Lazio, guerriglia nel Pd per le regionali. Letta corre ai ripari e congela le candidature in campo

6 Lug 2022 20:47 - di Elsa Corsini

Il caos è totale. Dopo lo scontro pubblico e le liti via social all’indomani di una Direzione regionale bollente, Enrico Letta è costretto a scendere in pista. Per mettere pace nella guerriglia del Pd laziale. In vista delle regionali del prossimo anno. Il segretario dem oggi ha incontrato Francesco Boccia e il segretario regionale del Lazio, il senatore Bruno Astorre. Finito nel tritacarne delle polemiche. Prima il programma poi i nomi è la linea ufficiale del Nazareno. Letta ha chiesto ad Astorre “di proseguire nella messa a punto del programma. E della coalizione. E di spostare all’autunno la designazione della candidatura”.

Scontro nel Pd sui candidati alle regionali del Lazio

Parola d’ordine: la ricerca dell’unità. Che in questi giorni è messa a dura prova. I dem sono divisi tra chi vorrebbe primarie per la scelta del candidato, con nomi già in campo, e chi invece punta al ‘metodo Roma’. Cioè confronto tra tutti per arrivare un candidato unitario. Come è avvenuto per  Gualtieri. Il nome che circola è quello di Enrico Gasbarra. Ma il ‘metodo Roma’ sul candidato unitario rischia di infrangersi sulla fuga in avanti verso le primarie. Di qui le tensioni esplose nella Direzione regionale di lunedì scorso. E quindi la decisione di Letta di congelare la corsa sui nomi.

Letta costretto a scendere in campo per congelare tutto

Intanto, però, ci sono già due candidati in campo. Il  vicepresidente della regione Lazio, Daniele Leodori. E l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Il primo è un esponente di Areadem di Dario Franceschini, componente di cui fa parte anche Astorre. Molto impegnato per l’ingresso dei 5Stelle nella giunta Zingaretti. Il secondo ha un profilo meno ‘organico’. D’Amato non è iscritto al Pd, ha un passato in Rifondazione comunista. Negli ultimi due anni è diventato popolare per la gestione della campagna anti-covid. Dalla sua ha nomi che contano. Piace a Carlo Calenda, al sindaco di Fiumicino Esterino Montino, alla senatrice Monica Cirinnà.

Direzione bollente: in campo D’Amato e Leodori

Complice il deludente risultato delle amministrative, il Pd laziale è imploso. E nella direzione regionale di lunedì scorso è scoppiata la guerra. Con Astorre accusato di gestire la partita delle regionali più da esponente di corrente che da segretario. “O si dirige il partito o si dirige la propria parte di partito. Entrambe le cose non si possono fare”. Ha scritto su Fb Marco Miccoli, membro della segreteria ai tempi di Nicola Zingaretti. Ci si propone una conta, una sorta di congresso di partito ma senza politica”, protesta. Un pericolo ignorato da Astorre che ha rilanciato il percorso delle primarie non ancora formalizzato. “Aprendo di fatto – accusa Miccoli – alla possibilità della rottura dell’unità del partito in un momento drammatico come questo”. La fuga in avanti sulle primarie e le candidature ha agitato anche il campo dei potenziali alleati. La calendiana Valentina Grippo ha fatto sapere che se ci saranno le primarie Azione non sarà della partita.

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