L’autogol dei tassisti contro Selvaggia Lucarelli: un coro indegno che penalizza tutta la protesta (video)

7 Lug 2022 11:27 - di Federica Parbuoni
lucarelli tassisti

Sono un terribile autogol gli insulti intonati dai tassisti a Napoli contro Selvaggia Lucarelli, rea di aver scritto un articolo nel quale criticava la protesta e demoliva le ragioni di uno sciopero che, a suo avviso, avrebbe lo scopo di «tutelare solo il privato», mentre la categoria «si spaccia per servizio pubblico». In un video di oltre 20 secondi li si sente intonare ripetutamente «Selvaggia Lucarelli è una puttana», una frase oggettivamente inaccettabile, rivolta a una donna e una giornalista che ha liberamente espresso la sua opinione, esercitando il diritto di critica. Oltre che offensiva, però, quel tipo di reazione risulta particolarmente stupida, perché oggi, all’indomani dello sciopero, si discute molto di più di quelle parole che del merito di una protesta che, con buona pace della Lucarelli, ha tutte le ragioni d’essere.

L’autogol dei tassisti contro Selvaggia Lucarelli

Così oggi l’effetto di quella manifestazione scomposta è una nuova ribalta agli attacchi lanciati dalla giornalista e un assist alla sua tesi secondo cui i tassisti «sono una categoria molto aggressiva, chiusa al cambiamento, vorrebbero che rimanessimo a 20 anni fa». «Devono assecondare i cambiamenti», come ha sottolineato in un’intervista a tutta pagina a La Stampa, nella quale parla di «una categoria che storicamente è sempre stata trattata con i guanti bianchi, iniziando dal fatto che pagano le tasse basando il loro reddito sugli studi di settore» e che sarebbe protetta dalla politica per il serbatoio di voti che può garantire.

La criminalizzazione della categoria

«Spero che Draghi, che ha l’aria che ha uno che decide il prezzo della corsa, non chini il capo. Tra le altre cose anche lui come me è stato vittima di insulti», ha proseguito Lucarelli, tornando poi a criminalizzare una categoria in difficoltà, con migliaia di lavoratori messi a rischio da quel decreto Concorrenza che finirà per favorire i grandi gruppi. All’osservazione di Maria Corbi, che firma l’intervista, sul fatto che «oltre le mele marce, c’è chi cerca di difendere i propri diritti», infatti, Lucarelli replica che «ci mancherebbe, bisogna tenerne conto. Ma il fatto è che loro si difendono con prepotenza, violenza verbale, arroganza». «E non accettano il dissenso interno», aggiunge, corroborando la sua versione raccontando di aver incontrato tassisti che si sono piegati allo sciopero perché spaventati dai colleghi.

Non solo i cori, anche i silenzi pesano. E danneggiano la protesta

Quel coro becero si è trasformato, dunque, nel miglior favore che i tassisti potessero fare agli oppositori della loro causa, o per lo meno all’oppositrice Lucarelli. Un gioco reso molto facile anche dalla difficoltà di rintracciare nette prese di posizioni da parte dei vertici della categoria contro quegli insulti, che veramente ci riportano a venti – e forse più – anni fa. E delle quali, invece, ci sarebbe un gran bisogno per non ridurre un problema complesso e un rischio concreto per migliaia di lavoratori all’immagine e alla voce di quattro beceri con il megafono in mano.

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