Milano, avvocato si lancia dal 7° piano del palazzo di Giustizia. In un biglietto il perché del tragico gesto

13 Lug 2022 15:17 - di Greta Paolucci
suicida palazzo Giustizia

Un salto nel vuoto dal settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano e la morte sul colpo. È l’unica certezza che al momento emerge sul caso che ha scioccato la cittadella giudiziaria meneghina, che questa mattina si è ritrovata a fare i conti con una fatto di sangue verificatosi direttamente nei suoi spazi. Non un procedimento al vaglio. E neppure l’epilogo di una ennesima udienza di un dibattimento conosciuto. Ma un avvenimento dai contorni ancora tutti da chiarire, il cui protagonista – e vittima – ha deciso forse simbolicamente di iniziare e chiudere in quegli spazi… Da un piano alto al cortile del Palazzo. La distanza percorsa fino alla schianto mortale.

Avvocato si suicida al Palazzo di Giustizia di Milano: precipita e muore dal 7° piano

Dunque, un uomo sui 50 anni, di cui al momento non si conosce l’identità, è morto precipitando dai piani alti del Palazzo di Giustizia di Milano, dal lato di Via Manara. A dare l’allarme sono stati alcuni dipendenti al lavoro negli uffici giudiziari. Sul posto sono intervenuti il 118 e i carabinieri, che indagano sull’accaduto. Non è ancora chiaro se sia trattato di un gesto volontario. Dalle prime informazioni l’uomo, che avrebbe circa 50 anni, sarebbe precipitato – probabilmente si è lanciato – dal bagno del settimo piano dove si trovano gli uffici giudiziari e dove si svolgono le udienze. Il corpo è precipitato in un cortile interno. Sul posto è al lavoro anche la polizia.

In un biglietto trovato in una sua tasca poche righe sulle motivazioni del gesto

Da quel poco che trapela dagli ambienti investigativi, al momento si sa solo che la vittima sarebbe un avvocato, che si sarebbe suicidato per motivi personali ed economici. L’uomo, di circa 50 anni, prima di affrontare il vuoto avrebbe scritto un biglietto in cui avrebbe indicato i motivi del gesto e nel quale avrebbe annunciato il suicidio. Poche righe custodite in tasca dove gli inquirenti al lavoro sul caso avrebbero trovato il foglietto.

All’origine della tragedia problemi economici e di lavoro

Sul posto – un’area transennata dove, riporta Il Giorno, si sono recati il pg di Milano Francesca Nanni, il procuratore Marcello Viola e i procuratori aggiunti Tiziana Siciliano e Eugenio Fusco, insieme alle forze dell’ordine – è intervenuto subito anche il pm di turno che coordina le indagini: Cristiana Roveda. Sono stati alcuni dipendenti al lavoro negli uffici giudiziari a dare l’allarme ai carabinieri che indagano sull’accaduto. E tra rilievi e primi riscontri, sembra che si tratti di una «persona estranea all’ambiente giudiziario» e che, al momento, «l’ipotesi prevalente sia quella del suicidio».

Avvocato suicida nel cortile del Palazzo di Giustizia: non esercitava più dal 2014…

Non solo. A quanto apprende Il Giorno, il procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola, parlando coi giornalisti nel cortile del Palazzo di Giustizia avrebbe indicato il settimo piano, dove si trova l’ufficio Gip e Gup, il punto da cui l’uomo sarebbe precipitato da un’altezza di circa 18 metri. Ma è dagli accertamenti dei documenti trovati addosso alla vittima che emergono i dettagli più significativi sulla drammatica vicenda.

Poche righe in un biglietto racchiudono il perché della tragedia

Da quanto si apprende, infatti, l’uomo – il cui corpo, ancora coperto con un lenzuolo bianco, è in uno dei cortili interni del tribunale a cui non è possibile accedere – dal 2014 non esercitava più la professione di avvocato (risulta sospeso dall’ordine per questioni di tasse). Non a caso, avrebbe indicato per le motivazioni del tragico gesto, proprio motivi economici e di lavoro

 

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