S, rispetto alle quali però tutti gli osservatori si aspettano un compromesso al ribasso. Una soluzione che potrebbe non accontentare la folta pattuglia grillina che vede in Draghi anche la causa principale della scissione con Di Maio, tanto più dopo l’affaire delle dichiarazioni di Domenico De Masi sulla presunta richiesta a Beppe Grillo di far fuori l’avvocato di Volturara Appula. «Aspettiamo questo incontro, era giusto rimandarlo, dopo quello che è accaduto. Prima Giuseppe si confronterà con il Consiglio nazionale, che riporterà le varie posizioni. E starà a lui trarne le conclusioni. Noi dobbiamo difendere alcune misure, vediamo se ci sarà il sostegno delle altre forze politiche in questa difesa…», ha spiegato Castaldi in un’intervista a Repubblica.

Castaldi: «Abbiamo preso tanti schiaffoni, dobbiamo ottenere rispetto»

Il sottosegretario ha ammesso gli «schiaffoni» presi dal M5S su temi caratterizzanti (superbonus, reddito di cittadinanza, quarto decreto armi, termovalorizzatore), pur cercando di mitigarne la portata politica sostenendo che «li hanno presi anche altri questi schiaffoni, ma i nostri fanno più rumore. Anche la Lega e altri del centrodestra hanno votato a volte diversamente rispetto al governo e nessuno fa polemiche». «Ma – ha poi aggiunto – ora dobbiamo ottenere il rispetto che meritiamo. Il rispetto per noi significa continuare a sostenere misure che aiutino la cittadinanza.
Altrimenti non ha alcun senso stare al governo».

Una «bilancia» che pende troppo

Intanto per oggi è attesa l’apposizione della fiducia al Dl Aiuti, che contiene anche la norma sul termovalorizzatore di Roma. Una grana per il M5S, che sulla questione ha intavolato una battaglia che ora s’intreccia ancor di più con la questione del sostegno al governo. Come voterà il Movimento nel caso in cui la fiducia arrivasse davvero «lo deciderà il nostro gruppo a Montecitorio», ha spiegato il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, aggiungendo che «quando si sta in una maggioranza così eterogena, ci sono alcuni temi che bisogna ingoiare». «Ma – ha poi avvertito – quando si ingoia un tema così importante dall’altra parte devono accettare alcune nostre posizioni più radicali. Se questa bilancia non funziona, c’è un problema».

La maggior parte dei parlamentari M5S spinge per uscire dal governo

«Meglio uscire?», ha chiesto quindi Lorenzo De Cicco, che firma l’intervista. «Lo deciderà il presidente. Io sono del parere che possiamo lavorare bene anche dall’altra parte della barricata, senza problemi», ha risposto Castaldi, secondo il quale «non serve nemmeno l’appoggio esterno». «I numeri parlamentari il governo ce l’ha. Possiamo lavorare sia in maggioranza che all’opposizione», ha ragionato, spiegando poi che, sì, è vero che la maggior parte dei parlamentari pentastellati spinge per uscire dal governo.

Il peso delle tensioni con il Pd

Una situazione in cui hanno un peso anche i rapporti con il Pd, resi ancora più tesi dalle dichiarazioni di Dario Franceschini sul fatto che «se il M5S rompe con il governo è la fine dell’alleanza». «Rifletta il Pd, noi dobbiamo solo difendere al meglio i cittadini, la strada nostra è ben chiara. La vostra è molto dubbia in base alle convenienze del momento», è stato il tweet di replica di Castaldi, che poi ha chiarito: «Se leggo certe dichiarazioni, reagisco. Scaricare sempre su di noi la responsabilità della crisi, non mi sembra corretto. Ai tempi del Conte II, quando Renzi ci picconava, non mi sembra che il Pd abbia lanciato ultimatum».

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